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Da Caldonazzo al Garda fino all'Adige: scoperti nuovi organismi (anche invasivi) nelle acque alpine nel primo censimento della biodiversità della Fem
I protagonisti di uno dei più estesi censimenti della biodiversità lacustre e fluviale dell'intera regione alpina, coordinato dalla Fondazione Edmund Mach, sono 37 laghi e 23 fiumi europei, monitorati all'interno del progetto Ecoalpswater: sotto la lente delle moderne tecniche di metagenomica anche i laghi di Garda, Caldonazzo, Ledro e Serraia, oltre che il fiume Adige

TRENTO. Sono 12 in tutto i partner coinvolti dalla Fondazione Edmund Mach tra Italia, Austria, Francia, Germania, Slovenia e Svizzera per portare avanti, nell'ambito del progetto Ecoalpswater, uno dei più estesi censimenti della biodiversità lacustre e fluviale dell'intera regione alpina: nei 37 laghi e 23 fiumi presi in considerazione (tra cui i laghi di Garda, Caldonazzo, Ledro e Serraia e l'Adige) è stata riscontrata un'elevatissima biodiversità acquatica e sono stati indentificati alcuni gruppi di organismi prima difficilmente riconoscibili utilizzando le tecniche tradizionali.

I ricercatori infatti hanno analizzato i vari corpi d'acqua sotto la lente delle moderne tecniche di metagenomica, che hanno permesso di individuare, ad esempio, una specie di cianobatteri di origine tropicale (Cylindrospermopsis raciborskii) rilevata per la prima volta nel lago di Frassino, subito a sud del lago di Garda. Si tratta di una specie invasiva la cui diffusione in Europa è legata principalmente agli effetti dei cambiamenti climatici.

Nelle regioni alpine italiane è stata, inoltre, chiarita la distribuzione di altre specie di cianobatteri potenzialmente tossigenici, quali Planktothrix rubescens e Tychonema bourrellyi, entrambe rilevabili nei laghi di Garda, Ledro, Iseo e Como, mentre Planktothrix è stata rilevata sistematicamente in tutto l’areale alpino. Le concentrazioni di tossine prodotte nelle acque lacustri da questi cianobatteri rimangono tuttavia ampiamente al di sotto delle linee guida proposte nel 2020 dall’Organizzazione mondiale per la sanità per l’utilizzo delle acque per scopi potabili e ricreative.
In poche parole, gli esperti hanno potuto mettere a punto delle mappe dettagliate di distribuzione qualitativa e quantitativa, in grado di localizzare le specie chiave di valore ecologico e sanitario, quindi anche eventuali minacce, grazie all'analisi del Dna degli organismi acquatici contenuto nei campioni ambientali. In Trentino i corpi d'acqua monitorati con la collaborazione dell'Appa sono stati i laghi di Garda, Caldonazzo, Ledro e Serraia e il fiume Adige. Nel lago di Ledro le attività di ricerca sono state promosse con la stretta collaborazione del progetto AcquaViva finanziato dalla Riserva di biosfera Unesco Alpi Ledrensi e Judicaria.

Come evidenziato da Nico Salmaso, coordinatore del progetto, “le analisi dei campioni di Dna ambientale hanno permesso di identificare un’elevatissima biodiversità acquatica, basata sull’esame di decine di milioni di sequenze di Dna estratto o rilasciato nell’ambiente da organismi appartenenti ai batteri, cianobatteri, microalghe e pesci. E la cosa straordinaria è che queste analisi hanno permesso di identificare gruppi di organismi prima difficilmente riconoscibili utilizzando tecniche tradizionali, quali la microscopia”.