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"Veniamo additati come filo-putiniani, ma vogliamo solo costruire la pace". Dal Centro Astalli a Farete, le Acli trentine presentano l'appello pacifista contro la guerra in Ucraina
L'appello "Preparare la pace", firmato da diversi esponenti della società trentina, intende promuovere un altro punto di vista sulla guerra in Ucraina: quello della nonviolenza, dell’interposizione politico/diplomatica e della crescita di una vera cultura di pace: "Non intendiamo la pace come assenza di guerra, ma di una pace attiva"

TRENTO. "Veniamo additati come gente che si gira dall'altra parte o filo-putiniani. Vogliamo cercare di costruire assieme dei ragionamenti, che implicano un cambiamento profondo. Per arrivare alla pace bisogna darsi il tempo di costruirla. Preparare la pace significa investire nella cultura della pace". Con queste parole Massimiliano Pilati, presidente Forum Trentino per la Pace e di Diritti Umani, presenta l'appello pacifista "Preparare la pace" nella sede della Acli trentine.
Il messaggio, sottoscritto da diversi esponenti della società trentina, intende promuovere un altro punto di vista sulla guerra in Ucraina: quello della nonviolenza, dell’interposizione politico/diplomatica e della crescita di una vera cultura di pace.
"Non intendiamo la pace come assenza di guerra - commenta Ilaria Pedrini di Economia disarmata-Movimento dei Focolari - quello che si intende è una pace attiva che si attua tutti i giorni della nostra vita. La pace si costruisce con l'educazione e la gestione nonviolenta dei conflitti. Ricordiamoci che le bombe prodotte in Italia stanno ammazzando dei civili".
L'appello è stato firmato da diverse personalità della comunità trentina, giornalisti, registi, professori, politici: "In questo momento così tragico per la guerra in corso in Ucraina e denso di incognite per le sorti dell'umanità - sostengono - noi vogliamo guardare al futuro e scegliamo di preparare la pace. Siamo consapevoli che si tratta della strada più difficile, perché si scontra con il paradigma degli antichi (si vis pacem para bellum) che poi è rimasto lo stesso dei moderni, perché l'attitudine alla guerra ha accompagnato la vicenda umana e perché questo ci richiede di fare i conti con la parte più inconfessabile della nostra natura".
Michele Nardelli, ricercatore e saggista aggiunge: "Per fermare tutto questo non occorre solo il cessate il fuoco, pure urgente e indispensabile. E' necessario un cambiamento profondo dei paradigmi che ci hanno portati sin qui, un’altra impostazione, un modo diverso di governare il mondo ormai globalizzato".
Come scriveva Mohandas Karamchand Gandhi "la nonviolenza è una lotta contro l'ingiustizia più attiva e più concreta della ritorsione, il cui effetto è solo quello di aumentare l'ingiustizia".
Non accettando il terreno delle armi e della violenza quindi, si rovescia il tavolo, s'impone un altro terreno di confronto, "paradossalmente ancor più radicale perché nella nonviolenza i fini e i mezzi dell'agire richiedono coerenza. Passare da 25 a 38 miliardi di euro l'anno per le spese militari di un paese come l'Italia che 'ripudia la guerra' (art.11 della Costituzione Italiana) vuol dire una cosa sola, aumentare l'ingiustizia".
L'Ucraina è parte integrante dell'Europa, "noi pensiamo che l'Europa debba svolgere un ruolo cruciale nel porre fine alla guerra ed essere al centro di una soluzione stabile del conflitto in corso". Una regione europea come il Trentino- Alto Adige, proseguono i firmatari, "può ben poco di fronte alla dimensione di una guerra che coinvolge le strategie dei potenti della Terra, di fronte alle quali il diritto internazionale e le stesse Nazioni Unite sono messe all'angolo, anche per effetto di un sistema in larga misura obsoleto e di una riforma auspicata da decenni ma mai realizzata, ed esautorate dai forum dei paesi arricchiti".
Eppure "crediamo nella diplomazia dal basso che, verso l'Ucraina come in passato in altri ambiti di conflitto acuto, ha saputo e sa realizzare una forte capacità di mobilitazione, di prossimità e anche di relazioni improntate al dialogo e alla pace".
In questo solco si muove la proposta di dar vita in questa terra ad un Cantiere di pace che si propone i seguenti ambiti di azione, dalla solidarietà, interposizione nonviolenta, autogoverno e stato di diritto, all'Europa delle regioni, sobrietà e responsabilità.
"Sono questi i titoli dell'agenda di lavoro di un Cantiere di pace che intende riprendere e valorizzare le esperienze migliori che questa terra – proseguono - anche grazie a un uso intelligente e creativo dell'autonomia, ha saputo realizzare proprio sul terreno della diffusione della cultura della pace, dell'approccio nonviolento verso i conflitti, della formazione e della diplomazia popolare. Nello specifico, l'intento è quello di mettere sul tavolo del confronto proposte che possano indicare vie d'uscita praticabili nonché una piattaforma di impegni e relazioni per il futuro di un paese, l'Ucraina, che guarda all'Unione Europea".
Le Acli ricordano anche l’incontro pubblico di sabato prossimo, 16 aprile, dalle 9.30 alle 12:30, al Centro per la Cooperazione Internazionale (ex Convento degli Agostiniani, in vicolo San Marco 1 a Trento. L'appuntamento sarà dedicato all’avvio di un “Cantiere di pace” per la promozione di interventi in favore di una soluzione nonviolenta del conflitto ucraino a partire dalle posizioni e dalla testimonianza espresse da papa Francesco.