
Coronavirus, Fugatti: "Se i turisti non possono venire in [...]

Coronavirus, le Regioni dell'arco alpino chiedono 4,5 [...]

Governo impugna legge concessioni idroelettriche, Tonina: [...]

Coronavirus, Zeni: “Dalla Giunta solo giochetti per non [...]

Con l’elezione di Biden Coldiretti spera nella [...]

Coronavirus, sui dati “reali” arrivano solo mezze [...]

Coronavirus, Fugatti: ''Migliora la situazione negli [...]

Biden si insedia come presidente degli Usa. "Se siamo [...]

Parità di genere, il Consiglio Regionale approva una [...]

Claudio Cia formalizza le dimissioni da assessore [...]
''Da ex paziente in trattamento chemioterapico vi chiedo di non infliggerci ulteriori pene. Non chiudete il Day Hospital Oncologico di Cles''
Da oggi tutti i pazienti oncologici che hanno la necessità di sottoporsi alle sedute di chemioterapia, ma anche di ricevere supporto psicologico, devono recarsi al Santa Chiara. "Il tema sanità è sempre stato cavalcato delle varie forze politiche di governo e quando nel 2018 sentivo parlare di cambiamento mi chiedevo a che cosa si alludesse. Ora l’ho capito: cambiamento per la Giunta significa togliere servizi, significa risparmiare, significa tagliare, significa sanità Trento-centrica"

CLES. "La chiusura può essere stata disposta da chi non ha mai visto soffrire un malato, chi non l'ha mai visto piangere, non ha mai visto le angosce e le paure di chi sta facendo una cura per poter debellare un cancro". Questa la testimonianza di Annalisa di Malè, raggiunta dalla notizia della chiusura del Day hospital oncologico di Cles. Una disposizione che, purtroppo, si ripercuote sui cittadini delle valli del Noce. "I pazienti oncologici non possono essere caricati di ulteriore peso: non si possono infliggere ulteriori pene".
Da oggi, martedì 1 dicembre, infatti, tutti i pazienti oncologici che hanno la necessità di sottoporsi alle sedute di chemioterapia, ma anche di ricevere supporto psicologico, devono recarsi all'ospedale Santa Chiara di Trento. Una decisione al centro anche di un'interrogazione di Ugo Rossi, Michele Dallapiccola e Paola Demagri, consiglieri provinciali in quota Patt: nonostante le tante promesse sugli ospedali periferici e sul decentramento dei servizi medici, la Provincia non si è opposta alla chiusura del Dho (Qui articolo).
E la sospensione di questo servizio nel principale centro noneso cambia, infatti, la vita di quei pazienti che già soffrono per un male durissimo da affrontare. "La mia esperienza all'interno dei servizi dell'Azienda provinciale per i servizi sanitari - prosegue Annalisa - si è rivelata positiva, pur a seguito di una diagnosi pesante e negativa. Nel percorso diagnostico-terapeutico a Cles ho incontrato professionisti competenti, empatici, disponibili a curarmi, così come a supportarmi anche nei momenti più difficili come quello della chemioterapia".
Il Dho di Cles è stato sviluppato oltre 20 anni fa, un servizio che permetteva a 9 pazienti di ottenere le cure e una presa in carico personalizzata a 360 gradi. L'uscita di scena dell'oncologo, però, non ha trovato un passaggio di testimone. Così è venuto meno un altro servizio, questo si aggiunge ai servizi che intanto sono stati ridimensionati e tolti tra il punto nascita, l'Unità operativa di pediatria, la riduzione di altre attività. Una situazione complicata sulla quale pesa l'emergenza Covid-19, ma che toglie ai cittadini un supporto importante.
Una scelta che impatta sulla vita dei malati e dei parenti, come raccontato da Flavia a Il Dolomiti: "Le sedute di chemioterapia sono lunghe, nello specifico di mia sorella durano 6 ore, queste persone sono da accompagnare in quanto la terapia provoca nausea, sonnolenza e malessere, quindi incapacità nella guida. Non dite che sarà una chiusura temporanea, evitate da subito di chiudere" (Qui articolo).
Sono già diverse le richieste per far rivedere questa scelta alla Provincia. "Sono certa - aggiunge Annalisa - che una simile decisione non è stata voluta da quei professionisti che con tanta dedizione e capacità trattano noi pazienti in maniera encomiabile. Suppongo quindi che la chiusura la possa essere stata disposta da chi non ha mai visto soffrire un malato, chi non lo ha mai visto piangere, chi non ha mai visto le angosce. Tutti fatichiamo a pronunciare la parola cancro, anche se dopo la diagnosi arrivano le rassicurazioni che con la radioterapia, la chirurgia o la chemioterapia di cancro si può guarire".
Questo servizio permette di alleviare il disagio e le difficoltà di chi si trova costretto ad affrontare una terribile sfida e colpisce persone e famiglie già deboli, fragili e bisognose di sostegno.
"Sto bene - continua Annalisa - i follow up mi danno buone speranze di completa guarigione ma i pazienti oncologici non possono essere caricati di un ulteriore peso. Per noi residenti nelle valli del Noci, sapere che nel nostro ospedale di riferimento il Dho è attivo e disponibile è un vero sollievo. E' un pensiero in meno ma è anche un diritto. Il tema sanità è sempre stato cavalcato delle varie forze politiche di governo e quando nel 2018 sentivo parlare di cambiamento mi chiedevo a che cosa si alludesse. Ora l’ho capito: cambiamento per la Giunta significa togliere servizi, significa risparmiare, significa tagliare, significa sanità Trento-centrica. Ma noi che viviamo nelle valli siamo figli di un Dio minore? Non abbiamo gli stessi diritti di chi abita in città?".
L'appello è quello di tenere attivo questo servizio. "Per la dignità dei pazienti oncologici della val di Non e Sole, da ex pazienti in trattamento chemioterapico, lancio un messaggio a chi ha il dovere di decidere ma che non può avere il potere di infliggere ulteriori pene: lasciate aperti i servizi sanitari nelle valli, lasciate aperto il Dho di Cles".