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La corsa rosa si ferma per commemorare le vittime del disastro del Vajont, Nibali: "Il Giro d'Italia è identità e non poteva mancare questo omaggio"

Quest'anno ricorre il 60esimo dal disastro del Vajont. Il presidente della Provincia di Belluno e sindaco di Longarone, Roberto Padrin: "Il ciclismo, sport di fatica e nazional popolare, è l’emblema di una comunità che è stata distrutta e ha saputo rialzarsi"

Di L.A. - 26 maggio 2023 - 18:53

LONGARONE. La tappa più attesa dell'edizione numero 106 del Giro d'Italia è stata vinta da Santiago Buitrago (Qui articolo), ma l'omaggio alle vittime del Vajont è stato tra i momenti più attesi dal territorio nell'ambito di molte iniziative per festeggiare il passaggio della carovana rosa.

 

"Nel 60esimo del Vajont - commenta Roberto Padrin, presidente della Provincia di Belluno e sindaco di Longarone - abbiamo fortemente voluto un momento di ricordo anche da parte del Giro e ringrazio il patron Mauro Vegni per averci dato questa occasione. Il ciclismo, sport di fatica e nazional popolare, è l’emblema di una comunità che è stata distrutta 60 anni fa e ha saputo rialzarsi, per pedalare insieme. L’emozione del Giro è indescrivibile e anche oggi viviamo una giornata fantastica dopo quella di ieri".


La corsa è entrata nel week end decisivo: le salite sul Monte Bondone e il traguardo in val di Zoldo (con in mezzo la "tappa di trasferimento" Pergine-Caorle) prima della frazione regina con partenza da Longarone e arrivo sulle Tre Cime di Lavaredo. Poco prima dello start del tappone dolomitico, il Giro si è fermato per un momento di raccoglimento al cimitero monumentale di Fortogna.

 

Il direttore del Giro, Mauro Vegni, il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, il presidente della Provincia di Belluno e sindaco di Longarone, Roberto Padrin, e Vincenzo Nibali (ultimo vincitore sulle Tre Cime) hanno deposto un mazzo di fiori. E' stata scelta la tomba del vescovo Muccin e dei due parroci che hanno perso la vita nella notte del 9 ottobre 1963 tra i 1.910 cippi a ricordo delle vittime.

"E' doveroso essere qui a 60 anni dalla tragedia", le parole di Nibali, che era già stato al cimitero monumentale dieci anni fa, prima di alzare le braccia al cielo sul traguardo delle Tre Cime in una tappa resa epica da una fitta nevicata. "Il Giro è identità e quindi non poteva mancare l’omaggio alla memoria del Vajont".

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