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Il costo ambientale dell’e-commerce: ogni anno in Trentino 220 tonnellate di cartone rischiano di finire nella spazzatura. L’Appa: “Circa 1 milione i pacchi consegnati”

Tra il 2019 e il 2020 il numero di pacchi recapitati da Poste Italiane in provincia di Trento è aumentato di oltre il 70%, eppure l’e-commerce è vantaggioso dal punto di vista ambientale solo se l’oggetto acquistato non è disponibile in un negozio fisico che si trova nel raggio di 15 chilometri. L’Agenzia provinciale per la protezione dell’ambiente: “Gli impatti più evidenti sono le emissioni di Co2 e la produzione di rifiuti”

A sinistra grafiche Appa relative all'impatto ambientale dell'e-commerce, a destra il centro di smistamento Amazon di Trento - Foto d'archivio
Di Tiziano Grottolo - 02 giugno 2023 - 06:01

TRENTO. Nel 2021 sono state 280.473 le tonnellate di rifiuti urbani prodotte in provincia di Trento. È questo l’ultimo dato disponibile raccolto dall’Appa, l’Agenzia provinciale per la protezione dell’ambiente che ogni 4 anni redige il Rapporto sullo stato dell’ambiente del Trentino. Rispetto al 2015 (quando venne toccato il minimo storico) la quantità di rifiuti prodotta è aumentata dell’8,3%.

 

Nel biennio 2020-21 gli “abitanti equivalenti” (la somma fra residenti e turisti) si sono attestati a quota 608.598, ciò significa che la produzione di rifiuti pro-capite era di 1,26 chili al giorno. Nell’arco di un anno ogni persona ha generato 460,9 chili di spazzatura. Guardando invece al proverbiale bicchiere mezzo pieno possiamo dire che la raccolta differenziata è salita al 79,1%. Eppure non sono mancati problemi di qualità, con impurità presenti soprattutto nel multimateriale e nell’organico: per l’Appa con ogni probabilità solo il 70% dei rifiuti urbani differenziati in Trentino è stato poi effettivamente mandato al recupero, mentre il resto è finito a smaltimento.

 

Se è vero che il turismo rappresenta un volano economico non indifferente per il territorio trentino, l’Agenzia per la protezione dell’ambiente mette comunque in guardia sugli impatti ambientali legati a questa attività “che non vanno sottovalutati”. Basti pensare che nel 2019 il Trentino contava circa 550mila residenti ma nel trimestre invernale la “popolazione equivalente” era cresciuta del 17% rispetto a quella residente, mentre nel trimestre estivo era aumentata del 33% a luglio e del 51% ad agosto.

 

Gli esperti dell’Appa però puntano il dito anche contro l’e-commerce, un fattore “che solo negli ultimi anni ha iniziato a giocare un ruolo importante”, e che solo in tempi recenti è stato preso in considerazione per valutarne in modo esaustivo l’impatto a livello provinciale. Il periodo della pandemia, con le persone costrette a casa per via dei lockdown, ha contribuito in maniera decisiva all’espansione del settore, infatti rispetto al 2019 le vendite online in Italia sono triplicate.


In relazione ad altri Paesi, come Francia e Germania, in Italia sono ancora pochi i commercianti che sfruttano canali e-commerce, mentre solo il 7% degli utenti usa sistematicamente la rete per fare acquisti. Tuttavia secondo una ricerca del Politecnico di Milano il 38% dei consumatori italiani fa un uso disinvolto e frequente della rete per fare acquisti. Un dato che risulta in continua crescita, come testimonia il volume di pacchi consegnati da Poste Italiane che occupa (in prima posizione) una quota di mercato pari al 37%. Tra il 2019 e il 2020 il numero di pacchi recapitati da Poste Italiane in provincia di Trento è aumentato di oltre il 70%: la stessa azienda calcola che entro il 2025 oltre il 50% dei ricavi legati alla consegna dei pacchi sarà generato dall’e-commerce.

 

Non sorprende dunque che Poste Italiane in Trentino abbia ampliato i suoi servizi per garantire le consegne nei 166 Comuni, per oltre 137mila civici e 22mila attività commerciali. I soli Centri distribuzione di Trento e Rovereto, che insieme impiegano 180 dipendenti, smistano oltre 650 pacchi al giorno, effettuando consegne in 27 Comuni. Sempre l’Appa stima che i pacchi consegnati ogni anno in provincia da Poste Italiane siano circa 400mila, quasi 1.100 al giorno. Il numero sale a 1 milione tenendo in considerazione anche gli operatori privati del settore. La stessa Amazon ha deciso di aprire nel capoluogo un proprio deposito di smistamento dove arrivano i pacchi che devono percorrere “l’ultimo miglio”, cioè il breve tratto che li separa dai consumatori.

 

Consegnare pacchi però ha un costo. “Gli impatti ambientali più evidenti e analizzati dell’ecommerce sono le emissioni di Co2 e la produzione di rifiuti”, osservano dall’Agenzia per la protezione dell’ambiente. “Gli operatori sono molto concentrati sulla riduzione delle emissioni di gas climalteranti mentre meno attenzione è dedicata al tema dei rifiuti da imballaggio, probabilmente perché una volta effettuata la consegna tutto resta a carico dell’utente, beni e rifiuti”.

 

Se acquistare un servizio online (come il biglietto per uno spettacolo o un viaggio) comporta dei benefici tangibili per l’ambiente, perché si limitano spostamenti superflui e non si consuma carta, qualunque oggetto che arriva dall’e-commerce deve essere imballato. Persino il pacco più piccolo necessita di un packaging esterno: “Che sia cartone, scotch, legno, plastica, polistirolo o altro genere di materiali, si tratta comunque di imballaggi che diventano subito rifiuti”.

 

Considerando che un contenitore di cartone delle dimensioni di una scatola per le scarpe pesa intorno ai 220 grammi, moltiplicandolo per 1 milione di pacchi (la stima di quelli consegnati in Trentino), si arriva a 220 tonnellate di cartone che ogni anno finiscono nella spazzatura. Questo senza contare i vari imballaggi interni, spesso derivati dalla plastica.

 

In altre parole per l’Appa l’acquisto online di beni “presenta alcune criticità” e, come evidenziano la maggior parte delle ricerche di settore, l’e-commerce è vantaggioso dal punto di vista ambientale solo se l’oggetto acquistato non è disponibile in un negozio fisico che si trova nel raggio di 15 chilometri. Distanza che aumenta per i generi alimentari. In questo senso una delle poche eccezioni è rappresentata da una ricerca commissionata da Amazon, che tiene in considerazione pure i consumi energetici degli edifici dove sono disponibili i beni, sostenendo dunque che l’e-commerce sia comunque meno inquinante.

 

Dal canto suo il Consorzio italiano per il riciclo degli imballaggi di plastica (Corepla) ritiene che in Italia l’e-commerce assorba il 15% di tutta la plastica immessa sul mercato, per un quantitativo pari a circa 300mila tonnellate. Allo stesso tempo, come riportato dall’Agenzia per la protezione dell’ambiente, uno studio della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa ha calcolato che gli acquisti online generano un packaging il cui impatto ambientale è dieci volte superiore a quello di un classico sacchetto di plastica usato per gli acquisti diretti: l’equivalente di 182 chili di Co2 contro 11. E ancora: secondo il rapporto “E-commerce Plastic Packaging-Global Market Outlook”, in Europa, quello del packaging è nettamente il settore che più incide sull’utilizzo di materie plastiche.

 

Ma quindi, come si chiede l’Appa nel suo report, il packaging ci sommergerà? “La gestione dell’imballaggio – affermano gli esperti – è senz’altro il nodo da affrontare, soprattutto nel caso dell’e-commerce, poiché se non ritirato dal corriere diventa rifiuto pochi secondi dopo la ricezione del bene”. Seguendo le indicazioni arrivate dall’Unione europea, Francia e Germania si stanno attrezzando per introdurre precisi obblighi nella gestione degli imballaggi e dei rifiuti di determinate categorie di prodotti. “Presto anche l’Italia dovrà adottare un nuovo sistema di riciclo e smaltimento degli imballaggi, riducendone così gli impatti. Per ora però – concludono dall’Appa – il problema resta irrisolto”.

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