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Operatrice di Rsa positiva al Covid dopo la seconda dose del vaccino, Ferro: “Niente allarmismi, rientra nel 5% dei casi in cui può succedere”
Un’operatrice di Rsa ha contratto il coronavirus nonostante fosse già stata sottoposta alla seconda dose di vaccino a fine gennaio, ecco perché può accadere ma allo stesso tempo è importante parlarne. Ferro: “Siamo a conoscenza del caso e lo stiamo seguendo, non è la prima volta che succede e si tratta di una situazione attesa nel senso che il vaccino ha un’efficacia del 95%”

TRENTO. Non è il primo caso e non sarà l’ultimo, si potrebbe riassumere così la posizione dell’Azienda sanitaria trentina in merito alla situazione di un’operatrice di Rsa che è risultata positiva al coronavirus nonostante avesse già ricevuto il vaccino. La donna, sottoposta alla seconda dose verso fine gennaio 2021, recentemente è entrata in contatto (senza saperlo) con un positivo. Seguendo alla lettera le disposizioni non appena l’operatrice è venuta a sapere di essere entrata in contatto con una persona positiva si è messa in isolamento e per precauzione è stata sottoposta a un tampone. Poco dopo è arrivata la conferma dal test molecolare.
Eppure non c’è da allarmarsi assicura il direttore del Dipartimento di prevenzione Apss Antonio Ferro: “Siamo a conoscenza del caso e lo stiamo seguendo – spiega a Il Dolomiti – non è la prima volta che succede ma si tratta di una situazione attesa nel senso che il vaccino ha un’efficacia del 95%. Pertanto in un momento in cui è innegabile che il virus stia circolando mi aspetto che ci sia un 5% di soggetti che potenzialmente potrebbero risultare positivi al tampone”.
Le parole del direttore del Dipartimento prevenzione sono ben ponderate: considerando che a oggi le persone che hanno ricevuto la seconda dose in Trentino sono circa 14mila significa che 700 soggetti potrebbero contrarre nuovamente l’infezione, Ferro però parla di “risultare positivi al tampone” perché rispetto ai dati raccolti finora nessuna delle persone in questione ha dovuto ricorrere alle cure ospedaliere. “È importante fare una distinzione – sottolinea – se per un 5% di casi si può parlare di fallimento vaccinale dal punto di vista della sanità pubblica è comunque un buon risultato perché le persone non si ammalano in forma grave”. In sostanza si può parlare di un decorso clinico semplificato e quindi la vaccinazione offre lo stesso una forma di protezione.
Questa è la prima volta che l’azienda sanitaria trentina conferma ufficialmente la presenza di casi simili. Parlarne e renderli noti è importante perché spesso e volentieri le “fake news” nascono e si alimentano da mezze verità e notizie imprecise. È importante pertanto che la popolazione sia messa al corrente del fatto che situazioni del genere possono verificarsi, ma soprattutto che non è il caso di allarmarsi. Il servizio migliore che si può ricevere in queste situazioni è un’informazione chiara e trasparente.
Ad ogni modo, in merito a questi casi di infezione post-vaccino i dati fin qui raccolti sono in linea con le aspettative: “Abbiamo un’efficacia di circa l’81% già dopo tre settimane dalla prima dose, che sale al 92-93% trascorsa una settimana dalla seconda. I singoli casi dunque non devono scandalizzarci – afferma Ferro – la grande maggioranza dei soggetti che si reinfettano risultano essere paucisintomatici”.
Resta oggetto di discussione scientifica la possibilità che le persone che contraggono il Covid dopo essere state sottoposte alla seconda dose di vaccino possano a loro volta infettare qualcuno: “Normalmente questi soggetti hanno una carica virale molto bassa tanto che in alcuni casi risulta persino complicato riuscire a raccogliere il virus per sequenziarlo”. Attualmente però non c’è ancora una conferma definitiva, inoltre non ci sono informazioni sufficienti per quanto riguarda le varianti, anche per questo le persone già vaccinate devono continuare a rispettare le norme sul distanziamento e indossare le mascherine per proteggersi.