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Di chi sono quei segni sulla neve? Dal Muse arriva il "detective" che spiega come interpretare le impronte degli animali

Un segno lasciato sulla neve spesso richiede una certa dose di conoscenza degli animali e doti degne di un investigatore. Così dalla pagina Facebook del Muse arriva l'esperto che ci aiuta a riconoscere le impronte lasciate dal passaggio degli abitanti del bosco

Fonte foto: Karol Tabarelli de Fatis
Di Laura Gaggioli - 21 febbraio 2021 - 14:20

TRENTO. “Un segno lasciato sulla neve non è sempre di immediata e facile interpretazione, anzi richiede una certa dose di conoscenza degli animali e doti degne di un investigatore”, parole d’esperto. Se a dirle è poi Karol Tabarelli de Fatis, assistente tecnico scientifico della Sezione di Zoologia dei Vertebrati del Muse, Museo delle Scienze di Trento, forse davvero saper riconoscere i segni del passaggio di chi, insieme a noi, sta percorrendo quel tragitto, non è lavoro facile. Ma non importa. Quelle impronte ci fanno sempre un grande regalo: ci aiutano a renderci conto che in quel cammino non siamo soli. Che ci sono insetti, volatili, mammiferi che quel territorio lo vivono insieme al nostro passaggio e che, altrimenti, sarebbe difficile notare. 

 

Per esempio: un fagiano di monte non è il più noto dei galliformi. E’ una specie storicamente diffusa in tutta Europa, dalle Prealpi alla lontana Siberia, ma oggi particolarmente in sofferenza. Ha abbandonato da tempo Pirenei e aree montuose della Grecia e, le zone più remote e inaccessibili delle Alpi, rappresentano uno degli ultimi rifugi per questa specie. Categoria che risulta poi anche estremamente difficoltosa da osservare e ancora di più da “sorprendere” nei pressi del nido. Ecco allora che la neve può venire in nostro soccorso.

L'esperto risponde: “I misteriosi segni a dente di pettine che spariscono improvvisamente potrebbero essere l’impronta delle penne di un uccello lasciate dalle ali nel momento del decollo, ma ci sono altri indizi. Dall’impronta delle zampe, con tre lunghe dita in avanti e una più piccola indietro, e dall’ambiente d’alta quota, possiamo dedurre che sono le tracce di un fagiano di monte”.

 

Un incontro raro e unico dunque. Non certo facile da riconoscere, ma forse possiamo farci bastare la sorpresa di incontrarli e lasciarci conquistare dalla magia del bosco e dei suoi abitanti “misteriosi”, lasciando il lavoro da investigatore a chi ha occhio per questi indizi.

 

Le domande che giungono sul gruppo Facebook Citizen Science MUSE sono infatti numerose e "variegate" nei contenuti: chi chiede di identificare una penna, chi il nome della specie di serpente che ha mutato la pelle nella siepe del giardino, alcuni il nome del proprietario del nido che hanno trovato a terra, altri del rapace che sono riusciti a fotografare nel cielo sopra casa. 

 

Tabarelli de Fatis non è però solo in questo compito ma accompagnato da altri esperti: Costantino Bonomi ed Andrea Bianchi per le domande inerenti la botanica, Daniele Debiasi per gli invertebrati, Marco Floriani è il micologo che tratta i funghi, Alex Fontana si occupa delle determinazioni di reperti ossei, Christian Lavarian risponde alle curiosità astronomiche e Ivan Petri toglie ogni dubbio per quel che concerne il mondo dei ragni.

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