A Trento e Bolzano riconosciuti 735 milioni di gettiti arretrati per le accise, firmato l'accordo con Roma, i sindacati: ''Ora risposte alle famiglie''
Il protocollo prevede anche una diminuzione a regime di 25 milioni di euro del contributo annuo alla finanza pubblica versato dalle due province. I sindacati trentini: "Con queste risorse si diano subito risposte su contratti, famiglie e sanità"

TRENTO. Trento e Bolzano sottoscrivono con Roma un accordo in materia di finanza pubblica per l'assegnazione dei gettiti arretrati relativi alle accise sugli oli da riscaldamento. Il protocollo è stato firmato il 25 settembre alla Fondazione Mach di San Michele all'Adige tra i governatori di Trentino e Alto Adige Maurizio Fugatti e Arno Kompatscher e il ministro dell'economia e delle finanze Giancarlo Giorgetti.
L’accordo riconosce l’importo totale di 735 milioni di euro, di cui 267,74 milioni alla provincia di Bolzano e di 468,14 milioni alla provincia di Trento, a titolo di ristoro del maggior concorso alla finanza pubblica sostenuto tra il 2010 al 2022 per effetto delle minori entrate derivanti dalla compartecipazione al gettito delle accise sui prodotti energetici ad uso riscaldamento immessi in consumo nel territorio provinciale.
Il protocollo prevede, inoltre, una diminuzione a regime di 25 milioni di euro del contributo annuo alla finanza pubblica per le accise versato dalla regione Trentino Alto Adige e dalle due province di Bolzano e Trento, che passa, quindi, da 713 a 688 milioni di euro.
“Il protocollo chiude una partita importante per il nostro territorio – scrivono in una nota i sindacati trentini -. Crediamo che la provincia debba mettere subito a terra queste risorse. Con i 468milioni dello Stato si diano subito risposte su contratti, famiglie e sanità”.
Sul fronte dei rinnovi contrattuali, “40mila lavoratori attendono gli aumenti previsti. Serve rinnovare anche i contratti per gli addetti delle cooperative sociali, senza rinnovo nazionale da 4 anni e senza contratto provinciale da ben 15 anni.
Sul capitolo sanità, Cgil, Cisl e Uil chiedono investimenti per la medicina territoriale, per il sostegno alla prevenzione e per il fondo sull’invecchiamento, per l’integrazione socio-sanitaria e assistenziale.
Le parti sociali chiedono, infine, l’adeguamento all’inflazione dei benefici provinciali e l’indicizzazione dell’Icef. “Lavoratrici e lavoratori da oltre un anno sopportano il peso dell’inflazione che ha ridotto la loro capacità di spesa, si delinea un periodo altrettanto complesso con l’autunno. Per questa ragione – concludono i sindacati - bisogna urgentemente alzare l’importo dei sostegni provinciali, finanziare le misure integrative per i cassintegrati e sostenere le politiche del lavoro attraverso Agenzia per sostenere chi dovrà affrontare un periodo di transizione lavorativa”.