Moria di api a Caldonazzo, la Fem esclude l’avvelenamento da pesticidi: “Trovate tracce ma in quantità irrisorie”
Nei giorni scorsi nella zona di Caldonazzo erano state trovate circa 250 api morte con i sintomi di un possibile avvelenamento ma le analisi condotte dai laboratori della Fondazione Edmund Mach hanno smentito quest’ipotesi. La sindaca Wolf: “Le api sono un bene comune da parte di questa amministrazione ci sarà sempre la volontà di cercare la verità senza sottrarsi al dibattito”
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CALDONAZZO. Nei giorni scorsi ha creato non poco allarme il ritrovamento di alcune centinaia di api morte (oltre 250) nella zona di Caldonazzo. Apicoltori, entomologi e ricercatori erano stati concordi nel ricondurre la sintomatologia all’avvelenamento. Così, come è giusto che sia di fronte a una moria improvvisa di api sono stati svolti degli approfondimenti, per cercare di ottenere delle risposte.
I risultati sono stati presentati durante una serata pubblica (online) organizzata dall’amministrazione comunale che ha visto impegnati apicoltori, veterinari dell’azienda sanitaria, il Wwf e alcuni tecnici della Fondazione Edmund Mach. Fra questi Paolo Fontana, entomologo della Fem con un’esperienza di quasi 40anni. “Quando ho visto le foto delle api morte – ammette Fontana – e quelle ancora agonizzanti che mi sono state mostrate, presentavano i tipici sintomi della morte da avvelenamento”. Infatti proboscide estroflessa, movimenti scoordinati e il fatto che gli esemplari deceduti non fossero né vecchi né in cattiva salute, tanto che alcune avevano ancora le sacche piene di polline, hanno fatto ipotizzare che qualcuno avesse commesso un’imprudenza.
Grazie all’impegno di un privato cittadino che ha raccolto molti campioni riuscendo a conservarli nella maniera adeguata la Fem ha potuto effettuare delle analisi tempestive. I risultati però hanno colto di sorpresa lo stesso Fontana: “Abbiamo trovato tracce di alcuni anticrittogamici con una quantità veramente irrisoria, appena sopra i limiti registrabili da parte della strumentazione”. Sono centinaia i principi attivi (oltre al glifosato che comunque è stato rilevato) che sono stati ricercati nelle api morte. “Leciti, non leciti, utilizzati o inutilizzati non è stato dimenticato nulla. Anzi, le quantità rilevate sono migliaia di volte al di sotto delle dosi che servirebbero per uccidere un’ape, inoltre le sostanze rilevate sono riconducibili soprattutto a fungicidi che in genere causano degli effetti di tipo cronico”. Non solo, perché secondo l’esperto i campioni consegnati dal cittadino erano in condizioni ottimali: “Anche se i prodotti rilevati si fossero degradati del 90% non avrebbero comunque ucciso le api”.
Ma quindi cosa può aver provocato la morte degli insetti? “Soprattutto nelle giornate tra il 19 e il 21 aprile è stato registrato un abbassamento di temperatura nella parte centrale della giornata e venti molto freddi, queste api quindi è probabile che possano essere state abbattute da colpi di freddo”. Come sottolinea l’esperto della Fem si tratta di un fenomeno che solitamente si verifica durante la stagione delle nevicate tra gennaio e febbraio. “Che la moria di api sia legata al freddo non possiamo affermarlo con certezza matematica ma per esclusione. Per questo caso specifico infatti non è possibile affermare che ci si trovi di fronte a un avvelenamento. Quello che può essere successo è che le folate di vento freddo abbiano trovato delle api impollinatrici mentre erano in giro e che a causa del vento freddo queste abbiano perso la loro capacità di volare – generalmente, precisa Fontana le api volano a temperature superiori ai 10-12 gradi – quindi possono essersi trovate intorpidite e danneggiate, poi una parte avrà recuperato mentre altre sono rimaste al suolo”. In un alveare, ribadisce l’esperto della Fem, vivono tra le 25mila e i 40mila api, la regina depone 1500-2000 uova al giorno e mediamente in muoiono dalle 500 alle 1.000 api nell’arco delle 24 ore. Anche se trovarne così tante concentrate in una zona è anomalo.
“Questo ovviamente non vuol dire che non c’è un problema pesticidi per gli impollinatori – ricorda Fontana – perché questo è un problema che si osserva a livello mondiale. Credo che la serata sia servita comunque utile, la sensibilità dei cittadini è importante, non deve diventare paranoia, i dubbi li ho avuti anche io ma poi abbiamo ragionato sui dati delle analisi. Mentre i dati analitici non spiegano in nessun modo che possa esserci stato un avvelenamento, i dati climatici spiegano che una moria di questo tipo può essere dovuta a delle anomalie climatiche che comunque ci devono mettere in allarme perché non è che degli effetti climatici non dobbiamo preoccuparci. Quindi sarà importantissimo continuare a vigilare sull’uso dei pesticidi. La gente che osserva l’ambiente e si interroga è fondamentale ed è altrettanto fondamentale che ci siano delle istituzioni che cercano di dare delle risposte a questi interrogativi senza preclusioni o preconcetti”.
Dal canto suo la sindaca di Caldonazzo Elisabetta Wolf si dice sollevata dall’esito delle analisi ma pone l’accento sull’importanza dell’approfondimento “le api sono un bene comune – afferma – da parte di questa amministrazione ci sarà sempre la volontà di cercare la verità senza sottrarsi al dibattito. Sappiamo che le problematicità ci possono essere ma mi sento di rivolgere una parola di conforto per i numerosi ragazzi che scelgono di diventare agricoltori, giovani imprenditori che svolgono il loro lavoro correttamente rispettando i protocolli e dobbiamo aiutarli a poter lavorare. Alcuni di loro si sono sentiti attaccati ma sono ragazzi giovani attenti all’ambiente. Noi comunque continueremo a vigilare”.