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Mattarella e i valori della Resistenza che oggi rivivono a Kyiv: ''All'invasione dell'Ucraina ho pensato a 'Bella Ciao'''
Tante le polemiche in questi giorni sul 25 Aprile festa negli anni cristallizzata tra fanfare, retorica e polemiche in stile derby calcistico tra ''chi c'è e chi non c'è''. Oggi la ricorrenza torna viva più che mai con un popolo che resiste a una spietata invasione. Lo stanno facendo sa soli (non ci sono gli Americani o gli Inglesi alle porte), compatti (non combattono contro anche i loro concittadini), senza ''colpe'' (noi ne avevamo tante da espiare avendo dato il via ai fascismi nel mondo)

ACERRA. "Nelle prime ore del 24 febbraio siamo stati tutti raggiunti dalla notizia che le Forze armate russe avevano invaso l'Ucraina, entrando nel suo territorio. Come tutti, quel giorno, ho avvertito un pesante senso di allarme, di tristezza, di indignazione. A questi sentimenti si è subito affiancato il pensiero degli ucraini svegliati dalle bombe. E, pensando a loro, mi sono venute in mente queste parole: "Questa mattina mi sono svegliato e ho trovato l'invasor". Sappiamo tutti da dove sono tratte queste parole. Sono le prime di Bella ciao". Queste le parole usate dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella parlando ad Acerra in occasione del 25 aprile dando il senso di cosa significa Resistenza, di cosa significa Liberazione, di cosa significa 25 Aprile.
Una festa cristallizzata, negli anni, tra fanfare e tricolori sul petto, vessilli e coccarde. Una festa che, negli anni ha visto divedersi gli schieramenti, come in un derby di calcio tra Milan-Inter tra chi scendeva in piazza e chi stava a casa, tra chi ringraziava i partigiani per quanto fatto e chi stava zitto, strizzando l'occhio ai peggiori nostalgici. Un dibattito interno, che colorava la quiete di ogni provincia, ogni anno, tra certezze e assenze, tra ricordi e canzoni. Oggi, però, questa festa torna viva, plastico esempio di cosa si fece allora e di cosa c'è da fare oggi uscendo dalla retorica della lezione di storia o della celebrazione standardizzata.
Questa volta la nostra quiete, la nostra pace, i litigi di casa nostra sono ''turbati'' da quanto sta accadendo in Ucraina con un esercito invasore e un popolo invaso che prima ha tentato di mettere al riparo quanti più bambini e anziani ha potuto e ora sta resistendo con ogni uomo e donna a disposizione, con ogni cittadino nei modi e nelle forme consentiti. Tutti si danno da fare, in un modo o nell'altro, per respingere i russi e preservare la libertà. E la domanda che tutti fanno è ''permetteteci di resistere''.
Lo stanno facendo da soli (non ci sono gli Americani o gli Inglesi alle porte che stanno risalendo il Paese dando fiducia e speranza), compatti (non combattono contro sé stessi come accadde a noi che dovevamo liberarci non solo dai nazisti ma anche dai nostri concittadini fascisti), senza ''colpe'' (noi ne avevamo tante da espiare avendo dato il via ai fascismi nel mondo ed essendo entrati festanti in guerra al fianco di Hitler mentre la loro più grande colpa sarebbe quella di essersi, tutt'al più, comportati da Stato sovrano quale erano e speriamo restino, avvicinandosi, legittimamente, alla Nato).
"Tra gli storici c'è concordia nell'assegnare il titolo di resistente a tutti coloro che, con le armi o senza, mettendo in gioco la propria vita, si oppongono a una invasione straniera, frutto dell'arbitrio e contraria al diritto".- ha proseguito Mattarella ad Acerra -. Questo tornare indietro della storia rappresenta un pericolo non soltanto per l'Ucraina ma per tutti gli europei. Avvertiamo l'esigenza di fermare subito, con determinazione, questa deriva di guerra prima che possa ulteriormente disarticolare la convivenza internazionale, prima che possa tragicamente estendersi. Questo è il percorso per la pace, per ripristinarla; perché possa tornare ad essere il cardine della vita d'Europa. Per questo diciamo convintamente: viva la libertà, ovunque. Particolarmente ove sia minacciata o conculcata".