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La maxi operazione delle Fiamme Gialle sventa un giro d'affari illecito da 300 milioni di euro. In manette 24 persone

Attraverso una serie di aziende cartiere creavano falsi crediti tributari che i clienti potevano comprare per diminuire i propri debiti verso l'erario. I soldi ottenuti venivano poi ripuliti all'estero tramite banche straniere

Di M.Sartori - 19 gennaio 2021 - 13:58

SIRMIONE. “Nuova evasione continua”, questo il nome dato dalla Guardia di Finanza di Brescia alla maxi-operazione ancora in corso. Il nome calza a pennello, infatti le Fiamme Gialle hanno scoperto un complesso sistema costantemente in evoluzione dedito alla creazione di falsi crediti tributari, che venivano poi venduti per frodare il fisco. Insomma, un vero laboratorio di ingegneria fiscale che ruotava attorno allo studio contabile di Sirmione.

 

Nell’inchiesta sono coinvolte 104 persone (imprenditori, commercialisti e professionisti) e 126 società situate in varie province italiane. Da nord a sud, gli investigatori stanno guardando a imprese sparse su tutta l’Italia, in particolare nelle città di Brescia, Bergamo, Milano, Monza-Brianza, Torino, Pavia, Alessandria, Parma, Genova, Firenze, Roma, Latina, Salerno, Bari e Trapani.

 

L’operazione è cominciata nelle prime ore di martedì 19 gennaio e ha coinvolto più di 350 unità operative della Guardia di Finanza. Gli agenti stanno eseguendo 26 ordinanze di custodia cautelare emesse dal giudice nell’ambito delle indagini preliminari. I reati di cui sono accusati includono l’associazione a delinquere finalizzata all’evasione fiscale, il riciclaggio e l’autoriciclaggio. 24 dei 26 indagati sono stati arrestati subito, mentre due sono stati interdetti dalla professione. Dei 24 arresti, otto sono risultati nella reclusione in carcere, mentre sedici sono stati messi ai domiciliari. Non si sono fermati qui gli agenti, che hanno sequestrato proventi illeciti per oltre 21 milioni di euro.

 

Ma come funzionava il meccanismo messo in piedi dai professionisti bresciani? Attraverso numerose società cartiere venivano create fatture false che permettevano ai truffatori di creare falsi crediti nei confronti dell’erario. Questi crediti venivano poi venduti ai clienti in modo che potessero compensare i propri debiti tributari, riducendo l’importo di tasse da pagare.

 

Lo studio contabile disponeva di svariate società cartiere tramite un prestanome e grazie a queste riusciva ad emettere pacchetti fiscali diversificati. Un armamentario completo: emissione di fatture per operazioni oggettivamente inesistenti, vendita di crediti fiscali fittizi da utilizzare in compensazione mediante il meccanismo dell’accollo tributario (almeno fino al 2017, quando ciò era reso possibile dalle normative) e compensazione di crediti fiscali fittizi con debiti tributari. Si ricorreva anche a sofisticate operazioni di cessione di rami d’azienda di società “cartiere” e a fusioni per l'incorporazione di imprese interessate a ridurre il proprio debito con l’erario.

 

L’aspetto più impressionante era la capacità di evoluzione del sistema, che negli anni ha continuato a modificarsi, inventando diverse forme di frode fiscale ogni volta. I clienti dello studio erano in grado di abbattere le imposte dovute all’erario pagando un corrispettivo compreso tra il 50 e il 70 per cento di quanto avrebbero dovuto versare allo Stato.

 

Non solo i criminali si occupavano di come non far pagare le imposte ai propri clienti, ma ripulivano i soldi ottenuti da queste transazioni, attraverso il trasferimento degli stessi in conti correnti a loro riconducibili aperti in banche situate all’estero. Le somme depositate venivano poi prelevate in contanti e riportate in patria. Già in un paio di occasioni gli uomini mandati a ritirare il denaro erano stati bloccati con addosso somme pari anche a 230mila euro.

 

In totale il giro d’affari ammontava ad un valore di circa 300 milioni di euro. Durante le indagini sono state infatti trovate fatture di finte operazioni per un valore di 270 milioni. Queste fatture hanno abbattuto il debito Iva per 47 milioni di euro, di evadere l’Ires per oltre 58 milioni di euro e di cedere crediti fittizi per 21 milioni di euro.

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