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Coronavirus, avviata la distribuzione delle mascherine nei comuni del bellunese. In azione la Protezione civile

Bortoluzzi: "Sono schermi protettivi riutilizzabili, non lavabili da usare per andare a fare la spesa e per tutti gli altri spostamenti non indifferibili, vale a dire per le necessità impellenti. Non sono uno strumento che consente di moltiplicare gli spostamenti, questo va sottolineato"

Pubblicato il - 21 marzo 2020 - 18:37

BELLUNO. E' iniziata in queste ore la distribuzione nel bellunese la distribuzione delle mascherine arrivate dalla Regione del Veneto. Il coordinamento delle operazioni è in capo alla Protezione Civile che si sta occupando di portare i pacchi ai primi comuni per coprire poi in modo capillare tutto il territorio.


“Sono arrivati i primi pacchi, con 24.200 mascherine” spiega il consigliere provinciale delegato alla Protezione Civile, Massimo Bortoluzzi. E' da chiarire che si tratta di schermi protettivi e non presidi medici. “Riutilizzabili, non lavabili – è stato spiegato - da usare per andare a fare la spesa e per tutti gli altri spostamenti non indifferibili, vale a dire per le necessità impellenti. Non sono uno strumento che consente di moltiplicare gli spostamenti, questo va sottolineato”.

 

I volontari di Protezione Civile hanno già avviato lo smistamento. Le mascherine stanno arrivando ai Comuni che poi dovranno provvedere alla distribuzione a tappeto, già nei prossimi giorni, decidendo i criteri con cui far arrivare questi primi presidi ai loro cittadini.


Il consigliere Bortoluzzi e il presidente sono stati in sopralluogo anche all’ospedale San Martino, dove la Protezione Civile provinciale sta allestendo il Punto Medico Avanzato, nel parcheggio della struttura. “La situazione che stiamo vivendo ci mostra una volta di più che senza la forza del volontariato fatichiamo ad andare avanti - commenta Roberto Padrin -. L’ho ripetuto tante volte negli ultimi giorni e lo ribadisco: il grazie che possiamo dimostrare ai volontari, ai medici e agli infermieri, in questo momento, è quello di starcene a casa e di non uscire. Solo così possiamo rendere più semplice il lavoro degli ospedali e uscire più velocemente da questa emergenza”.

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