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Crisi umanitaria in Bosnia, l’Arci ha riempito i mezzi in partenza: “Non possiamo caricare altri beni”
L’Arci “sommersa” dalla solidarietà dei trentini, la campagna per raccogliere beni di prima necessità da inviare in Bosnia deve chiudere in anticipo: “Promuoveremo nel prossimo periodo altre raccolte restando in contatto con le realtà che operano in Bosnia. Non vogliamo disperdere questa grande solidarietà e, soprattutto, non vogliamo essere spettatori di quello che sta accadendo”

TRENTO. Difficile trovare le parole per commentare la tragedia che si sta consumando in Bosnia, dove circa 3.000 migranti si sono trovati intrappolati mentre cercavano di raggiungere i Paesi dell’Unione Europea, e ora devono sopravvivere senza mezzi e risorse al rigido inverno. In tutta questa desolazione c’è però una notizia che può essere letta in senso positivo: dopo la richiesta dell’Arci infatti, la comunità trentina non si è girata dall’altra parte e ha scelto di attivarsi prestare soccorso alle persone che in questo momento si trovano in grande difficoltà.
Singole persone, associazioni e gruppi informali hanno portato nei locali messi a disposizione dall’Arci una grande quantità di cibo, farmaci, prodotti per l’igiene personale, vestiti, sacchi a pelo, coperte. “Vogliamo dire grazie ad ognuno, di questo straordinario supporto – spiegano dall’associazione – contavamo sul vostro aiuto, ma non immaginavamo una così alta adesione”.
L’adesione è stata tale che le realtà che porteranno in Bosnia i beni raccolti, e che partiranno nei prossimi giorni, non possono più caricarne altri. “Siamo costretti ad anticipare la chiusura della raccolta – ribadiscono dall’Arci – ci impegneremo ora con i nostri volontari e volontarie a preparare il viaggio”.
L’impegno dell’associazione comunque non si concluderà: “Promuoveremo nel prossimo periodo altre raccolte di quello che sapremo essere necessario, restando in contatto con le realtà che operano in Bosnia. Non vogliamo disperdere questa grande solidarietà e, soprattutto, non vogliamo essere spettatori di quello che sta accadendo. È quanto mai necessaria una soluzione politica che permetta a queste persone di entrare in Europa per poter richiedere la protezione internazionale di cui hanno diritto”.