Toponomastica in Alto Adige. Klotz: "I nomi italiani un crimine culturale". Delle Donne: "L'ingiustizia fu cancellare i nomi tedeschi"
Dopo l'azione degli Schützen di ieri, che hanno coperto i nomi tedeschi in 600 cartelli per denunciare l'ingiustizia della non ufficialità dei toponimi tedeschi, la questione torna al centro del dibattito. Delle Donne: "E' meramente politica, fu l'Svp a non renderla ufficiale". Klotz: "Si vuole dare valenza istituzionale a nomi fascisti e inventati. L'azione degli Schützen evidenzia l'ingiustizia"

TRENTO. “Ettore Tolomei è morto?” chiedeva ironicamente Maurizio Ferrandi in un saggio contenuto nel volume dedicato al nazionalista roveretano curato dallo storico sudtirolese Cristoph H. von Hartungen. La risposta era perentoria: “Ettore Tolomei è ben vivo, soprattutto come incarnazione di una visione politica ed umana. È vivo tra coloro che ancora lo onorano come un modello e un precursore, ma è vivo anche in coloro che lo segnano come un abisso di nefandezze”.
Era (veramente) vivo quando i tedeschi lo prelevarono a casa per deportarlo nei campi di concentramento, nel 1943, svuotando il suo maso di Gleno dall'enorme mole di materiale archivistico- materiale che non fu mai restituito-, era vivo quando fu fatta scoppiare più volte la sua tomba, sepolto per sua volontà con la testa verso nord per “vedere l'ultimo tedesco ripassare le Alpi”.
È vivo, ora, quando gli Schützen in occasione dell'anniversario della sua nascita, coprono i toponimi tedeschi per denunciare l'ingiustizia storica iniziata nel 1922 (qui l'articolo), un vero e proprio “crimine culturale”, come evidenziato dalla pasionaria Eva Klotz, membro del direttivo di Union für Südtirol.
“L'azione degli Schützen- commenta soddisfatta- è interamente condivisibile. Sono stata sorpresa e contenta di come sia stata messa in atto, essendo un modo di ricordare una verità taciuta anche da alcuni dei nostri (i tedeschi, s'intende- ndA). È stata molto intelligente perché creava curiosità, spingendo anche gli italiani ad informarsi su questo crimine culturale, visto che ad essere ufficiali sono solo i nomi falsi”.
Ed effettivamente i nomi ufficiali sono solo quelli italiani, al momento. E questo grazie anche ad una scelta dell'Svp, incontrastata padrona della politica altoatesina, di puntare all'ufficialità della sola toponomastica tedesca- con una ristretta quantità di toponimi italiani da mantenere in vigore-, con annessa approvazione di una legge provinciale ad hoc nel 2012, da poco giudicata incostituzionale dalla Corte Costituzionale italiana. Legge che per Klotz, esponente di un mondo a destra della Volkspartei e che mai ha digerito o digerirà l'annessione del Sudtirolo all'Italia, continuava ad essere troppo modesta.
“Quella legge è stata fatta male- incalza- ed io, che al tempo ero nel Consiglio provinciale, ero contraria. Non si possono rendere ufficiali dei nomi falsi, così si falsifica la storia. Non è una questione di toponomastica tedesca o italiana ma di una toponomastica autentica o falsa. Gran parte dei nomi sono antichi, e di questi non si sa l'origine. Tolomei sradicò scientificamente il tutto, impedendo che si potesse risalire al nome di partenza. Questo fu il primo crimine, a cui si aggiunge il secondo di dare valenza ufficiale a dei nomi falsi, nascondendo la verità”.
La soluzione proposta da Eva Klotz, dunque, supera quella volkspartista per radicalità. “Tutti i nomi inventati e fascisti devono essere cancellati per ristabilire la verità storica, abolendoli si ristabilisce l'autenticità e si elimina lo scandalo”, afferma categorica. La falsificazione è assoluta- perfino del “nome fascista Alto Adige”, dice Klotz- e pertanto non si ammettono eccezioni, nemmeno se i toponimi sono entrati dopo più di novant'anni nella quotidianità delle persone.
“Dove sono la democrazia e la tanto apprezzata cultura italiana quando si vogliono mantenere i crimini fascisti?- chiede beffarda- gli italiani che sostengono si debba mantenere il bilinguismo si arrampicano sugli specchi, non ammettono che i nomi siano stati falsificati. È come se le rubo l'auto, Lei me la richiede e io me la tengo dicendo che mi sono abituato. È un argomento che non ha testa né gambe, perché l'ingiustizia rimane”.
Una visione, quella dell'astro dell'oltranzismo anti-italiano, che lascia poco spazio al dialogo, specie di chi, al di fuori dell'ambito del nazionalismo di segno opposto, sostiene la necessità di mantenere il bilinguismo nella toponomastica, riconoscendo, nonostante l'ingiustizia di partenza, la familiarità del gruppo italiano con il territorio in cui vive.
“L'ingiustizia vera e propria- afferma lo storico bolzanino Giorgio Delle Donne- non sta nella toponomastica italiana ma nella cancellazione al tempo di quella tedesca. Ora la questione è meramente politica, e c'è una responsabilità anche della politica italiana di centrosinistra, che ha avallato quella legge del 2012 per assecondare l'Svp, dimostrando per l'ennesima volta come ritenga naturale il sentimento nazionale tedesco ma al tempo stesso una montatura nazionalista quello italiano”.
Politica e società, come spesso accade, divergono; e se da una parte, nonostante la separazione istituzionale in molti campi, la convivenza tra tanti ostacoli progredisce, la politica invece rinfoloca le divisioni, mantenendo alto lo scontro sul piano simbolico. “Partendo dalla “preistoria”- spiega Delle Donne- la questione della toponomastica assume importanza già prima dell'annessione italiana. Tolomei esce con il primo numero dell'Archivio nel 1906, il Prontuario è pubblicato la prima volta nel '16. La toponomastica, poi, di contro all'idea antistorica che non ci fu un approccio liberal-democratico italiano alla questione delle minoranze, fu terreno di scontro tra Tolomei, nominato Commissario per la lingua in Alto Adige, e le autorità italiane, tra cui il commissario militare Pecori Giraldi e quello civile Credaro, che sì da una parte sostenevano la toponomastica italiana per motivi di comodità e militari, ma dall'altra si opponevano strenuamente alle misure snazionalizzatrici tolomeiane, pubblicando tutti i comunicati in forma bilingue e sostenendo il mantenimento delle scuole tedesche e dei toponimi ufficiali tedeschi”.
Una piccola parentesi, quella dell'era liberale, che il fascismo avrebbe spazzato via, facendo di Tolomei- almeno in una prima fase, fino al 1927- l'incontrastato condottiero della conquista italiana dell'Alto Adige. Una situazione cambiata nel dopoguerra: “Gli Schützen hanno ragione a dire che i nomi tedeschi non sono ufficiali. Ma questo perché, dopo lo Statuto del '72, l'Svp, nonostante avesse potuti ufficializzarli, volle imporre la sola toponomastica tedesca come ufficiale, cancellando del tutto o in parte quella italiana. Così arriviamo alla legge dichiarata incostituzionale quest'anno. Io sono dell'idea- conclude- che se un italiano è bilingue, conosce la storia ed il territorio, non cercherà mai il microtoponimo italiano, ma se venissero proibiti per legge, sarebbe un passo indietro”.
Giorgio Delle Donne (1958) è uno storico bolzanino. Ha lavorato con la Rai regionale, pubblicando tra l'altro diversi lavori sulla storia provinciale. In pensione, ha insegnato italiano, storia e geografia nelle scuole secondarie di primo e secondo grado di lingua italiana e di lingua tedesca.