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Una “nuova” San Patrignano alle caserme delle Viote in Bondone? Zanella: “Anacronistico”
Secondo alcune indiscrezioni alle ex caserme austroungariche delle Viote si vorrebbe creare una comunità di recupero sul modello della discussa San Patrignano. L’interrogazione di Zanella, appoggiata anche da Sinistra Italiana: “L’isolamento sociale come strumento riabilitativo rappresenta un modello anacronistico per trattare le dipendenze”

TRENTO. “Ogni società ha tanti tossici quanti se ne merita”, aveva esordito così Federico Samaden appena nominato dal presidente della Provincia, Maurizio Fugati, alla guida “dell’ufficio anti-droga” che avrebbe dovuto combattere consumo di stupefacenti, dispersione scolastica e carenza educativa in Trentino. Era il giugno 2019 e in quel periodo la Giunta leghista aveva indossato l’elmetto per combattere la sua crociata contro la droga, con Fugatti che parlava di un “clima da vera e propria guerra”. I risultati su questo fronte sono stati scarsi e la guerra è ben presto finita in soffitta tanto che Samaden, già dirigente dell’Istituto Alberghiero di Rovereto-Levico Terme e collaboratore della ‘Onlus San Patrignano’, ha potuto aggiungere una nuova carica al suo curriculum: quella di presidente della Fondazione Demarchi.
Ora però, con la pandemia che sembrerebbe pronta per essere archiviata dalle parti di Piazza Dante potrebbe essere arrivato il momento di rispolverare il vecchio cavallo di battaglia della lotta alla droga. “A quanto pare – afferma il consigliere di Futura Paolo Zanella – la Fondazione Demarchi nell’estate 2021 avrebbe avviato, con il contributo di consulenti esterni, un percorso di progettazione di una nuova iniziativa educativa, di carattere residenziale e comunitario, alle ex caserme austroungariche delle Viote”.
Secondo le indiscrezioni raccolte da Zanella, che sul tema ha depositato un’interrogazione, sul Bondone si vorrebbe aprire una sorta di comunità di recupero sul modello di San Patrignano. Peraltro lo stesso Samaden era stato direttore a San Vito di Pergine della sezione trentina della comunità fondata da Vincenzo Muccioli negli anni ‘70.
A far insospettire il consigliere di opposizione ci sono anche alcuni provvedimenti promossi dalla Giunta Fugatti che ora consentono alla Provincia di stipulare accordi di programma con la Fondazione Demarchi. Non solo, perché nel luglio 2021 il Collegio dei membri istituzionali ha modificato lo statuto della stessa Fondazione introducendo come elemento fondamentale l’azione diretta di carattere educativo con i giovani e inserendo tra le attività anche quelle di “progettare, mantenere e svolgere manifestazioni, esibizioni, convegni, dibattiti, scuole, centri formativi e educativi” e di “contrasto alla povertà educativa, alla dispersione scolastica e a ogni dipendenza patologica”.
Dal canto suo Zanella definisce “quanto mai sospetto” il tempismo con il quale è avvenuta la modifica delle norme provinciali e il conseguente “aggiornamento” dello statuto della Fondazione Demarchi. Da quanto trapelerebbe inoltre, il progetto educativo che si vorrebbe realizzare nell’isolato contesto delle Viote sarebbe già stato condiviso con alcuni enti e associazioni del territorio. Un modo per tastare il terreno anche in vista di un’eventuale partnership con la Provincia, che però già finanzia altre comunità dedicate alla riabilitazione di persone (compresi i giovani) con problemi di dipendenza. Realtà che operano con un approccio in grado di farsi carico della complessità del fenomeno. “L’isolamento sociale come strumento riabilitativo – conclude Zanella – rappresenta un modello anacronistico per trattare il disagio sociale e le dipendenze”.
Nel frattempo l’iniziativa del consigliere di Futura si è guadagnata l’appoggio di Sinistra Italiana: “Senza entrare nel merito di un’esperienza controversa come quella di San Patrignano – afferma la segretaria Renata Attolini – l’idea di un riproporre un modello obsoleto di recupero delle dipendenze sulla montagna di Trento ci preoccupa per l’approccio sia alla montagna che ai giovani che sarebbero lì segregati”.
Per Sinistra Italiana occuparsi di contrasto alla dispersione scolastica, di prevenzione del disagio e di recupero sociale è compito difficile e complesso, ma proprio per questo non può e non deve essere delegato a una fondazione, come la Demarchi, che opera in autonomia piuttosto che in sinergia con l’ente pubblico. Da qui la richiesta rivolta alla Provincia affinché si occupi di potenziare le risorse su scuola, welfare e sanità pubblica, “per puntare sull’innovazione e sulla sua possibilità di diventare laboratorio di pratiche inclusive”.