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Avrebbero architettato un sistema per ottenere contributi pubblici per servizi energetici rinnovabili. Sequestrati 45 milioni di beni a una società con sede a Bolzano
L'azienda, originariamente veneta e trasferitasi a Bolzano, avrebbe architettato un artificio per dividere le parcelle di alcuni parchi fotovoltaici in Basilicata, percependo indebitamente contributi pubblici erogati dal gestore dei servizi. Con tale sistema si sarebbe resa responsabile di oltre 65 milioni di danno erariale. Per questo la Corte dei Conti del Veneto, dopo un'attività investigativa condotta dalla guardia di finanza di Venezia e Bolzano, ha sequestrato 45 milioni tra denaro, beni immobili e impianti

BOLZANO. La sezione giurisdizionale della Corte dei Conti per il Veneto ha confermato integralmente il sequestro conservativo di denaro, beni immobili e impianti per 44,9 milioni di euro nei confronti di un gruppo di società operanti nel settore delle energie rinnovabili, responsabili di un danno erariale di oltre 65 milioni di euro derivante dall’indebita percezione di contributi pubblici erogati dal gestore dei servizi energetici.
La conferma è arrivata lo scorso 23 marzo, quando l'ordinanza 6/20 del 13 febbraio 2020 è stata depositata. Nel giudizio cautelare non sono state ritenute fondate le eccezioni prospettate dal collegio difensivo delle società beneficiarie degli incentivi nel settore energetico e dei rispettivi amministratori destinatari del sequestro.
Il provvedimento cautelare era stato autorizzato nel mese di ottobre 2019 dal presidente della sezione giurisdizionale della Corte dei Conti per il Veneto e richiesto dalla Procura regionale all'esito delle indagini dei nuclei di polizia economico-finanziaria della guardia di finanza di Venezia e Bolzano. Tale lavoro di investigazione aveva consentito di accertare che la QCII Basilicata srl con sede originariamente a Padova e successivamente trasferita a Bolzano era proprietaria di 9 parchi fotovoltaici in Basilicata (di cui 6 con potenza superiore a 1 megawatt e 3 con potenza superiore a 100 kilowatt su particelle catastali contigue, per una superficie totale di 290mila metri quadrati, pari a 40 campi di calcio); aveva locato i 9 parchi a 40 società veicolo, aventi tutte la stessa denominazione, medesimo indirizzo, prive di uffici, organizzazione imprenditoriale e dipendenti, interamente partecipate dalla stessa capogruppo, in modo da dividere i parchi in 246 impianti fotovoltaici e far risultare mediante false dichiarazioni che ciascuno dei suddetti fosse di potenza inferiore a 50 kilowatt.
Mediante tale artificio le 40 società avevano percepito incentivi pubblici riservati esclusivamente ai parchi fotovoltaici di potenza inferiore a 1 megawatt e a 100 kilowatt, per un importo complessivo superiore ai 65 milioni di euro. Le somme percepite da ciascuna società veicolo erano state poi da queste ultime retrocesse alla capogruppo “mascherate” come pagamento dei canoni di locazione degli impianti medesimi.
All'esito degli accertamenti i comandi della guardia di finanza di Venezia e Bolzano avevano segnalato un danno erariale pari all'importo complessivo dei contributi illecitamente percepiti a carico della società capogruppo, delle 40 società e di 8 persone fisiche italiane e tedesche di cui circa 45 milioni di competenza territoriale della Procura contabile di Venezia e i restanti 20 milioni di euro di quella di Bolzano.
Con l'articolata ordinanza della dottoressa Tonolo, giudice designato della sezione giurisdizionale della Corte dei Conti per il Veneto, sono state respinte infine tutte le eccezioni sollevate dai sequestrandi e confermato l'impianto accusatorio, fermo restando che il definitivo accertamento della responsabilità per danno erariale avverrà nel successivo giudizio di merito.