"Pfas, quando le mamme si incazzano", un viaggio nella più grande contaminazione ambientale d'Italia
Continua il tour di presentazione della video-inchiesta firmata Andrea Tomasi sulla contaminazione delle acque da Pfas, sostanze chimiche usate per impermeabilizzare diversi prodotti. Nel Veneto "granaio d'Italia" c'è un problema che ci riguarda tutti

TRENTO. Sta proseguendo il viaggio di Andrea Tomasi, giornalista trentino già autore di volumi e documentari su temi ambientali, per la presentazione della video-inchiesta “Pfas, quando le mamme si incazzano”, dedicato alla contaminazione delle falde acquifere da Pfas, sostanze chimiche di sintesi prodotte per l'impermeabilizzazione di svariati prodotti. Un viaggio per raccontare “un caso senza precedenti in Italia” di gravissimo inquinamento ambientale già al vaglio degli inquirenti della Procura di Vicenza.
“Sono 9 al momento le figure rinviate a giudizio- esordisce l'autore dell'inchiesta, raggiunto al telefono da Ildolomiti.it- solo i manager della Miteni, azienda che in Veneto produceva i Pfas e che tuttora, guarda caso, si è dichiarata in autofallimento. Ma non solo tra le province di Vicenza, Padova e Verona è stata denunciata la contaminazione. Casi simili sono stati riportati in Lombardia, Piemonte, Toscana, e così via. Stiamo parlando probabilmente della più grande contaminazione avvenuta in Italia, nella seconda falda acquifera più grande d'Europa, con il coinvolgimento, visto la velocità con queste sostanze viaggiano nell'acqua, di più di 800mila persone”.
Il Pfas, acronimo di sostanze perfluoro alchiliche, è un composto chimico utilizzato normalmente per impermeabilizzare tessuti, pentole, carte da forno, pellicole, rivestimenti per contenitori di alimenti, e così via. Sostanze chimiche che non dovrebbero di certo entrare in contatto con l'acqua, men che meno quella degli acquedotti che giunge nelle case di tutti.
“Il professor Carlo Foresta dell'Università di Padova ha dimostrato con degli studi come queste sostanze possano avere effetti deleteri sull'uomo, dai problemi alla tiroide alla fertilità femminile, dalle malformazioni degli organi genitali dei bambini a diversi tipi di tumore- spiega Tomasi- problemi causati dallo sversamento per anni, nelle acque, nella terra, in aria, di queste sostanze chimiche impermeabilizzanti. Immaginiamo una bustina di tè, le acque delle falde si alzano, si contaminano con le sostanze tossiche, e poi la gente beve questi acidi assieme all'acqua, nonostante i filtri messi dalle autorità”.
Il lavoro di Tomasi, autore con Leonardo Fabbri del fortunato “Pesticidi, siamo alla frutta”, nasce dalla richiesta di un gruppo di madri impegnate in Veneto nella difesa della salute della popolazione contro la contaminazione da Pfas. Nasce dall'arrabbiatura di queste mamme contro l'inquinamento per decenni delle falde acquifere condotto da Miteni, azienda produttrice dell'acido in questione, e ignorato per troppo tempo dalle istituzioni, aggiungendo documenti inediti a ciò che già emerge dall'inchiesta della Procura della Repubblica di Vicenza sulla società Miteni, nel territorio di Trissino (Vicenza).
“La Regione Veneto ha installato dei filtri nel triangolo fra le province di Vicenza, Padova e Verona, dicendo che l'acqua è ora utilizzabile anche per fini alimentari. Questo per bloccare le particelle di queste sostanze indistruttibili. Ma le mamme sono arrabbiate- incalza- e non si fidano più delle promesse della Regione, perché dopo anni di prese in giro la fiducia fa come il tubetto di dentifricio, quando lo spremi ed esce, non si ritorna indietro. Per questo moltissimi usano l'acqua minerale anche per lavarsi i denti”.
L'inchiesta di Tomasi parte pertanto dal racconto delle protagoniste di questa lotta. Ricostruisce l'intera vicenda, indagata come detto dalla Procura di Vicenza con un giudizio che attende ben nove accusati per inquinamento delle acque e disastro innominato. “Non ci sono, al momento, amministratori pubblici sotto inchiesta- afferma il reporter- ma Greenpeace ha presentato l'anno scorso un doppio esposto alla Procura e alla Corte dei Conti proprio per verificare le eventuali responsabilità delle amministrazioni pubbliche coinvolte”.
“Nel documentario viene presentato poi un documento inedito che apre degli interrogativi: nel febbraio 2018 Confindustria Veneto ha scritto una lettera al Ministero dell'Ambiente con cui si chiedeva la sospensione della revisione delle Aia, cioè le Autorizzazioni Integrate Ambientali, uno strumento di tutela dei cittadini. Questo blocco doveva avvenire fino a quando non si fossero trovate delle Bat- acronimo di Best Available Practices, cioè delle migliori tecniche disponibili- operazione che richiederebbe un decennio. È un aspetto curioso, perché è chi ha fatto questa richiesta che dovrebbe sperimentare le tecniche migliori e cercare di trovarle. Dire “aspettiamo le Bat e intanto sospendiamo le revisioni dell'Aia” è un po' come voler costruire una casa partendo dal tetto”.
La drammatica situazione dei territori coinvolti, specie nel caso più eclatante del Veneto, ha spinto a muoversi non solo i privati cittadini, ma pure associazioni ed istituzioni. Sono svariate dunque le voci intervistate in questa video-inchiesta, dagli ex operai della Miteni alle “mamme no Pfas”, dal procuratore capo Antonino Cappelleri al ministro dell'Ambiente Sergio Costa, che ha richiesto per il ripristino della situazione nel territorio delle tre province venete una somma di 136,8 milioni di euro. Diverse anche le voci di figure dello spettacolo, coinvolte nella lotta a questa contaminazione dalle Mamme No Pfas (Anna Bonaiuto, Maria Grazia Cucinotta, Michele Placido, Michele Zarrillo).
Non è infatti questione che limita le sue conseguenze ai territori contaminati e alla popolazioni che ivi vivono. Il Veneto rappresenta uno dei “granai d'Italia”, un territorio strategico non solo dal punto di vista industriale ma anche agro-alimentare, con prodotti che giungono sulle tavole di tutta Italia e tutta Europa. Per questo Cappelleri ha affermato che “il problema dei Pfas si pone anche nella catena alimentare”.
Prodotto dalla casa produttrice Wasabi, il documentario verrà presentato alle 21 a Malga Valli, a Trambileno, sabato 10 agosto. “Già ho avuto modo di presentarlo nel corso di festival e rassegne- racconta Tomasi- particolarmente in Veneto, dove il tema è molto sentito. A Roma a settembre ci sarà una doppia presentazione, tanti sono gli incontri fatti e che si faranno. La cosa sta girando anche perché, è necessario evidenziarlo, il problema riguarda tutti”.
Andrea Tomasi è un giornalista professionista. Lavora nella redazione del quotidiano l'Adige. Ha collaborato con l'Atlante delle guerre e dei conflitti del mondo. Si è dedicato a temi ambientali, pubblicando documentari e volumi (“La farfalla avvelenata - Il Trentino che non ti aspetti”, 2012). Per chi fosse interessato è possibile vedere il trailer a questo il link.