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Il messaggio di Chico Forti: “Nella mia Trento un natale senza neve è come un deserto senza sabbia”
Il 62enne trentino dopo un anno attende ancora di essere trasferito in Italia. Il Ministero della Giustizia: “Abbiamo fornito a Washington i chiarimenti richiesti”. Nel frattempo parla Chico: “Questo mio ennesimo messaggio di Natale non è triste”

TRENTO. Da oltre un anno si attente il trasferimento di Chico Forti in Italia. Attualmente il 62enne trentino si trova ancora al campo immigrazione, il luogo da cui i detenuti vengono tenuti in attesa di essere trasferiti in patria, aspettando con ansia il lasciapassare per poter far rientro in Italia.
A metà novembre la ministra della Giustizia Marta Cartabia aveva incontrato a Washington con l’attorney general Merrick Garland. Dopo l’incontro il Ministero aveva pubblicato una nota: “La richiesta di trasferimento in Italia del connazionale Chico Forti, perché possa continuare a scontare nel suo Paese la pena dell’ergastolo cui è stato condannato per omicidio e per cui è recluso in un carcere della Florida”. Nell’occasione il Ministero, proseguiva la nota, “ha fornito all’Attorney General, autorità cui spetta la decisione finale sul caso previo assenso della Florida, i chiarimenti richiesti sul rispetto da parte italiana della convenzione di Strasburgo del 1983”.
Nel frattempo dalla Florida Chico Forti ha voluto mandare un nuovo messaggio: “Questo mio ennesimo messaggio di Natale non è triste. Altri lo hanno scritto prima di me altri ancora lo ripeteranno. L’uomo saggio sa accettare la realtà di condizioni che fuoriescono dall’egida del nostro controllo. Usando una analogia, soffro di una infermità che è terminale solo quando viene trascurata ed io, nonostante questa attesa snervante, non mi sento trascurato”.
Il 62enne trentino ha voluto ringraziare quanti si sono spesi, e stanno continuando ad adoperarsi, per il suo ritorno in Italia. “Mi rendo conto di quanto siamo riusciti a realizzare insieme, uniti nonostante l’oceano che ci separa”. Poi un pensiero al suo Trentino: “Nella mia Trento un natale senza neve è come un deserto senza sabbia. Da ragazzino alla prima nevicata, come Woodstock, amavo prendere i fiocchi con la lingua, per poi correre alle bancarelle sotto i portici, con le castagne bruciacchiate che scottavano le mani. Ora chiudo gli occhi, immagino la neve, pregusto le castagne. L’albero addobbato sostituisce la rete elettrificata. Non mi è facile, ma aspetterò mezzanotte per aprire il regalo”.