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Azzardo, è record. Gli italiani non hanno mai giocato così tanto (95 miliardi nel 2016). Vanzetta (Ama): "E' il meccanismo della vittoria che crea la dipendenza"
Negli scorsi giorni sull'Adige è stata pubblicata la lettera di Eugenio Bernardi che spiegava come leggere correttamente i nuovi dati: "La vera spesa è 19 miliardi perché 77 sono di vittorie". Ma non si diceva che lui è un noto imprenditore nel settore del gioco. Abbiamo chiesto all'Ama Trento di aiutarci a capire e perché oggi si gioca il triplo del 2008 (e lo Stato ci rimette sempre)

TRENTO. "C'è una crescita. Nessuno si aspettava che potesse aumentare ancora e invece i dati mostrano che il gioco d'azzardo nel nostro Paese è ancora in aumento". A parlare è Miriam Vanzetta dell'Ama (Auto Mutuo Aiuto) l'associazione che in Trentino si occupa di seguire persone con problemi legati al gioco d’azzardo. Abbiamo chiesto a lei di aiutarci a capire quanto sta accadendo. Negli scorsi giorni, infatti, l’agenzia specializzata Agipro ha diffuso il suo studio sulla materia. Risultato: nel 2016 gli italiani si sarebbero giocati 95 miliardi di euro, 260 milioni al giorno, 3.012 euro al secondo con un aumento di 7 miliardi (l’8%) in più rispetto agli 88 miliardi spesi nel 2015.
Su alcuni giornali, anche locali (è apparso, per esempio, sull'Adige nella sezione lettere), è stato pubblicato un testo, a firma Eugenio Bernardi, che spiega come andrebbero interpretati "correttamente" questi numeri. "Con riferimento alle inesattezze che caratterizzano talvolta i dati oggetto di commento relativi al gioco legale - scrive Bernardi - l'Agenzia delle Dogane e dei Monopoli ritiene di dover precisare quanto segue (...). La spesa degli italiani per il gioco è stata nel 2016 pari a 19 miliardi di euro (in termini di Pil è poco meno dell'1 per cento) e non a 96 miliardi come qualcuno scrive confondendo la raccolta (ovvero l'insieme delle puntate) con la spesa (che si ottiene sottraendo dall'ammontare della raccolta annua il totale delle vincite del periodo corrispondente). Sempre nel 2016 le vincite sono ammontate a 77 miliardi".
Ora, a corredo della lettera non si spiega che Bernardi è un importante imprenditore del settore del gioco legale, proprietario-gestore di New slot, ex vicepresidente di Euromat, produttore, a sua volta, di giochi da circa 35 anni. Insomma, è quanto meno parte in causa. Stimabilissima e correttissima persona, per carità, e la sua posizione è assolutamente degna di nota. Ma comunque la sua è un'analisi di parte.
"E infatti quando dice che la spesa per gli italiani nel gioco d'azzardo è solo di 19 miliardi perché a fronte di 95 miliardi di puntate ci sono 77 miliardi di vincite non spiega che praticamente ogni vittoria viene poi rigiocata - analizza Vanzetta -. Non si dice, infatti, che da qualche anno i meccanismi del gioco sono stati ritarati proprio sulla vittoria. Prima gratta e vinci e lotterie stanziavano grandi premi per poche persone. Oggi, invece, i premi sono molti di più e molto più piccoli. Sono tantissimi i biglietti che fanno 'vincere', ma poco. Spesso giusto, giusto il prezzo di un nuovo biglietto. Perché? Perché studi sul comportamento hanno dimostrato che il premione per pochi era sì allettante ma non tanto quanto la gratificazione di un premietto ottenuto con maggior frequenza. In chi vince, pur poco, scatta l'effetto 'rinforzo positivo', crede di essere particolarmente fortunato e che se perde, avendo già vinto una volta, sia solo un momento passeggero, temporaneo. Statisticamente chi vince 5 euro al gratta e vinci se li rigioca subito con un nuovo biglietto e poi magari ne prende anche un altro".
"E poi c'è il fenomeno della near miss - prosegue Vanzetta - della 'quasi vincita'. Anche in questo caso le modalità sono sempre più spinte. Sul gratta e vinci dovevate avere il 33 per ottenere il 'premio'? Vi esce il 34. Sulla slot servono le tre ciliegie? Ve ne escono due e la terza resta sospesa a un passo dal tris. I software sono costruiti proprio per creare l'effetto 'quasi vincita'. Per avvicinare il giocatore alla vittoria, fargliela assaporare. E' in questo modo che lo si aggancia, lo si rende seriale, patologico. La vittoria è il primo motore per diventare giocatore. Noi abbiamo in cura, per esempio, una persona che ha vinto il vitalizio di Win for Life. Prende 4.000 euro al mese per 20 anni. Ebbene, è in cura perché se ne gioca ogni mese quasi il doppio".
In ogni caso, che si parli di 95 miliardi giocati o di 19 miliardi di spese, da qualsiasi punto di vista si guardino questi dati, la reazione non può che essere di sbalordimento. Gli stessi 19 miliardi "snobbati" da Bernardi, in quanto "rappresentano poco meno dell'1% di Pil" sono ben di più di una finanziaria governativa. E se si pensa che nel 2015 questo dato era di 17,5 miliardi ecco che torna a evidenziarsi la crescita di cui parlavamo all'inizio. Siamo, infatti, a cifre da record assoluto. Per quanto riguarda il dato complessivo il precedente picco era stato raggiunto nel 2012, in piena crisi economica, con 88,5 miliardi di giocato. Poi si era scesi a 84,7 miliardi nel 2013 e 84,5 nel 2014. Quindi la risalita nel 2015 e il record assoluto di quest’anno che è addirittura doppio rispetto a solo 8 anni fa, al 2008 quando non superava i 47,5 miliardi. Non basta? Nel 1998 gli italiani per il gioco spendevano 24.244 miliardi di lire, pari a 15,8 miliardi di euro.
Cosa è successo in questi anni? "E' esploso il gioco online - spiega ancora Miriam Vanzetta - che oggi, soprattutto, per gli under 30 sta diventando davvero un problema molto grosso. E poi ci sono stati l'introduzione di migliaia di nuove modalità di gioco. Addirittura le persone oggi scommettono sulle corse di cavalli e cani finte, che non esistono, vengono direttamente generate dai software nelle sale scommesse. Ci sono i lotti istantanei, gratta e vinci di tutti i tipi e ci sono le slot in posti sempre più disparati. E ci sono le difficoltà economiche e sociali che stanno vivendo molte persone".
E' di pochi giorni fa la notizia che la Giunta provinciale ha approvato le direttive 2017 per l'Azienda sanitaria in tema di servizi sociosanitari. Per quanto riguarda l'area delle dipendenze le strutture di riferimento sono Cad Centro antidroga, Voce Amica, CTS Centro Trentino di Solidarietà, Associazione trentina Nuovi Orizzonti, associazione Ama (per gioco d'azzardo patologico). Il budget stanziato per il 2017 è di 2 milioni di euro (limite di spesa massimo) ai quali si aggiungono 50.000 euro per il progetto Gap - Dipendenza da gioco patologico, coordinato dall'Azienda provinciale per i servizi sanitari.
Nell'ambito del gioco d'azzardo patologico viene assicurata dall'Apss la continuità nell'attività di presa in carico dei pazienti affetti da tale patologia, nonché nella realizzazione delle iniziative di prevenzione e promozione della salute condotte in ambito scolastico, nonché nella gestione della convenzione con Ama per il contrasto alla ludopatia; vengono inoltre implementate le iniziative di formazione per gestori, operatori sociali e sanitari, educatori, insegnanti, personale delle forze armate. Perché se da un lato c'è chi parla di "spese", "vincite", "pil" e interpreta i dati dall'altro ci sono quelli del Codacons e dell'Osservatorio sulle ludopatie che negli anni ha sempre calcolato che lo Stato dal gioco d'azzardo incassa la metà di quanto spende per curare i suoi cittadini che cascano nella ludopatia (nel 2015 lo Stato incassava 4,5 miliardi di tasse sui giochi e ne spendeva 7 per cure, 38 mila euro all'anno per ludopatico).