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Governo, Italia Viva pronta ad abbandonare la maggioranza. Conzatti: ''Il Premier non ha capito che serve un cambio di passo. Dialogo con il centrodestra? Lo escludo''
Ieri sera Italia Viva si è astenuta sul voto per il Recovery Fund ed oggi le ministre Bellanova, Bonetti e il sottosegretario Scalfarotto sono pronti a dimettersi. Conzatti: "Nel provvedimento votato ieri sera non sono stati risolti tutti i nodi. Il premier non ha capito che serve un cambio di passo per questo nuova fase di ricostruzione dell'Italia''

TRENTO. Oggi potrebbero arrivare le dimissioni delle due ministre di Italia Viva, Teresa Bellanova ed Elena Bonetti assieme a quelle del sottosegretario Ivan Scalfarotto. Se questo passo verrà compiuto, si entrerà nel vivo di una crisi di governo in piena pandemia con dei risvolti ancora molto incerti.
Nel corso della notte, intanto, il Consiglio dei ministri ha approvato finalmente il Recovery Plan. Il piano, chiamato anche “Next Generation Italia” che ha come obiettivo quello di far uscire il Paese dalla crisi. Si tratta di 160 pagine con i programmi con i quali il Governo italiano investirà nel periodo 2021 - 2026 i circa 209 miliardi messi a disposizione dalle UE e consistenti sia in prestiti che in sovvenzioni.
Ieri sera nel voto in Consiglio dei Ministri le rappresentanti di Italia viva si sono astenute. Quest'oggi alle 17.30 è prevista la conferenza di Renzi con Bellanova, Bonetti e Scalfarotto.
“Il nodo politico che è rimasto irrisolto e che ci ha portato a questa situazione è l'incomprensione da parte del premier della necessità di un cambio di passo sia nel metodo che nei contenuti” ha spiegato a ilDolomiti, la senatrice di Italia Viva Donatella Conzatti, segretaria della Quinta Commissione permanente sul Bilancio e segretaria dalla Commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio.
Senatrice Conzatti, Matteo Renzi ha deciso di sfruttare il momento, come hanno spiegato alcuni commentatori politici, per stressare gli equilibri di maggioranza. Ma voi di Italia Viva siete pronti ad un dialogo con il centrodestra?
No, escludiamo questa possibilità. Anche perché più che un centrodestra abbiamo davanti una destra-destra e poco centro. Noi siamo nel campo delle forze europeiste e atlantiste, questo deve essere chiaro.
E se ci fosse un possibile governo Draghi con il centrodestra?
Non lo so al momento, ci saranno eventualmente delle consultazioni e il Presidente della Repubblica Mattarella indicherà alle forze politiche le strade percorribili per ricomporre la crisi.
Ma questa situazione da dove è iniziata?
Per tutto il 2020 la democrazia parlamentare è rimasta molto compressa e lo stesso è stato anche per il dibattito politico. Ha avuto priorità, ovviamente, la situazione d'emergenza pandemica e tutto è stato molto centralizzato dal Governo. Oggi si è aperta una fase nuova, che è quella della ricostruzione e del ridisegno dell’Italia. Questa fase parte con il Recovery Fund e vede ora il coinvolgimento di nuovo del Parlamento e delle varie forze politiche. Il premier, però, in particolare, non ha saputo fino ad oggi interpretare questo passaggio. Credo serva collegialità nelle scelte e un condiviso progetto per il Paese.
In che senso?
Da mesi le forze di maggioranza, tutte, chiedono un cambio di passo, non solo ristori, non più assistenzialismo ma investimenti e ripresa. Chiedono di dare al paese un progetto che permetta di ripristinare un clima di fiducia verso il futuro. Il nodo politico che si è creato, però, sta nella sua mancanza di comprensione di un cambio di prospettiva necessario perché il Recovery Plan è l’ultima vera grande occasione.
Purtroppo ad oggi assistiamo invece ad una escalation nei toni figli anche di un emendamento del Governo molto delicato, un fatto a mio giudizio grave, che dava la governance del Recovery fund ad una task force esterna commissariando di fatto il Governo e la Pubblica Amministrazione. Una questione che ha messo in discussione anche il metodo di lavoro del Governo. In alcuni passaggi è sembrato che l'esecutivo quasi si “proteggesse” con la pandemia invece che proteggere gli italiani dalla pandemia. Come se fosse all'interno di una bolla.
Il Recovery Fund, però, ha visto ieri sera l'astensione dal voto di Italia Viva, perché?
Noi abbiamo fatto un grosso lavoro in questo mese. Il Recovery Plan è stato praticamente riscritto rispetto la bozza che ci era arrivata il 7 dicembre, dopo mesi di mancanza di condivisione. Come Italia Viva già a luglio avevamo chiesto che ci fosse un dibattito in Parlamento ma di questa richiesta non si era fatto nulla fino a quando è comparsa la prima bozza lacunosa e molto sbilanciata su singole e particolari iniziative piuttosto su grandi linee strategiche di investimento sul futuro: green, digitale, infrastrutture, istruzione, sanità, coesione territoriale.
E perché Italia Viva non l'ha votato in Consiglio dei ministri?
Perché ancora alcune cose non vanno. Manca una definizione esatta sulla governance, dobbiamo avere la sicurezza che gli investimenti saranno concretizzati, che arriveranno a terra entro il 2026 per non perdere i fondi UE. Poi c'è il tema sanitario. Per noi questo è centrale perché serve investire sulla medicina territoriale, sugli ospedali. Nella prima bozza erano previsti solo 9 miliardi di euro e siamo riusciti a portarli a 20 miliardi. Ieri sera in consiglio dei ministri Italia Viva ha chiesto che fossero utilizzate le risorse della linea di credito sanitaria del Mes, liberando in questo modo le risorse del Recovery Fund per altri investimenti su giovani e turismo in particolare. Questi nodi non hanno ancora trovato risposta.
Quindi ora cosa accadrà?
Stiamo ancora attendendo che il premier Conte convochi i segretari politici dei partiti che sostengono la maggioranza di governo. Un passaggio politico molto importante, dirimente per il futuro dell’Italia.
Vedremo cosa accadrà nelle prossime ore, alle 17.30 abbiamo convocato una conferenza stampa alla quale parteciperanno le ministre Bellanova, Bonetti e il sottosegretario Scalfarotto.