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Il piano dei contadini per “salvare” le risorse idriche del Trentino. Demagri e Dallapiccola: “La Giunta Fugatti è stata scavalcata e nel frattempo ha cancellato 6 milioni di euro”

I Consorzi irrigui sono riusciti a presentare al Ministero delle politiche agricole una serie di progetti per migliorare la gestione delle risorse idriche in Trentino per un valore di 85 milioni di euro. Demagri e Dallapiccola: “Laddove la politica ha offerto una soluzione impraticabile i contadini si sono saputi arrangiare”

A sinistra i consiglieri Dallapiccola e Demagri. A destra una delle slide presentate dai Consorzi irrigui
Di Tiziano Grottolo - 22 settembre 2021 - 09:51

TRENTO. “Contadino: scarpe grosse cervello fino”. Questo è uno dei tanti detti della saggezza popolare che si tramanda di generazione in generazione anche in Trentino. In un certo senso si potrebbe dire che quanto avvenuto nella partita che riguarda l’accesso ai fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) confermi l’antico adagio. Il sistema dei Consorzi irrigui e di miglioramento fondiario con la Federazione, cioè l’ente che riunisce circa 230 consorzi per un totale di 12.500 ettari irrigati, hanno presentato al Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali quasi 85 milioni di euro di interventi da finanziare con i fondi del Pnrr. Progetti che puntano a migliorare la gestione delle risorse idriche in Trentino.

 

Il retroscena è che i consorzi hanno di fatto deciso di bypassare la Provincia e, senza attendere le proposte “politiche”, hanno optato per presentare i propri progetti. A quel punto da Piazza Dante non hanno potuto fare altro che avallare le proposte dei consorzi. Non solo, perché la Giunta Fugatti ha dovuto subire un secondo smacco. Fra i progetti presentati dai consorzi non c’è traccia di quello sponsorizzato dalla maggioranza leghista che prevedeva la realizzazione di un impattante collegamento irriguo che avrebbe dovuto prelevare l’acqua dal torrente Noce (nella zona di Peio) per pomparla fino alla Val di Non. Una soluzione che aveva incontrato la ferma opposizione anche del Comitato permanente per la difesa delle acque del Trentino.

In altre parole mentre la Giunta Fugatti era impegnata a presentare un ddl “urgente” (peraltro ampiamente criticato sia nei contenuti che per le modalità attraverso le quali è stato presentato) sulle “prestazioni extra per i consorzi di bonifica” i contadini si sono arrangiati predisponendo per i vari territori i relativi progetti che ora sono in attesa dell’approvazione da parte del Ministero.

“I consorzi della zona di Cles, Tuenno e Nanno sono quelli che più patiscono una carenza d’acqua – spiegano i consiglieri provinciali Michele Dallapiccola e Paola Demagri – per questo nella passata legislatura avevamo lanciato una serie di proposte per interconnettere le infrastrutture di cumulo della Val di Non in modo che potessero sostenersi a vicenda. La Giunta ha la responsabilità di aver cancellato questo progetto (già finanziato con 6 milioni di euro ndr) per avanzare delle proposte peregrine pescando acqua dal Noce in val di Peio”.

In particolare sono due i progetti presentati dai consorzi che di fatto rendono inutile l’opera pensata dalla Giunta. Il primo, proposto dal Consorzio di miglioramento fondiario della Val di Non prevede la realizzazione di un impianto di pompaggio dal lago di Santa Giustina a servizio dei consorzi di Tuenno e Nanno. Una spesa da 4,5 milioni di euro. Il secondo, del consorzio acquario di miglioramento fondiario di Cles, prevede l’ammodernamento della condotta irrigua Rabbi-Cles. Andando a “rattoppare” un impianto desueto che presenta delle perdite e per questo sperpera parte della preziosa acqua che invece dovrebbe irrigare i campi. Costo dell’operazione 17,5 milioni di euro.

 

“Non è detto che tutti i progetti siano ammessi a finanziamento – osservano Demagri e Dallapiccola – eventualmente la spesa potrebbe comunque essere coperta dalla Provincia. Le proposte presentate dai consorzi superano l’esigenza di realizzare il collegamento idrico fra la Val di Peio e la Val di Non. In pratica laddove la politica ha offerto una soluzione impraticabile i contadini si sono saputi arrangiare. Ciò che dispiace – concludo i due consiglieri – è che queste soluzioni erano già state prospettate nel precedente ‘Piano acqua della Val di Non’ che avevamo redatto a suo tempo, senza dimenticare che nel frattempo sono andati perduti anche i 6 milioni che avevamo stanziato”.

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