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Pensionato rischia lo sfratto dalla casa Itea, l’appello: “Luciano ha lavorato una vita in cava non merita tutto questo”

Gli attivisti organizzeranno un picchetto per impedire lo sfratto: “Un pensionato di 66 anni con patologie certificate sta per perdere la casa proprio mentre il prezzo degli immobili schizza alle stelle, questo senza che nessuno gli abbia offerto una situazione dignitosa”

Di Tiziano Grottolo - 12 January 2023 - 19:47

TRENTO. Si chiama Luciano Vitelli il pensionato 66enne che rischia di essere sfrattato dal suo appartamento Itea. La vicenda è stata ricostruita dagli attivisti de “Lo sportello Casa per Tutti” che il prossimo venerdì 27 gennaio organizzeranno un picchetto (come già avvenuto in altre occasioni) per impedire lo sfratto. “Luciano – spiegano – ha lavorato per una vita in cava e ora rischia di rimanere senza casa, non merita questo”.

 

Il 66enne, fino al 2017, viveva nell’appartamento Itea con la madre. Successivamente è subentrato, diventando lui stesso intestatario del contratto nel 2018 quando le condizioni di salute della madre si sono aggravate e per questo è stata affidata alle cure di una Rsa. Da quando è in pensione Vitelli percepisce un reddito di circa 23.000 euro lordi annui (che è rimasto bene o male invariato nel tempo). “A Itea paga circa 390 euro tra affitto e spese condominiali – dichiarano gli attivisti – per una casa ricoperta di crepe, muffe e quant’altro, che cerca di sistemare poco a poco dopo anni e anni di mancata manutenzione da parte della società”.

 

Com’è noto, per poter accedere a un alloggio Itea, e successivamente mantenerlo, è necessario presentare un indicatore Icef che non ecceda un determinato coefficiente. “Tra il 2018 e il 2019, non dovendo più versare l’assegno di mantenimento del figlio, l’Icef per l’edilizia pubblica di Vitelli ha superato di poco il tetto previsto da Itea. Per due anni è rimasto invariato, dopodiché con il progredire dell’età e l’aggiornamento dei parametri l’Icef di Vitelli è rientrato negli standard fissati dalla Provincia”. Di fatto, sostengono gli attivisti, il 66enne nel 2022 (visto che l’Icef fa riferimento all’anno precedente) era rientrato nei parametri stabiliti dal regolamento per l’assegnazione di alloggi pubblici.

 

Nel 2020 però, Itea e Servizio Casa del Comune di Trento avevano già dato il via alla procedura di sfratto, concedendo un solo anno di proroga per poter rientrare nei requisiti. Il pensionato purtroppo è rientrato nei parametri solo a proroga scaduta. Così è scattata l’ingiunzione per lasciare la casa, disposta dal Servizio Casa del Comune di Trento su indicazione delle norme del regolamento Itea. Il pensionato ha provato ad attivarsi per cercare alloggi a canone moderato e si è rivolto anche ai servizi welfare e al libero mercato senza trovare soluzioni.

 

“A Trento un bilocale, sempre che si trovi, viene affittato per almeno 650 euro mensili ma la pensione di Vitelli non è una garanzia sufficiente per i proprietari di casa. Basta questo a capire cosa sia l’ingiustizia sociale in Trentino e perché sia divenuta intollerabile”. Peraltro i numeri di questa emergenza si fanno sempre più drammatici. “La situazione è grave – ribadiscono gli attivisti – Vitelli, un pensionato di 66 anni con patologie certificate, sta per perdere la casa proprio mentre il prezzo degli immobili schizza alle stelle, senza che nessuno gli abbia offerto una situazione dignitosa”.

 

Il fatto è che con i lavori che necessità l’abitazione del 66enne è improbabile che questa possa essere rimessa sul mercato in tempi brevi, questo senza contare che si rischia di mettere per strada un pensionato. Perciò dallo Sportello chiedono di lasciare il 66enne nel suo alloggio Itea o perlomeno di lasciargli il tempo di trovare una soluzione alternativa.

 

“Siamo ben consapevoli – concludono gli attivisti – della complessità dei meccanismi che regolano l’edilizia pubblica, l’assegnazione o la revoca di alloggi. Non vogliamo accusare semplicisticamente un solo ente o istituzione, siano Itea, il Servizio casa o chiunque altro. Quella che denunciamo è la mancanza di un’azione plurale e coordinata tra tutti gli enti e le istituzioni coinvolte, di un’azione che metta al centro i soggetti coinvolti, consentendo loro di condurre una vita dignitosa ed esercitare il proprio diritto all’abitare stabilito”.

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