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Sulle rotte dei migranti, Gorizia e Zagabria: il problema? Cercare di coinvolgere la comunità
Le volontarie ci spiegano che la sfida è far collaborare al cittadinanza. L'attenzione - sia positiva che negativa - è alta solo nei momenti di affluenza maggiore, quando il fenomeno è più evidente e sotto gli occhi di tutti

ROTTA ZAGABRIA. Prima puntata del diario di On The road - Sulle rotte dei migranti tenuto da 20 ragazzi e ragazze che si sono divisi in tre gruppi per percorrere le rotte dei migranti: una verso la Francia e Calais, una verso il Sud Italia e un'altra verso la rotta balcanica e la Bosnia.
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Siamo partiti da Trento alle 7.00 in direzione Zagabria.
Come prima tappa ci siamo fermati a Gorizia, città da sempre percepita come zona di confine, quindi di transito. Qui, si era venuta a creare una delle cosiddette jungle lungo le rive dell'Isonzo dove i migranti vivevano come potevano in comunità; dopo lo smantellamento avvenuto l'anno scorso ognuno ha dovuto trovare la propria strada tra centri di accoglienza e a altre soluzioni.
Stamattina ci hanno accolti Monica e Lucia, due volontarie dell'associazione “Insieme per voi”, impegnate nell'assistere i migranti in transito o richiedenti asilo. Nella piccola sala che ogni notte ospita cinquanta ragazzi, ci hanno raccontato delle difficoltà a rapportarsi con la cittadinanza e con le autorità locali. Si è respirato comunque uno spirito desideroso di cambiamento, stimolato anche grazie ai giovani volontari universitari fuori sede che contribuiscono nel servizio mensa, all'insegnamento dell'italiano, ma anche solo ascoltando le storie dei ragazzi.
Nel pomeriggio abbiamo infine raggiunto Zagabria, giusto in tempo per l'appuntamento con Sara, una giovane volontaria della ONG Centre for Peace Studies (Centro Studi per la Pace) che ci ha introdotto alla complessa situazione di asilo e accoglienza dei migranti, di cui lei si occupa. Il suo racconto si è sviluppato in particolare a partire dal 2015, l'anno della cosiddetta “crisi migratoria” che altro non è che una crisi umanitaria dovuta all'incapacità europea e mondiale di rispondere al fenomeno.
Gli argomenti sono tanti ed intensi, ma molto di ciò che ci ha raccontato Sara ha diversi punti in comune con le parole delle volontarie di Gorizia, sopratutto per quanto riguarda il coinvolgimento della comunità cittadina: in entrambi i casi l'attenzione - sia positiva che negativa - è alta solo nei momenti di affluenza maggiore, quando il fenomeno è più evidente e sotto gli occhi di tutti.
Sara inoltre si è voluta concentrare nella descrizione del caso legale e mediatico scoppiato recentemente in seguito alla morte di Madina, una bambina afghana respinta dalla polizia croata in Serbia e morta travolta da un treno lungo il tragitto, nei pressi di Šid. Sara ci ha infine nominato alcune altre associazioni che a Zagabria si occupano di assistenza alle persone migranti e ai richiedenti asilo; fra queste ha nominato anche “Are you Syrious?” con cui il Centro Studi per la Pace è in stretta collaborazione e che domani mattina incontreremo presso la loro sede.