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Crisi Giunta, Fugatti e il disastro politico di chi vuol fare da sé (e non è capace di farlo): dallo scoglio del presidente del Consiglio al mandato a scadere tutto gioca a suo sfavore

A poche ore dal varo della Giunta la doccia gelata di Fratelli d'Italia che si sfila dall'esecutivo. Gli accordi traditi sulla vice presidenza aprono subito una crisi di maggioranza 

Di Luca Andreazza - 19 novembre 2023 - 05:01

TRENTO. Rapporti difficili, un accordo tradito, la vice presidenza finita sulla spalle di Achille Spinelli invece che di Francesca Gerosa, le deleghe assessorili convincono poco e così la 17esima legislatura si apre in maniera inedita per il Fugatti-bisuna crisi di maggioranza. Un terremoto servito a strettissimo giro. Il presidente della Provincia ha ufficializzato la squadra di governo (Qui articolo) e una manciata di ore dopo ecco il passo indietro del partito di Giorgia Meloni dall'esecutivo (Qui articolo con la nota completa). Le dimissioni sono effettivamente sul tavolo oppure è un bluff? Ancora non è dato sapere con certezza. 

 

C'è nervosismo ma Fratelli d'Italia lascia intuire che c'è ancora margine per ricucire e che è ancora parte della maggioranza (se non altro nella nota ufficiale non si chiarisce che si va all'opposizione con le conseguenze del caso), ma il tempo è poco. Se è "teatro" e semplice posizionamento si vedrà. La strada della sfiducia al governatore è difficile, l'elezione è infatti diretta, il Consiglio provinciale si dissolverebbe e si tornerebbe a votare. A quel punto Fugatti non potrebbe candidarsi alla guida della Provincia per aver raggiunto il limite dei mandati. Una extrema ratio che vorrebbe dire rimettere in gioco tutto e tutti. Una soluzione che appare troppo ardita anche per i teologi della coerenza.

 

Nel frattempo le scadenze incombono. All'inizio della prossima settimana è atteso il primo vertice del nuovo esecutivo, ma due sedie resteranno vuote mentre venerdì 24 novembre i riflettori si accendono su un'altra tappa che molto potrebbe dire sui rapporti all'interno della maggioranza: c'è la nomina del presidente del Consiglio provinciale. E si gioca già sui numeri perché la Lega rischia di andare già sotto nella votazione. Il punto di partenza è che serve qualche semaforo verde anche dalle minoranze e solitamente la seconda carica provinciale viene occupata da una figura gradita anche dalle opposizioni. I 5 tasti di Fratelli d'Italia sono già decisivi sulle sorti della scelta e le trattative non sembrano ancora essere partite. Ferme anche le discussioni sugli assessorati regionali e sui presidenti della Commissioni. Ma d'altra parte non sembrano esserci state grandi discussioni neppure sugli assessori provinciali per arrivare a questo punto. 

 

E intanto il Trentino si scopre anche scacchiera delle prove di forza nazionali. Difficile non ci sia stato l'avallo o almeno un consulto con Matteo Salvini prima di colpire così duramente Fratelli d'Italia, partito apparso uscito umiliato e malconcio dalle decisioni sulla composizione della Giunta provinciale, e lanciare in qualche modo un segnale a Meloni con la premier che mantiene un forte appeal popolare e che avrebbe spiazzato la Lega nella Capitale. Resta da pesare se sia anche un modo per marcare il territorio e il perimetro d'azione ma anche per distogliere un po' d'attenzione dalla decisione del ministro delle infrastrutture di salvare i fondi Pnrr destinati alla Lombardia ma forse non quelli al Trentino (Qui articolo). 

 

A ogni modo messo all'angolo, il partito di Meloni non ha digerito le scelte comunicate a poche ore dalle scadenze di legge. Eppure nel pomeriggio il presidente era apparso sereno nel suo aperitivo con Roberto Paccher. L'assegnazione delle deleghe ha riacceso i mai sopiti malumori tanto a Trento quanto a Roma. Nonostante il faticoso percorso di convergenza prima delle elezioni, il governatore ha disatteso la promessa della vice presidenza. Non solo Gerosa si è trovata con il pacchetto delle competenze in capo a Bisesti notevolmente depotenziato. Deleghe importanti ma pur sempre senza università e ricerca, anche queste andate nelle mani di Spinelli. Poco soddisfacente anche l'assessorato assegnato a Cia. Decisioni che sarebbero state vissute come uno sgarbo. 

Tensioni che partono da lontano. Un braccio di ferro che si trascina dalla scorsa legislatura con Fratelli d'Italia che ha sempre professato lealtà alla coalizione di centrodestra ma con più di qualche divergenza. A innervosire l'assenza di dialogo. Da lì la decisione di mettere in campo Gerosa come candidata presidente. Mesi di tensioni, poi il passo indietro del partito di Giorgia Meloni con la vice presidenza in cascina. 

 

Complice un centrosinistra praticamente evanescente, Lega e Fratelli d'Italia han giocato a fare maggioranza e opposizione con il risultato di una campagna elettorale che tra i due partiti non è stata tutta rose e fiori, con molti distinguo tra le due compagini e con Fugatti che non ha mai risposto alle proposte e che anzi è apparso legarsi a doppio filo con il Patt, un progetto risultato fallimentare nel centrodestra, fagocitato da Progetto Trentino e dagli Autonomisti Popolari con l'elezione di Tonina, Kaswalder e Bosin arrivati all'ultimo.

 

Il partito di Giorgia Meloni si è trovato a doversi "difendere" nei confronti di parte dell'elettorato per aver compiuto il passo di lato e esserci arreso sulla vice presidenza ha comunque contribuito a superare il 40% e il raggiungimento del relativo premio di maggioranza. La larga vittoria, con Lega e Fratelli d'Italia che hanno piazzato 5 esponenti nel Consiglio provinciale, sembrava poter appianare le divergenze. Ma il percorso si è rivelato più accidentato del previsto e ora ci sono da stuccare le crepe.

 

Nessuno parla, l'unico è Urzì. "La nota ufficiale - spiega il commissario provinciale di Fratelli d'Italia in Trentino - è sufficientemente esplicativa e non serve aggiungere altro. Il partito, da sempre, antepone gli interessi della coalizione agli egoismi e ai personalismi, nell'interesse di tutti i cittadini. Non tradiremo il mandato che tantissimi elettori ci hanno dato lo scorso 22 ottobre in virtù di altre dinamiche che non sono mai appartenute e mai ci apparterranno".

 

Se politicamente la tenuta sembra ancora esserci a fatica, non sarà semplice dal punto di vista umano lavorare fianco a fianco con un presidente che ha deciso di non rispettare gli accordi assunti prima della campagna elettorale e ribaditi più e più volte durante la stessa. "L'aspetto umano non c'entra, stiamo parlando di politica e di impegni presi con gli elettori. Che noi rispettiamo sempre e rispetteremo, pensando sempre e solo al bene del Trentino", conclude Urzì.

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