Coronavirus, ''Nelle Rsa livelli drammatici, difficile garantire gli standard minimi assistenziali. Per gli operatori turni anche di 16 ore", l'allarme lanciato dall'Ordine degli infermieri
Le richieste fatte dall'Ordine alla Provincia il 19 marzo e in un incontro successivo fino ad oggi non hanno trovato alcun riscontro. Manca personale e chi lavora è costretto a fare turni anche di 12-16 ore per più giorni consecutivi

TRENTO. Se da più parti si parla di numeri in calo e di riaperture, la preoccupazione non accenna a diminuire all'interno delle case di riposo trentine. E' il grido di allarme e la richiesta di aiuto che arriva dall'ordine degli infermieri della provincia di Trento a confermarlo. Proprio oggi il il presidente dell'Ordine, Daniel Pedrotti, ha scritto una lettera al governatore Fugatti e all'assessora Stefania Segnana per tornare a chiedere gli interventi immediati visto che le richieste fatte per iscritto lo scorso 19 marzo e rinnovate poi in un incontro il 30 marzo anche con il dirigente Ruscitti, non hanno avuto ancora alcun riscontro.
In molte Rsa del Trentino, viene spiegato, risultano assenti per malattia o tampone positivo la maggior parte degli infermieri e operatori socio sanitari determinando per coloro che sono in servizio turni anche di 12-16 ore per più giorni consecutivi.
Una situazione, questa, che non sembra vedere accenni di miglioramento e la preoccupazione per le dotazioni infermieristiche sottodimensionate nelle case di riposo possono mettere a rischio la sicurezza dell’assistenza degli ospiti con bisogni sanitari e assistenziali sempre più complessi.
“Ora – ha spiegato Daniel Pedrotti, Presidente dell’Ordine delle Professioni Infermieristiche - con l’emergenza in essere, la carenza di organico, in particolare in specifiche strutture, è arrivata a livelli drammatici tali da non garantire gli standard minimi assistenziali”.
L'emergenza riguarda tutti gli anziani oggi residenti nelle strutture. Da un lato ci sono gli ospiti non contagiati dal coronavirus con rischio di sviluppo di esiti assistenziali associati al depauperamento del tempo di assistenza dall’altro ospiti risultati positivi per i quali si rendono necessarie competenze clinico – assistenziali specifiche legate alla gestione di quadri clinici instabili a rapida evoluzione.
“E' sotto gli occhi di tutti – ha spiegato Pedrotti - che l’emergenza nell’emergenza si sta consumando proprio nelle Rsa, ne è dimostrazione l’elevato tasso di mortalità, al quale è necessario associare la dimensione qualitativa del morire che sopraggiunge in solitudine per l’assenza dei propri cari”.
Ma ad essere drammatica, come già detto, è anche la situazione degli operatori sanitari. “Il contributo degli infermieri in queste settimane – ha spiegato il presidente dell'ordine nella lettera - in termini di competenza, umanità, disponibilità e flessibilità è straordinario per offrire una risposta ai bisogni dei cittadini. Testimonia la forza di una professione che riconosce tra i principi etici fondanti quella della solidarietà e dignità della persona”. In molti sono però a casa in malattia o positivi al tampone e il rapporto infermiere/ospiti è arrivato a rapporti numerici “non accettabili” anche in considerazione della fragilità associata alle condizioni cliniche degli ospiti di molte strutture.
La richiesta che arriva dall'Ordine, a disposizione per fare il proprio contributo, è quella di conoscere quali siano azioni ed iniziative intraprese per garantire adeguati livelli assistenziali nelle strutture per far fronte ai bisogni sanitari e assistenziali degli ospiti. Oltre a questo viene anche chiesto quali strategie siano in atto per garantire una riallocazione degli infermieri e operatori socio sanitari in relazione alle priorità organizzative delle strutture sanitarie e socio sanitarie della Provincia Autonoma di Trento.
A confermare la situazione è anche l'Upipa. "Rimangono gravi le situazioni - spiega la presidente Francesca Parolari - soprattutto nell'Alto Garda in termini di carenze di personale".