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Coronavirus, nelle Rsa operatori positivi e tamponi a rilento: a rischio i pasti per gli anziani. L'allarme dei sindacati: ''Attenzione anche nelle cucine degli ospedali''
I sindacati mettono in luce una situazione che è paradossale: per evitare il rischio di diffondere l’epidemia all’interno delle Rsa tutto il personale, anche quello in appalto, viene giustamente sottoposto a tampone, ma se si riscontra una positività è molto complesso avviare una sostituzione

TRENTO. Diversi casi positivi tra il personale delle cucine e il sistema ingolfato dei test rischia di mettere ko parte dei servizi delle Rsa del Trentino. “Pasti a rischio per gli anziani” è l'allarme gridati dai sindacati.
Capita, infatti, sempre più di frequente che lavoratori e lavoratrici, a seguito dei tamponi periodici, risultino positivi e dunque costretti ad andare in quarantena. “All’inizio i colleghi si sono sobbarcati anche il lavoro degli assenti, ma adesso la situazione è al limite e se non si trova una soluzione con l’Azienda sanitaria per accelerare i tamponi si rischia di dover spegnere le cucine”, denunciano Francesca Delai della Filcams Cgil, Gabriele Goller della Fisascat Cisl e Dino D’Onofrio della Uiltucs.
I sindacati mettono in luce una situazione che è paradossale: per evitare il rischio di diffondere l’epidemia all’interno delle Rsa tutto il personale, anche quello in appalto, viene giustamente sottoposto a tampone, ma se si riscontra una positività è molto complesso avviare una sostituzione. E questo non per carenza di personale disponibile. A spiegarlo sono gli stessi sindacati. “Per entrare in servizio in una Rsa – affermano - l’addetto in sostituzione deve avere un tampone negativo. Questa procedura, visto l’affanno in cui si trova l’Azienda sanitaria, richiede anche più di una settimana tra richiesta, somministrazione dell’esame e risultato, così i posti restano scoperti”.
Una possibile soluzione che viene prospettata è quella di avere una corsia “preferenziale” per i test rapidi per questa tipologia di personale.
“L’unico modo per gestire questa situazione è individuare un canale preferenziale per i tamponi di tutto il personale che svolge attività essenziale in ambito sanitario – insistono Delai, Goller e D’Onofrio -. Se ci sono i tamponi rapidi, allora si rendano accessibili in tempi brevissimi per permettere a questi lavoratori di entrare in servizio senza che si debba ricorrere a doppi o tripli turni”.
I sindacati chiedono anche maggiore attenzione sul fronte ospedali dove gli addetti alle cucine non vengono testati. “E’ un assurdo perché questi lavoratori operano in gruppo in un ambiente piccolo e spesso umido, dunque perfetto per il virus. Servono tamponi per tutti e in tempi rapidi se veramente si vuole tenere a riparo dal contagio le strutture più fragili. A marzo il personale non veniva testato e sappiamo tutti come è andata a finire. Serve fare tutto il possibile per non ritrovarci in quella drammatica situazione”, concludono Delai, Goller e D’Onofrio.