
Soli e privi di competenze informatiche, over80 rischiano [...]

Dalle torte ai macaron: i dolci dell'alta pasticceria [...]

Le mascherine abbandonate diventano un divano, il [...]

Con il Covid nessuna attività ludica per i bambini di [...]

Formazione, qualità e attenzione all'ambiente [...]

Dalla Sla alla Sma alle distrofie muscolari, è nato il [...]

Per affrontare il cancro ecco ''le felpe speciali' degli [...]

Dalle Frecce "turistiche" Bolzano-Ancona e [...]

Ciocomiti, il connubio tra cioccolato e alta quota non si [...]

McDonald's in aiuto delle famiglie trentine, dal fast [...]
Venezia 74, un'accoppiata vincente: Charlotte Rampling vince la Coppa Volpi con il regista trentino Andrea Pallaoro
L'attrice vince il premio nel film Hannah del talentuoso regista trentino, formatosi negli Stati Uniti: merito di dedizione e incessante sperimentazione

VENEZIA. Venezia andata e ritorno. Trionfale. Un cerchio, un percorso circolare, che apre a nuove sfide. In sintonia pure con il titolo, Hannah, perfetto palindromo per avvicinarsi allo stile del regista, fatto tutto di piani-sequenza, la forza della lentezza, il cipiglio di un giovane che punta a creare uno stile. Suo, inconfondibile, forse solo paragonabile a certi ‘mostri’ del calibro di Michelangelo Antonioni o - per dirla in pittura - a Francis Bacon.

Ri-lanciando l’assoluto blasone di una interprete che consente ad Andrea Pallaoro di essere annoverato tra i vincitori di una Mostra Cinema piuttosto parca verso le opere maturate negli studios 'Made in Italy' (a parte Nico 1988 di Susanna Nicchiarelli, vincitore nella sezione Orizzonti). Perché Charlotte Rampling è perfetta icona del modo di ‘girare’ del talentuoso regista trentino. Del resto lo si era capito subito, dopo il debutto (l’andata) a Venezia con Medeas, l’epica versione. Così con Hannah (appunto, ritorno…) Pallaoro dimostra, inequivocabilmente, la forza del suo modo di concepire un film e nel contempo - proprio per questo - è pronto ad accettare confronti a ‘campo lungo’. Pronto per l’imminente Festival di Toronto e dunque per la platea internazionale.

Orgoglio trentino, si potrebbe dire, nonostante la sua formazione cinematografica sia tutta Usa. Merito di dedizione e incessante sperimentazione. Spronato sicuramente anche dalla sua famiglia, mamma Nadia e papà Angelo, uno degli architetti più in vista, dopo gli studi al movimentato Pozzo, vecchio istituto per geometri di via Barbacovi, allora scuola ‘sessantottina’. Ecco perché è bello, significativo, vedere il regista e i suoi cari sfilare sul purpureo ‘tappeto’ del Lido veneziano, tra schiere di fotografi e le star del cinema.
I trentini che omaggiano la Rampling, e viceversa. Senza la determinazione, pure la cocciutaggine di un ragazzo che - deluso da certe impostazioni provinciali del liceo classico di Trento - sceglie di restare lontano dalla sua famiglia, l’attrice forse non avrebbe potuto dimostrare ulteriormente la sua autorevolezza interpretativa.
E magari, senza di lei, Pallaoro, dimostrare al pubblico che conta la sua indiscussa verve autoriale. Deciso ad entrare tra quei registi che la critica annovera tra i ‘classici’.
Due opere a Venezia e già è pronto per nuovi, mirati ciak. Lo aveva ribadito subito dopo l’esordio veneziano, insistendo caparbiamente di voler coinvolgere - per il suo secondo lungometraggio - la Rampling. Obiettivo più che centrato. Ha evidenziato, poi, come il cinema italiano presente a Venezia stenti ad avere una visione davvero internazionale, nonostante roboanti promozioni e critici osannanti.
Adesso Andrea Pallaoro ha la sceneggiatura per altre due storie. Perfettamente in sintonia con le prime. Lavori che sicuramente saranno facilitati dal meraviglioso riscontro di questo settembre 2017. E ancora: augurando ad Hannah il pubblico che ama i film senza fronzoli. Scene per capire, pellicole che consentono anche a noi spettatori di essere in qualche modo …’interpreti’. Sperando, inoltre, di avere prestissimo l’anteprima assoluta a Trento. Con la Rampling tra i Pallaoro. In sala.