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Doppia cittadinanza, Paolo Primon lancia la petizione: ''Non dimenticate il Tirolo italiano, un diritto che ci appartiene''

L'obiettivo è quello di raggiungere 10 mila firme entro ottobre.  In previsione gazebi e incontri sul territorio per fare centro. Paolo Primon: "Serve l'unità di tutti, oltre le appartenenze politiche: un senso di unità popolare per affermare la vera identità del nostro passato, ma anche un'opportunità in più per il futuro del nostri figli"

 

Di Luca Andreazza - 28 aprile 2018 - 15:44

TRENTO. "Chiediamo la doppia cittadinanza austriaca-italiana per i trentini tirolesi di lingua italiana, ma anche ladini, cimbri e mocheni: questo è un diritto storico, oltre che una vera unione e tutela delle minoranze nell'Euroregione tirolese", queste le parole di Paolo Primoncomandante della Schützenkompanie Trient Major Giuseppe de Betta, che lancia una petizione popolare per portare la causa in Austria.

 

Obiettivo? "E' ambizioso - aggiunge Primon - ma possibile, dobbiamo raggiungere dieci mila firme per ottobre, oltre alle 2 mila già raccolte. Serve l'unità di tutti, oltre le appartenenze politiche: un senso di unità popolare per affermare la vera identità del nostro passato, ma anche un'opportunità in più per il futuro del nostri figli". In previsione gazebi e incontri sul territorio per fare centro.

 

In questa operazione la Schützenkompanie Trient Major Giuseppe de Betta parte dalle firme già raccolte, ma anche dai dati del Servizio statistica della Provincia dei residenti appartenenti alla popolazione di lingua ladina, mochena e cimbra che supera quota 21 mila unità, 21.282 per la precisione.


A questo si aggiunge l'incontro a Vienna al Ministro degli esteri per perorare la causa della doppia cittadinanza: "L'appartenenza austriaca - spiega il comandante - non si ferma a Salorno, ma va da Kufstein a Borghetto d'Avio. Nonostante molte pressioni politiche contrarie alla nostra partecipazione nella discussione della doppia cittadinanza, abbiamo firmato un documento d'intenti".

 

Tra gli argomenti anche la toponomastica, come "Il cambio - dei cognomi dei trentini tirolesi nel dopoguerra, ma anche dei nomi dei paesi in epoca fascista, oltre a tutti i soprusi subita dalla popolazione non si è allineata alle direttive italiane".

 

 

Una doppia cittadinanza rilanciata in modo quasi ciclico, ma che subisce anche altrettante battute d'arresto. "Se si verifica una volontà popolare molto forte si può fare risultato anche per i tirolesi di lingua italiana. In questa istanza dobbiamo comprendere il Tirolo storico e guardare anche alle zone di Pedemonte, Val Vestino e Cortina d'Ampezzo".

 

E il riferimento corre all'Alto Adige. "Qui - evidenzia Primon - si guarda al Triveneto, un artifizio fascista. I risultati della politica provinciale è evidente: i nostri cugini, che mantengono un'identità è migliore sotto tutti i punti di vista, come conferma il livello del Pil. L'Austria non deve abbandonare il Trentino solo perché i nostri rappresentanti rivolge il proprio sguardo a Roma". 

 

La Schützenkompanie Trient Major Giuseppe de Betta cerca di superare le divisioni per raggiungere l'obiettivo. "Spero di convincere - commenta Primon - tutte le associazioni storiche culturali, Kaiserjäger, Standschützen e Schützen, ma anche appassionati di storia tirolese e tutti i trentini che vogliono avere un'ulteriore opportunità, libertà di scelta e mantenere la specificità del territorio. Non vogliamo dividere, ma unire: la mescolanza è bella".

 

Tante le domande che Primon pone in materia doppia cittadinanza. "A chi può dare fastidio? A chi reca danno? Non sarebbe meglio avere altre opportunità? Come mai in Europa ci sono stati con più cittadinanze? Quale problema crea all'Italia?". A breve giro arriva anche la risposta: "Dobbiamo dare un senso alla nostra vita - dice - alla nostra vita per non diventare uomini senza qualità perché una persona senza identità e cultura è senza qualità: abbiamo l'obbligo nei confronti delle generazioni future".

 

Il prossimo passo sarà verso dicembre: "Un altro incontro - conclude Primon - per conquistare un diritto che ci appartiene".


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