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Processo anarchici, pene confermate e all'esterno una cinquantina di manifestanti con pochissime mascherine e nessun rispetto delle norme anti-Covid
Mentre in tribunale il giudice confermava (ritoccandole al rialzo per due imputati) le condanne in primo grado, all'esterno si verifica un assembramento pericoloso per tutta la collettività

TRENTO. Mentre il giudice Luciano Spina confermava il dispositivo del gup Enrico Borrelli e respingeva le richieste della procura generale (che chiedeva il riconoscimento dell'aggravante con ricalcolo delle pene fino a quasi 25 anni di carcere) all'esterno del tribunale un manipolo di una cinquantina di anarchici si era radunato per manifestare in solidarietà dei sei compagni arrestati. Striscioni, una mostra improvvisata per denunciare le condizioni delle carceri e tutti a volto scoperto.
Praticamente nessuno indossava uno straccio di mascherina e rispettava qualsiasi regola base anti-Covid. Gli anarchici saranno anche anarchici e quindi non rispettano regole e protestano a prescindere contro imposizioni e restrizioni ma qui di mezzo ne va la salute pubblica e quanto visto oggi pomeriggio può davvero rappresentare qualcosa di pericoloso per la collettività, oltre che per la loro salute.
La causa era quella che riguardava l'operazione ''Renata'' che aveva portato all'arresto di sette persone per quella che sin dalle prime fasi delle indagini era ritenuta una cellula anarco – insurrezionalista che da Trento progettava e portava a termine veri e propri atti sovversivi con finalità terroristiche e con collegamenti con altre omologhe realtà sia italiane che straniere operative in Grecia, Spagna e Svizzera (qui la ricostruzione della vicenda).
Le accuse in primo grado erano molto pesanti: si andava dall’associazione con finalità di terrorismo o di eversione dell’ordine democratico, passando per il possesso e fabbricazione di documenti di identificazione falsi, fabbricazione, detenzione e porto di armi ed esplosivi, atto di terrorismo con ordigni micidiali o esplosivi, finendo con incendio e danneggiamento di sistemi informatici o telematici, anche di pubblica utilità, con finalità di terrorismo.
Tra i reati contestati ai sette vi erano anche il danneggiamento della sede della Lega di Ala, l'incendio di 9 auto della polizia locale, l'attentato incendiario a un laboratorio di matematica a Povo, a banche e agenzie interinali e a tralicci. In totale erano arrivate sei condanne e un assolto: due di loro erano stati condannati a 2 di reclusione per aver prodotto documenti falsi.
Pena più lieve, ancorché per lo stesso reato, per un altro con un anno e 9 mesi dal momento che gli veniva contestato un singolo episodio. 2 anni e 6 mesi per danneggiamento e violazione della legge sulle armi ad un altro indagato, relativamente agli attentati alla sede della Lega di Ala e all'Unicredit di Rovereto e 8000 euro di multa. Ritenuti responsabili dell’attacco alla sede della Lega di Ala, oltre che per danneggiamento e violazione della legge sulle armi, anche altri due arrestate, condannate a un anno e 10 mesi, per loro pure 6000 euro di multa (qui i dettagli).
Tutti gli imputati erano stati assolti per quanto riguardava il danneggiamento del laboratorio di matematica industriale e crittografia del Dipartimento di Matematica e Fisica dell’Università degli Studi di Trento, il danneggiamento di un traliccio della società “Spa Towers” in località Monte Finonchio e il fallito attentato incendiario ai danni di nove autoveicoli della Polizia Locale.
E così, oggi, davanti a un tribunale blindato con tantissime forze dell'ordine schierate oggi è stato praticamente tutto confermato con le pene leggermente ritoccate per per Enrico Parolari e Sacha Marie Antonia Beranek che erano tra quelli ritenuti responsabili dell’attacco alla sede della Lega di Ala, oltre che per danneggiamento e violazione della legge sulle armi: il primo è passato a una condanna a tre anni (prima era due anni e sei mesi), la seconda a due anni e quattro mesi (prima era un anno e dieci mesi).