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Freddo e pioggia, api trentine costrette a mangiarsi il miele per sopravvivere. Gli Apicoltori: ''Aziende in grave difficoltà, produzione azzerata''

L'allarme è lanciato dal presidente degli apicoltori trentini Marco Facchinelli: "Anche le aziende di apicoltori hanno bisogno di reddito per vivere e ora ci troviamo davvero in difficoltà. Ci sono intere fioriture perse per le temperature basse e la pioggia che distrugge il lavoro delle api"

Di Giuseppe Fin - 19 maggio 2019 - 19:14

TRENTO. Produzione di miele praticamente azzerata e aziende che iniziano a registrare i primi segni di difficoltà. “E' un grido d'allarme quello che vogliamo lanciare perché la situazione si sta facendo critica” dice Marco Facchinelli, presidente degli Apicoltori trentini che in queste settimane stanno affrontando una primavera per nulla normale.

 

L'andamento climatico siccitoso del mese di marzo seguito da un mese di aprile e maggio dal meteo particolarmente capriccioso caratterizzato da vento, pioggia e sbalzi termici non hanno consentito alle api di trovare nettare sufficiente da portare nell’alveare.

 

L'allarme arriva proprio mentre ci si appresta a festeggiare la Giornata mondiale delle api, promossa per il 20 maggio dall'Onu. “Stiamo affrontando un periodo freddo – spiega Facchinelli - di diversi gradi inferiori alla media. Questo ha impedito la fotosintesi delle piante e la produzione di nettare, quindi non c'è miele”.

 

Quel poco che le api sono riuscite a produrre, è stato spiegato anche da Coldiretti, sono costrette a mangiarselo per sopravvivere. La continua pioggia, inoltre, ne compromettono il lavoro.

 

“Le fioriture importanti come quella del tarassaco, del melo sono andate perdute – ha spiegato il presidente degli apicoltori trentini – e lo stesso vale anche per la prima parte di fioritura dell'acacia”.

 

La causa principale è rappresentata dalle temperature basse. “Avremmo bisogno di almeno 18 gradi – continua Facchinelli – ma invece siamo ben al di sotto. A breve avremo altre importanti fioriture in Trentino a partire dalla cassia tardiva che fiorisce in montagna ma anche il tiglio che viene più avanti oppure il rododendro. Se la situazione non cambia sarà un disastro”.

 

Esiste quindi un allarme diffuso che nasce non solo per la mancanza di miele ma anche per le aziende che non riescono in questo modo a produrre reddito. “Questo per noi è veramente un grosso problema – spiega Marco Facchinelli – perché se ci sono api vuol dire che ci sono delle aziende di apicoltori che le allevano e come tutte le imprese di questo mondo hanno bisogno di reddito”.

 

Gli alveari tenuti dagli apicoltori trentini sono circa 27mila. Gran parte delle aziende vivono unicamente di apicoltura, alcune integrano il reddito anche con altre attività agricole. A queste si aggiungono poi gli hobbisti che hanno tre o quattro alveari. “Dietro ad ogni azienda di apicoltura ci sono delle persone che devono vivere. E adesso con questa situazione è davvero difficile” ha concluso Facchinelli.

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