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Pendolare molestata sul treno, Nudm: “Non vogliamo essere ghettizzate in vagoni rosa, dobbiamo essere libere di attraversare qualsiasi spazio senza paura”
Dopo l’episodio della donna molestata a bordo di un treno, intervengono le attiviste di Non Una di Meno: “Chiediamo un interfono nei vagoni con il quale, al bisogno, raggiungere immediatamente il capotreno. Vogliamo essere libere di attraversare qualsiasi spazio, a qualunque ora senza temere di essere aggredite”

TRENTO. “Non vogliamo vagoni rosa, non vogliamo essere ghettizzate, vittimizzate, scortate. Vogliamo essere libere di attraversare qualsiasi spazio, a qualunque ora senza temere di essere aggredite”. Così le attiviste di Non Una di Meno Trento commentano la vicenda che loro stesse hanno portato alla luce e che coinvolge, suo malgrado, una giovane donna molestata mentre si trovava sul treno per andare al lavoro.
Come emerge dal racconto, la pendolare, si è trovata di fronte un uomo che fissandola ha iniziato a masturbarsi. Inutili i tentativi di identificare il soggetto, quando la donna è riuscita a raggiungere il capotreno l’uomo si era già dileguato. Poi la denuncia alla polizia ferroviaria anche se non vi sono certezze che l’uomo venga identificato.
“Per questo vogliamo che tutte le figure professionali che operano in un contesto di mobilità ferroviaria controllino e mantengano la sicurezza di tutti gli spazi”, affermano le attiviste. “Questo è possibile solo attraverso una formazione che si occupi di violenza contro le donne”.
Da Nudm vengono proposte anche delle soluzioni pratiche che potrebbero contribuire a migliorare la sicurezza a bordo dei treni. “Per esempio si potrebbe dotare ogni singolo vagone di un mezzo di comunicazione veloce, come un interfono, con il quale, al bisogno, raggiungere immediatamente il capotreno. Ci pare evidente che il concetto di violenza, che ancora oggi è valutata attraverso le lenti del patriarcato intento a conservare i privilegi degli uomini, debba essere rivisto”.