Il Comune pensa ad un nuovo piano di politica turistica e ''chiama'' i ''nomadi digitali''
Entro il 31 dicembre sarà elaborato un nuovo piano di politica per promuovere un turismo sostenibile e accessibile. Le proposte del gruppo scientifico composto di esperte ed esperti di turismo e comunicazione immaginano il Trentino come luogo scelto anche dai nomadi digitali

TRENTO. “La politica turistica deve ripartire dall’identità della città.” Ecco il punto dal quale il Comune di Trento intende partire per creare un’immagine di sé come meta di un turismo accessibile, sostenibile e socialmente responsabile.
Se a metà degli anni Novanta il Censis definiva Trento come il capoluogo paradossalmente non turistico di un territorio nel quale il turismo costituiva una delle più importanti filiere economiche, oggi la situazione è radicalmente cambiata fino all’approvazione da parte della Giunta comunale di un protocollo che prevede l’istituzione presso il servizio Cultura, turismo e politiche giovanili di un gruppo di lavoro scientifico incaricato dell’elaborazione e della condivisione dei contenuti della proposta del nuovo piano di politica turistica che guiderà la città fino al 2030.
Il gruppo scientifico vede la partecipazione dell’assessora con delega in materia di politiche giovanili, formazione, istruzione, cultura, biblioteche e turismo Elisabetta Bozzarelli, della dirigente del servizio Cultura, turismo e politiche giovanili Laura Begher, dell’esperto di comunicazione e costruzione di brand turistici territoriali Roberto Locatelli, del vicepresidente e consigliere delegato di Trentino School of Management Delio Picciani, della professoressa dell’Università di Trento dipartimento di Economia e management Mariangela Franch e del ricercatore Sandro Giuliani.
L’obiettivo di questo gruppo di lavoro è quello di realizzare sinergie tra pubblico e privato in stretto coordinamento con il piano di marketing strategico dell’Azienda per il turismo Trento, Monte Bondone, Valle dei Laghi.
Il nuovo piano di politica turistica che verrà elaborato entro il 31 dicembre sembra voler pensare a Trento anche come città scelta dai cosiddetti “nomadi digitali” e cioè coloro che lavorano in remoto e quindi non vincolati a un luogo specifico. L’emergenza Covid ha fatto dell’home office una realtà anche italiana ed è in virtù di questo nuovo paradigma lavorativo che le strategie di rilancio di una città vogliono muoversi. Se si decide di immaginare un futuro dove sempre meno persone si recano in ufficio, Trento appare una meta appetibile per chi cerca il connubio tra cultura, qualità della vita e natura.
Campagne che mettono a confronto la possibilità di lavorare nell’abbraccio delle Dolomiti rispetto all’obbligo di stare seduti alla scrivania di un ufficio sembrano però voler semplificare la questione. Per quanto non ci sia gara tra una pausa pranzo vista cime e una consumata in mensa, è necessario tener conto dell’importanza dello scambio “dal vivo” con le colleghe e i colleghi, del rischio di fare del lavoro un’attività sempre più individuale perdendo il senso del confronto e del pericolo di non riuscire a trovare un vero equilibrio tra vita privata e lavorativa.