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Il Cibio ci crede ma Spinelli boccia il vaccino anti-Covid trentino: “Meglio concentrare le risorse dove si possono raggiungere risultati”

Il Cibio crede ancora nella via trentina al vaccino ma dalla Provincia trapela scetticismo. Spinelli: “Ad oggi non è stato presentato un progetto completo che includesse anche il raggiungimento della fase di produzione – pertanto – l’ipotesi di avviare un progetto di sviluppo su un nuovo vaccino trentino, finora, non ha potuto avere seguito”

Di Tiziano Grottolo - 15 marzo 2021 - 09:30

TRENTO. Dall’inizio della pandemia il Dipartimento di biologia cellulare, computazionale e integrata dell’Università di Trento (Cibio) è stato in prima linea per affrontare l’emergenza sanitaria, in particolare mettendo a disposizione laboratorio e personale per le analisi dei tamponi e in una fase successiva concentrando gli sforzi per brevettare i cosiddetti test salivari (un progetto in cui la Pat ha investito circa 850mila euro) che dovrebbero diventare disponibili a breve. Eppure a un certo punto sembrò che il Cibio potesse arrivare addirittura alla creazione di un vaccino contro il coronavirus.

 

Siamo stati tra i primi a partire per realizzare un vaccinoconfermava a Il Dolomiti Alessandro Quattrone, direttore del Dipartimento Cibio – il progetto poi è stato messo momentaneamente in stand-by ma contiamo di sbloccare gli ultimi impedimenti per ripartire. Certo avremmo potuto essere un po’ più avanti, però non tutto è perso e vogliamo essere di questa partita”. Eppure da Piazza Dante sembrerebbe trapelare un certo scetticismo, almeno questo è ciò che traspare dalla risposta a un’interrogazione presentata da Lucia Coppola dei Verdi, che chiedeva conto del mancato finanziamento per la ricerca sul nuovo vaccino. Lo scorso gennaio il rettore dell’Università Paolo Collini, sempre a precisa domanda di Coppola, rispose che per avere un “vaccino trentino” sarebbe bastato investire 10 milioni di euro sulla fase 1. Eppure tutto è stato congelato, anche se il Cibio si dimostra ancora possibilista: “Se riprendiamo gli iter – commentava Quattrone con una stima prudenziale – il prodotto potrebbe essere pronto alla fase clinica entro fine anno”.

 

Ma da parte della Provincia c’è la volontà di investire e sostenere questo progetto? Per ora l’assessore allo sviluppo economico, Achille Spinelli, non ne pare convinto: “Per quanto concerne l’eventuale percorso di sviluppo di un vaccino trentino, si è ritenuto di fondamentale importanza concentrare le risorse laddove si ritenga altamente probabile che i risultati possano raggiungere livelli di maturità elevati e finalizzati a una valorizzazione verso il mercato nel breve periodo”.

 

Dal canto suo Spinelli sottolinea che ad oggi non è stato presentato alla Provincia un progetto completo che includesse anche il raggiungimento della fase di produzione di un vaccino. “Nel caso di un suo effettivo sviluppo il contributo del Cibio sarebbe stato dedicato alla fase di ricerca in laboratorio, mentre la titolarità del vaccino sarebbe privata poiché frutto di una partnership con una startup toscana. Nella fase preclinica termina, infatti, l’attività di ricerca dell’Università, con il passaggio del testimone quindi al privato per l’attuazione della fase clinica che prevede la sperimentazione su numeri importanti di volontari e per la quale sono necessari capitali ingenti”. Inoltre, la conclusione dell’assessore non lascia spazio a interpretazioni: “L’ipotesi di avviare un progetto di sviluppo su un nuovo vaccino trentino non ha quindi potuto ad oggi avere seguito, in quanto risultano difficilmente raggiungibili le condizioni di fattibilità per passare dalla fase preclinica al mercato, considerati gli investimenti e i know how tecnici necessari per raggiungere la fase produttiva che richiedono importanti collaborazioni con aziende del settore”.

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