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Bullismo nelle scuole, lo psicologo: "Una punizione? Lavori socialmente utili"

Se il video del ragazzino che insulta il professore compie il giro del web, anche in Trentino la guardia è alta e qualche caso non manca anche alle nostre latitudini. Giuseppe Disnan: "L'uomo punta più sull'aggressione fisica, la donna agisce in modo più sottile e psicologico attraverso l'esclusione e le forme di competizione"

Di Luca Andreazza - 28 aprile 2018 - 06:01

TRENTO. Studenti che prendono di mira i propri coetanei, altri che travalicano i ruoli per mettere in imbarazzo gli insegnanti. Genitori che puntano il dito contro i docenti. I recenti e gravi casi alimentano il dibattito sul fenomeno del bullismo in Italia. Un 'settore' in costante evoluzione tra innovazione tecnologiche che mettono in risalto fatti di cronaca e maggiore consapevolezza sulla tematica.

 

Ma cos'è il bullismo? " Un'azione fisica e psicologica - dice Giuseppe Disnan, psicologo e psicoterapeuta già responsabile dell'area Psicologia cognitiva e dell'handicap nella prima Unità operativa di Psicologia del servizio pubblico della Provincia e da sempre attivo nell'ambito della clinica infantile e della gestione dei sistemi organizzativi in rapporto alla pratica clinica - che viene attuata con una certa continuità, nella quale ci sono ruoli più o meno prestabiliti tra la persone che agiscono, guardano e subiscono".

 

Dinamiche alle quali non sfuggono maschi e femmine. "L'uomo - spiega lo psicoterapeuta - punta più sull'aggressione fisica, la donna agisce in modo più sottile e psicologico attraverso l'esclusione e le forme di competizione. Quello del bullismo è un tema ancora sottovalutato che colpisce le figure più fragili. I risultati non è solo drammatico, come nei casi del suicidio, ma anche persone senza autostima, senso di sicurezza e problematiche".

 

E se il video del ragazzino che insulta il professore compie il giro del web, anche in Trentino la guardia è alta e qualche caso, purtroppo, non manca anche alle nostre latitudini. Tanto che il Movimento 5 stelle ha presentato un'interrogazione a firma Andrea Maschio, Paolo Negroni e Marco Santini per sollecitare il Comune a fare pressione sulla Provincia per intervenire in materia e avere una linea più decisa, come sembra avvenire sul piano nazionale.

 

"Forse in quel caso - commenta Disnan - l'uso del termine bullismo è improprio. Resta evidentemente un fatto gravissimo e critico, forse però più legato a un estremo atto di arroganza. Un atteggiamento che evidenzia un'ulteriore problematica, cioè quella dei livelli delle regole che si sono spostati. Stupisce qui la passività dell'insegnante, anche se i ragazzi capiscono la forza e l'autorevolezza delle persone che hanno davanti". 

 

Nel rapido volgere di cinquant'anni si è passati dal Lei ai genitori all'equiparazione dei ruoli. "E' saltata la barriera intergenerazionale - dice lo psicologo - il ragazzo si sente già adulto e questo si traduce nella mancanza di appartenenza e subordinazione. L'assenza di totale di valori e equilibri portano a questi comportamenti".

 

Alcuni pensano che comportamenti di questo tipo siano una conseguenza del ceto di provenienza, altri invece analizzano le violenze in modo trasversale, un filo diretto nei rapporti tra studenti, genitori e insegnanti. "Non c'è una correlazione diretta - evidenzia Disnan - tra famiglie problematiche e conseguenti problematiche comportamentali. Una criticità è quella legata ai genitori, tutori dei figli, che si alleano magari con il minore e lasciano scoperti i docenti".

 

Come nel caso di Pergine, un incidente sul ghiaccio per uno studente si è trasformato nei genitori che hanno querelato gli insegnanti (Qui articolo). "Un esempio di regole e valori che si sono spostati - spiega lo psicologo - siamo in presenza di limiti sdoganati, amplificati dall'avvento dei social. Ora certi comportamenti sono considerati normali, quando invece non dovrebbe essere così".

 

Se in Trentino per il momento siamo fermi al 2010 e non ci sono in vista stravolgimenti, a livello nazionale qualcosa cambia a livello di regolamenti per inasprire i provvedimenti. "Vale sempre la regola punire e educare. Oggi - aggiunge lo psicoterapeuta - la sospensione non ha più senso, diventa quasi una medaglia e l'assenza da scuola non è percepita come una punizione. Una soluzione potrebbe essere quella di far saltare al bullo i momenti ricreativi, come la gita, ma anche ricorrere ai lavori socialmente utili e rovesciare così l'immagine che il ragazzo cerca di creare".

 

Una sorta di legge del contrappasso e tra le ipotesi anche quella di arrivare alla bocciatura del ragazzo. "Qui - conclude Disnan - ci sono diverse correnti di pensiero e pareri difformi, ma può essere uno strumento utile. La scuola è educazione, a mio avviso è un modo per vedere la persona nel suo insieme. Non si può dividere il rendimento scolastico e il comportamento, sul lungo periodo questi aspetti si riflettono. Se un ragazzo sfascia la classe, ma prende un bel voto in matematica o italiano non può bastare. Certo, è poi necessario saper considerare i momenti, come un eccesso di arroganza e sfacciataggine oppure uno scherzo pesante e riuscito male, i quali sono normali percorsi di crescita".

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