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"Il fenomeno suicidario? Un tabù in Italia. I più colpiti sono gli uomini e gli anziani. Un momento difficile con l'arrivo dell’età della pensione''
Il 27 ottobre si terrà a Trento il convegno "La prevenzione al suicidio come necessità sociale e sfida politica", nel quale lo psicologo e già onorevole Cristian Romaniello discuterà di un tema "del quale ancora troppo poco si parla", tanto che i dati a disposizione "non sono precisi"

TRENTO. "Spesso il male di vivere ho incontrato". Così esordiva l'omonima poesia di Eugenio Montale, che narrava il senso di solitudine percepito dall'essere umano, "nato per stare in mezzo agli altri, in comunità", commenta lo psicologo e già Onorevole Cristian Romaniello, esponendo un tema del quale "si fatica molto a parlare. L’uomo non nasce per stare da solo, è un collettivo, prima ancora d'essere individuo", aggiunge, raccontando la preoccupante realtà del fenomeno suicidario, della quale si parlerà anche a Trento il 27 ottobre, in occasione del convegno "La prevenzione al suicidio come necessità sociale e sfida politica".
Romaniello coordina la Task Force per la prevenzione del suicidio istituita alla Consulta delle società scientifiche di psicologia all’interno del Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi, ed è autore della prima proposta di legge e di altri atti di indirizzo sulla prevenzione del suicidio e degli atti di autolesionismo del nostro Paese. Ha pubblicato il libro “Ogni vita conta. Intercettare il rischio suicidario e intervenire con efficacia” e il 14 giugno 2022 alla Camera dei Deputati è stata approvata all’unanimità la mozione Romaniello sulla prevenzione del suicidio e gli atti di autolesionismo.
Secondo Romaniello, affrontare il tema del fenomeno suicidario significa anzitutto "essere consapevoli di un'importante carenza di dati - confessa fin da subito a Il Dolomiti - perché il suicidio è la causa di morte che soffre di più l’errata classificazione, lo stigma derivante dalla tradizione o religione, tema a volte mascherato e altre volte ancora invece utilizzato per nascondere altri tipi di morte, come quelle figlie di abusi o violenze - sottolinea lo psicologo - siamo uno dei paesi che più tempo impiega per rendicontare con precisione il numero di suicidi avvenuti: per farlo, ci mettiamo anche 4 o 5 anni".
Un grosso problema, quello della carenza o inaffidabilità di dati, "cruciali e essenziali per permetterci di capire e agire al meglio - sottolinea - ci vorrebbero delle stime più precise e puntuali, fatte quasi in tempo reale, per seguire il fenomeno da vicino e in maniera più tempestiva". Interventi, quelli per la prevenzione del fenomeno suicidario, che oltre ai ''dati più precisi" necessiterebbero anche di "strutture e professionisti ai quali affidarsi, in grado di accogliere il momento, il disagio o i pensieri di chi vi approda, partendo dalla messa a disposizione di un numero verde: è stato dimostrato che nelle zone in cui sono presenti enti di prossimità, le persone si rivelano e chiedono aiuto", aggiunge Romaniello.
Quello dei suicidi è un "fenomeno preoccupante, in tutto il mondo e anche in Italia (Trentino compreso, dove sono stati registrati oltre 15 casi di suicidio soltanto nei primi tre mesi del 2022 ndr) - continua l'esperto - il nordest è il territorio italiano più problematico: lì, il numero di suicidi rispetto al sud è più alto, soprattutto per quanto riguarda gli anziani e gli uomini, che sembrano più vulnerabili alle crisi (rispetto alle donne ndr)", precisa.
La causa? "Non soltanto patologie mentali conclamate ma anche quello che possiamo definire 'male di vivere', riconducibile a differenti cause, tra le quali emergono anche patologie organiche permanenti, ma molto si ritrova anche nella vita stessa - spiega lo psicologo -. Dopo l’età della pensione, per esempio, c’è un aumento del rischio suicidario. Quando si perde lo status professionale, la salute è meno ottimale, si rischia di perdere la rete amicale, i figli vanno via e insieme a loro svanisce il proprio ruolo di mentoring, conducendo a sofferenze che possono anche condurre a condizioni problematiche".
Dolori che possono essere causati anche da contesti come "i periodi di crisi, durante i quali tuttavia l'uomo tende a sentirsi di più in comunità (e lo si evince anche nel tasso di suicidi che non aumenta ndr) mentre alla fine di questi momenti storici il fenomeno suicidario subisce una crescita, poiché molte persone cambiano vita in negativo (alcuni perdono il lavoro, aumentano i debiti personali, non si riescono a costruire prospettive ndr): si perde il futuro e il proprio progetto di vita fallisce", sgretolandosi insieme al senso di comunità che permetteva fino a poco prima di 'resistere' e lasciando spazio a quello di solitudine.
Questo, quanto accaduto anche durante la pandemia "quando stavamo uniti ripetendoci che tutto sarebbe 'andato bene', mentre ora le cose stanno cambiando: rispetto al 2020 il numero di suicidi in Italia sta salendo, ma una stima più precisa la avremo più avanti - conclude - come fare prevenzione? Mettendo in mano alle persone strumenti concreti: come dicevo prima un numero verde, professionisti retribuiti, creare un osservatorio che faccia da cartina tornasole periodica, mostrando dove è necessario intervenire. In generale, servirebbe porre più attenzione al tema della salute mentale: i fondi stanziati non sono nulla in confronto a quanto andrebbe fatto".
Un "tema delicato", quello raccontato da Romaniello e del quale verrà discusso anche in occasione del convegno "La prevenzione al suicidio come necessità sociale e sfida politica" che si terrà il 27 ottobre alle ore 16 nell’aula Kessler del Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale di Trento, durante il quale verranno fornite varie chiavi interpretative e messi a disposizione saperi diversi in un unico luogo di riflessione. Accanto a Cristian Romaniello, ci saranno anche l’associazione Ama (Auto mutuo aiuto), la referente scientifica del progetto "Invito alla vita" Wilma Di Napoli e la dottoressa Camilla Piredda, che presenterà i risultati della ricerca “Chiedimi come sto”.