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''Punti nascita Cles e Cavalese, pagati gettonisti più di 10mila euro per 8 giorni di lavoro. Sanità pubblica sempre più privatizzata, intervengano i magistrati''

La Uil con il segretario provinciale Alotti e quello della Fpl-Sanità Varagone  prendono una posizione netta rispetto alle manovre ''di propaganda politica'' della Giunta Fugatti per tenere aperti due punti nascita che insieme fanno poco più di 370 parti all'anno quando anche per ottenere la deroga ne dovrebbero fare più di 1.000. ''Sono platealmente sotto utilizzati e sempre meno giustificati e giustificabili. E poi ci sono le liste di attesa con tempi insostenibili che spingono gli utenti verso il servizio privato''

Di L.P. - 31 maggio 2023 - 17:17

TRENTO. ''Il costo per 8 giornate di lavoro di più di 10mila euro al mese per un servizio che ormai è platealmente di pura facciata, è francamente intollerabile, anche perché si configura, all’avvicinarsi delle elezioni provinciali, come una banale mossa di propaganda politica della Giunta Fugatti''. Commenta così la Uil del Trentino con il suo segretario provinciale Walter Alotti e quello della Fpl-Sanità Giuseppe Varagone la notizia che l’assessorato alla salute avrebbe previsto un ulteriore aumento del compenso per i medici gettonisti che in qualità di pediatri in libera professione lavoreranno nei punti nascita di Cavalese e Cles, per garantirne la regolare apertura.

 

Una manovra che per il sindacato ha il sapore puramente elettorale. Un tentativo di mantenere aperte delle strutture che ormai sono sempre più in difficoltà sia nel garantire gli organici minimi operativi (i bandi dell'Apss vanno deserti e riuscire ad avere personale stabile in queste strutture periferiche, dove il lavoro è ridotto e quindi la professionalità stessa di chi vi presta servizio rischia di non migliorare, è sempre più difficile) sia i numeri di parti necessari a poter giustificare una presenza sul territorio. Oggi infatti solo il 7,7% dei bambini nasce negli ospedali periferici. Nel 2021 i bambini nati nelle due strutture sono stati solo 305 in totale e nel 2022 a Cles ci sono stati 242 parti, mentre a Cavalese nasce un bimbo ogni tre giorni. I parti sono stati 132 (per un totale di 374 parti). Tutto ciò a fronte del fatto che per tenere aperto un punto nascita in deroga servirebbero almeno 500 parti e che, quindi, le due strutture dovrebbero almeno avvicinarsi ai 1.000 parti all'anno.

 

Ci sono poi le questioni economiche. ''Il costo, per 8 giornate di lavoro, di più di 10.000 euro al mese, per un servizio che ormai è platealmente di pura facciata, è francamente intollerabile'' spiegano i due segretari della Uil che spiega come la Giunta Fugatti si sia dimostrata incapace di ''rallentare il decadimento e la privatizzazione manifesta del Servizio sanitario provinciale. Queste risorse vengono poi spese per tenere in piedi gli ormai imbarazzanti servizi “punti nascita” di Cles e Cavalese, platealmente sotto utilizzati e sempre meno giustificati e giustificabili. Ci chiediamo poi come mai i punti nascita di Arco, Tione e Borgo, a differenza di Cles e Cavalese sono stati chiusi tempestivamente?''.

 

''Un altro tema che vogliamo evidenziare all’opinione pubblica è quello delle liste d’attesa: siamo davanti ad un’azienda sanitaria incapace di dare risposte a tutti quei cittadini che ne hanno di bisogno. Basta pensare che i tempi per poter accedere ad una visita specialistica o per un esame strumentale (RX, Prelievi, Risonanza Magnetica ecc.) sono diventati insostenibili, tranne che gli stessi si rechino in strutture private, opportunatamente convenzionate, pagando di tasca propria. La Uil ritiene che a questo punto la vicenda dovrebbe interessare la magistratura contabile: la sanità pubblica non può essere strumento, peraltro a spese dei contribuenti, di battaglie politiche demagogiche di così basso livello''.

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