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Dire "per sempre" prima di morire. Andrea, malato terminale, ha sposato Giulia: "L'abbiamo fatto anche per i figli che ancora non abbiamo"

E' il primo matrimonio che viene celebrato all'Hospice Cima Verde di Trento. Il direttore Bertoldi: "Per le pubblicazioni non c'era tempo, è stato un momento di grande amore". L'assessora Maule, che ha celebrato: "Credo sia questo il significato: incontrare una persona, guardarla negli occhi e dirle 'per sempre' sapendo ciò che 'per sempre' significa"

Andrea e Giulia (nomi di fantasia), sposati dall'assessora Chiara Maule
Di Arianna Viesi - 14 gennaio 2021 - 05:01

TRENTO. "Ciò che dà un senso alla vita, lo dà anche alla morte", scriveva Antoine de Saint Exupéry. Perché c'è un mistero, tanto nella vita quanto nella morte, che trascende le idee di giusto e sbagliato. Sta nell'intuizione, intimamente umana, della complessità dell'esistenza. Tutto tiene, (fino) in fondo. E, così, anche nella fine si può scorgere il principio.

 

È proprio questo, forse, quello che si prova guardando la mano di Andrea (nome di fantasia, ndr) stringere a sé quella della "sua" Giulia (nome di fantasia, ndr). Si sta lì, in punta di piedi, sulla soglia, a contemplare l'amore farsi vita e la vita farsi amore, anche alla fine.

 

Andrea ha quarant'anni ed è un malato oncologico terminale ospite all'Hospice Cima Verde di Trento. Ieri, davanti all'assessora comunale Chiara Maule, ha sposato Giulia. Un matrimonio intimo, raccolto e fortemente desiderato.

 

"La settimana scorsa - racconta Stefano Bertoldi, direttore di Cima Verde - Andrea mi ha chiamato e mi ha fatto presente questa sua volontà. Voleva sposarsi con Giulia. 'Pensi di uscire?', gli ho chiesto. 'No, non me la sento', mi ha risposto. Le sue condizioni fisiche, in effetti, non glielo permettono".

 

Stefano Bertoldi, allora, non ha esitato: il matrimonio si sarebbe celebrato proprio lì, tra le mura dell'Hospice (è stata la prima volta, tra l'altro, per Cima Verde). L'idea è stata subito accolta e appoggiata con entusiasmo anche dalla presidente della Fondazione Hospice Trentino Onlus, Laura Froner, e da tutta l'équipe di Cima Verde che si è data da fare con i preparativi. "Quando l'ho detto ad Andrea, era contentissimo. Mi ha chiesto se avrebbe potuto invitare i suoi affetti più cari. Gli ho detto di sì, ovviamente. A causa delle norme anti-Covid non possiamo fare entrare molte persone. Ci siamo attivati, però, perché il matrimonio potesse essere celebrato, e festeggiato, in sicurezza".

 

L'organizzazione (soprattutto burocratica) non è stata semplice. Andrea, Giulia e Stefano hanno dovuto fare i conti con un nemico infido: il tempo. "C'erano molte cose da fare a livello amministrativo - spiega il direttore -. Andrea e la moglie sono stranieri. Abbiamo sentito l'ufficio anagrafe che ci ha indirizzato all'ambasciata del Paese natale degli sposi. Giulia, lunedì, si è precipitata al consolato di Milano per ritirare i documenti necessari. Per le pubblicazioni non c'era tempo, e quindi non sono state fatte. Ci sono, infatti, delle deroghe che, fortunatamente, permettono di celebrare il matrimonio anche in assenza di pubblicazioni. Alla cerimonia, ad esempio, avrebbero dovuto presenziare quattro testimoni e non due, come di consueto".

 

"E' stato un momento di grande amore - continua Bertoldi -. Un momento di intimità, di vicinanza, la celebrazione di due persone che sono riuscite a coronare il loro sogno, anche in un momento delicato come quello del fine vita".

 

La camera che ha accolto le promesse d'amore di Andrea e Giulia era stata preparata con cura da Marcella, volontaria dell'Hospice. Drappi e fiori bianchi e tutta la delicatezza del mondo, raccolta in una stanza, ad abbracciare la vita. Accanto agli sposi sedevano i testimoni, e poi la mamma dello sposo, gli zii, Stefano Bertoldi e i rappresentanti comunali. C'era la torta, c'è stato un brindisi.

 

"Nella vita c'è la morte - aggiunge il direttore - l'importante è viverne con intensità anche l'ultima parte, vivere intensamente anche l'ultimo momento".

 

E' proprio lui a portare il telefono nella stanza di Andrea, a mettere il vivavoce, a farci parlare con lui. E, per un attimo, è come se fossimo lì, seduti accanto a loro, a farci raccontare (e a vedere) quel senso che trascende le cose e che tiene insieme tutto.

 

Andrea ci racconta di aver conosciuto Giulia sei anni fa, grazie ad amici in comune. "Poi da cosa nasce cosa, come si dice in italiano", scherza. "Io ero già stabile qui in Trentino - continua - e lei ha deciso di seguirmi. Abbiamo vissuto insieme cinque anni, finché non è arrivato il cancro. Volevamo avere dei bambini ma non avevamo mai pensato al matrimonio. Arrivati a questo punto, però, anche per i nostri bambini, abbiamo deciso di compiere questo passo".

 

Eccolo, il senso che tiene insieme tutto. Andrea e Giulia, infatti, non hanno figli. Meglio, non li hanno ancora. "Avremmo sempre voluto avere dei bambini - racconta Andrea - ma il tumore si è presentato proprio nel momento sbagliato. Ho quindi deciso di crioconservare il mio seme perché Giulia possa, un giorno, se vorrà, avere dei bambini nostri".

 

"E' stata una bella cerimonia - continua a raccontarci Andrea -. C'erano i miei testimoni, i miei cari, le persone che amo. L'unica cosa è che mi mancavano le forze, purtroppo. Non sono mai stato bravo con le parole, sono più per l'azione, però ecco, per i miei bambini, se e quando arriveranno, mi auguro tanta salute. È la cosa più importante".

 

Andrea fa una pausa, e prende fiato. "Sono molto contento, mi sono sposato. Purtroppo, però, la stanchezza che ho addosso prevale su tutto il resto, è una cosa che non provandola non si può capire cos'è". La voce di Andrea viene, per un attimo, interrotta da quella di Stefano Bertoldi: "Mentre parla - ci dice - continua a far girare la fede nell'anulare".

 

"Cosa ti ha fatto innamorare di Giulia?", chiediamo ad Andrea. "Tutto un insieme di cose, il suo carattere, il suo modo di fare, tante cose, che è difficile riassumere in una soltanto".

 

In quel preciso momento entra in stanza la madre di Andrea. Noi lo salutiamo, e usciamo (virtualmente) insieme a Stefano Bertoldi, socchiudendo la porta. "Stasera torna Giulia - dice il direttore -. Le abbiamo detto che, se vuole, può fermarsi a dormire. Sono una coppia, insomma. Con il Covid abbiamo delle limitazioni ma permettiamo ai familiari stretti di far visita al proprio caro".

 

Il matrimonio di Andrea e Giulia è stato celebrato dall'assessora Chiara Maule, alla presenza della segretaria comunale Lorenza Moresco e della responsabile dell'ufficio anagrafe Chiara Martinelli. Ed è lei, la celebrante, a restituirci il senso, ultimo, di questa storia. 

 

"Celebrare quell'unione - racconta Chiara Maule - per me ha significato riflettere sul valore delle cose: che si hanno, e che si fanno. Quando sei lì, la domanda che ti poni è sempre il 'senso'. Vai al senso delle cose, al valore che tu dai a quelle cose".

 

"È stata un'iniezione di significato e di valore e di vita che mi ha colpito tantissimo. Il desiderio di tutti noi è che l'amore duri per sempre ma, tante volte, non ci rendiamo conto del vero significato di quel per sempre. Quando, però, di tempo ne rimane poco, o si arriva ad una scelta di questo tipo, quel per sempre diventa realmente significativo. Ecco, credo sia questo il significato di quel gesto. Incontrare una persona, guardarla negli occhi e dirle 'per sempre' sapendo ciò che 'per sempre' significa".

 

C'è una meravigliosa poesia di Montale che racconta il mistero di quel per sempre che nella fine ha il suo principio. "Tu sola - recitano le strofe finali - sapevi che il moto non è diverso dalla stasi | che il vuoto è il pieno e il sereno | è la più diffusa delle nubi. | Così meglio intendo il tuo lungo viaggio | imprigionata tra le bende e i gessi. | Eppure non mi dà riposo | sapere che in uno o in due noi siamo una cosa sola".  

 

Ecco, forse è proprio questo il senso di cui parlava Antoine de Saint Exupéry, è proprio questo il senso che anche Andrea e Giulia, con la loro vita, hanno tracciato e stanno tracciando: capire che il vuoto coincide con il pieno, e che il sereno è la più diffusa della nubi. 

 

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