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Richiedenti asilo a fianco delle persone disabili: così nasce l'orto sociale. Intrecci di solidarietà in Vallagarina
Il progetto si chiama "Mi coltivo" e vede la presenza di tre richiedenti asilo che assieme ad un gruppo di persone con diverse disabilità coltivano un orto

VOLANO. E' una storia di autentica, reciproca solidarietà quella che arriva dalla Vallagarina e più precisamente da Maso Romani a Volano dove alcuni richiedenti asilo si sono messi a disposizione per un progetto di incontro e agricoltura sociale che vede protagoniste delle persone con disabilità.
Il progetto si chiama “Mi coltivo” ed è portato avanti da Macramè, servizio della Cooperativa Sociale Villa Maria sostenuto dalla Comunità della Vallagarina che si occupa della promozione del volontariato per la disabilità e di inclusione sociale con 140 volontari e 105 utenti inseriti nelle diverse attività.
L'obiettivo è quello arrivare ad un cambiamento positivo nella vita delle persone disabili che vengono coinvolte nell'attività. Il tutto mettendo in sinergia attori di diversa natura.
“Quest'anno – ci ha spiegato Maurizio Passerini, referente del progetto - abbiamo voluto sperimentare un'attività di agricoltura sociale che consiste nella costruzione di un orto accessibile, biologico ed inclusivo. Accessibile perché è pensato e ideato affinché anche le persone con una disabilità fisica, quindi con carrozzina, possano accedervi a tutte le parti. Biologico perché abbiamo scelto un tipo di cultura che non prevede diserbati e pesticidi. Infine inclusivo perché vorrebbe essere davvero uno spazio di inclusione sociale per qualsiasi persona che vuole intraprendere questa esperienza”.
Un'attività agricola sperimentale che coinvolge persone con disabilità e volontari in un percorso di creazione di legami di cooperazione e di solidarietà affinché il singolo sia “connesso” al gruppo per conseguire un obiettivo condiviso.

I tre richiedenti asilo che partecipano come volontari al progetto “Mi Coltivo” vivono (uno) a Volano e (due) a Rovereto e come tanti altri migranti accolti nel progetto coordinato dal Cinformi della Provincia autonoma di Trento hanno scelto di spendersi per la comunità, grazie in questo caso anche all'impegno della cooperativa Punto d'Approdo.
Il gruppo impegnato nell'attività, oltre ai tre richiedenti asilo, è formato da otto persone con disabilità fisica, un ragazzo con disabilità psichica e sette volontari esperti.
“Il progetto specifico per i tre richiedenti asilo – spiega ancora Passerini - è un lavoro di custodia e di gestione diretta dell'orto supportando i ragazzi con disabilità. C'è poi il mantenimento e la custodia del maso Romani. La collaborazione sta andando avanti molto bene e questi ragazzi hanno dimostrato di volersi mettere in gioco e di avere passione per la terra”
Accanto al lavoro agricolo ci sono poi i laboratori dove ancora una volta tutti partecipano. Si costruiscono casette per gli uccelli, spaventapasseri, ceste per raccogliere la verdura e tanto altro.
L'obiettivo del prossimo anno è quello che riuscire a coinvolgere un numero maggiore di persone. “Vorremmo creare un'agorà – spiega Passerini – ed aprire il progetto ancora di più all'esterno per creare una maggiore inclusione. C'è poi anche l'intenzione di creare una vera e propria serra accessibile”.