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Assassinio ambasciatore, Pipinato: ''Ucciso perché sapeva troppo sui massacri di massa. Arrestato il colonnello Jean Claude Rusimbi''
La vicenda è quella che è costata la vita di Luca Attanasio e del carabiniere Vittorio Iacovacci, uccisi insieme all'autista Mustapha Milambo in un agguato nella Repubblica democratica del Congo il 22 febbraio. Negli scorsi giorni è stato poi assassinato anche il procuratore preposto alle indagini del caso. Pipinato: "E' grazie ai blogger che riusciamo a risalire alla verità"

TRENTO. "E' grazie ai blogger congolesi che riusciamo a risalire alla verità". Così Fabio Pipinato, presidente di Cta Acli. "E' stato arrestato il colonnello Jean Claude Rusimbi, l'assassino del nostro ambasciatore, fermato mentre stava prendendo un aereo. Ha ucciso Luca Attanasio perché sapeva troppo sui massacri di massa" (Qui articolo).
La vicenda è quella che è costata la vita di Luca Attanasio e del carabiniere Vittorio Iacovacci, uccisi insieme all'autista Mustapha Milambo in un agguato nella Repubblica democratica del Congo il 22 febbraio (Qui articolo). Negli scorsi giorni è stato poi assassinato anche il procuratore preposto alle indagini del caso.
"Già l'anno scorso - aggiunge Pipinato - era stato accusato dell'attacco che ha causato la morte di 13 guardie del parco dei Virunga. Chi ha seguito le mie narrazioni sui 'grandi laghi' s’e’ stupito della mia diffidenza verso gli alti ufficiali. Più che diffidenza si tratta di esperienza. Era il 1993 quando fu ucciso il neo eletto presidente del Burundi, Melchior Ndadaye. Reo di aver guidato il Fro.De.Bu (Fronte democratico burundese) alla vittoria democratica. Per Jeune Afrique si parlò di rinascimento africano".
Melchior Ndadaye è stato ucciso nella mattinata del 21 ottobre, verso le 9.30 da tre militari dell'11° blindato del 2º comando che nella notte avevano compiuto il golpe, strangolato con una corda e trafitto sette volte dalle baionette degli stessi militari.
"La sera stessa - prosegue il presidente di Caf Acli - in televisione parlò il colonnello del 2º comando, rassicurando la popolazione che lui stesso avrebbe catturato e arrestato i colpevoli. Era lui il mandante. Incredibile come tutta la gente credesse ai media e non ai pochi informati (di cui non posso fare i nomi a loro tutela). Da lì a poco i militari iniziarono a colpire la popolazione soprattutto di etnia hutu che si rifugiò per lo più in Rwanda in 25 campi profughi".
Una situazione molto complessa. "Dopo mesi di privazioni gli stessi profughi furono assoldati per il genocidio Rwandesi contro, soprattutto, l’etnia tutsi. Genocidio compiuto su indicazione puntuale di Radio Mille Colline. Da allora smisi di credere ai media. Pur con tutti i distinguo del caso, il quarto potere è la lunga mano del primo potere che in Africa è spesso l’esercito. Come narra bene info security, solo grazie ai blogger congolesi riusciamo a risalire alla verità", conclude Pipinato.