Dallo Scudetto col Verona alla lotta al Covid-19, Volpati vaccinatore volontario: ''La pensione può aspettare. Dimostriamo di essere una grande nazione''
L'ex mediano del Verona scudettato nel 1985, aveva interrotto l'attività di medico dentista per la meritata pensione. E oggi, a quasi 70 anni, torna in pista come volontario presso il Centro Vaccinale di Cavalese. Lavora per 6 giorni a settimana e lo ribadisce cento volte: ''Vaccinatevi''. Poi il ricordo di quella squadra dei sogni (con pochi paragoni con il calcio d'oggi) e un appello ai no vax

CAVALESE. Generoso e duttile, quando l'allenatore gli diceva "oggi giochi qui" non si tirava mai indietro. Stringeva i denti ed era sempre pronto. Come si dice oggi "sempre sul pezzo". E anche stavolta, in un ambito ben diverso, Domenico Volpati ha risposto "presente".
Ve lo ricordate il mediano "jolly" dello scudetto dell'Hellas Verona del 1985? Il "trattore" che proteggeva la retroguardia degli scaligeri di Osvaldo Bagnoli e, all'occorrenza, si spostava in qualsiasi zona del campo? Ebbene lui, che di anni ne ha quasi 70, oltre ad essere stato un giocatore di serie A di ottimo profilo, ha conseguito una laurea in Medicina e, per decenni, ha svolto la professione di dentista. In pensione da un paio d'anni, adesso è tornato... in campo: da una settimana, infatti, opera come volontario nella campagna vaccinale in atto in val di Fiemme. Sì, perché da quando non fa più il calciatore, Volpati si è trasferito a Cavalese, dove vive tutt'ora con la famiglia.
Ed è tornato in pista, senza ripensamenti perché, come dice lui, "siamo in guerra e ognuno deve fare la propria parte, soprattutto chi ha la possibilità di dare un aiuto concreto alla popolazione".
"Non sono mai stato abituato all'esposizione mediatica - racconta Volpati - e non mi è mai piaciuto stare davanti a telecamere e schermi. Anzi, quando mi ci trovo faccio anche un po' fatica ad essere spontaneo. E così era anche quando giocavo. Però se questo può servire per aiutare la campagna vaccinale e stimolare magari qualche ex collega o collega ad esporsi, beh... ben venga assolutamente. Non mi tiro indietro nemmeno di fronte a questo".
Volpati, innanzitutto come è nata la cosa: è stato contattato o si è fatto avanti lei?
"Ho incontrato un collega, anch'egli in pensione da qualche anno, e lui mi ha detto che si era proposto come volontario per aiutare i sanitari attualmente impegnati nella campagna vaccinale. Non ci ho pensato su due volte e, proprio in quel momento, ho visto sopraggiungere in lontananza uno dei responsabili della macchina organizzativa qui in valle. Detto e fatto: in un paio di settimane ho concluso la procedura burocratica prevista, e lunedì scorso ho iniziato la mia - doverosa collaborazione - con chi è in prima linea ormai da mesi. Dal 12 aprile ci sarà un'accelerazione perché il Centro Vaccinale verrà spostato presso il "Pala Congressi" di Cavalese dove saranno attive ben 6 linee, con due medici e un'infermiera/e in ogni postazione".
Lei è già stato vaccinato?
Sì, sì, assolutamente: chi partecipa alla campagna vaccinale lo deve essere assolutamente e poi, in ogni caso, l'avrei fatto ugualmente appena possibile. Ci mancherebbe: non ho mai contemplato la possibilità di non farlo.
Lavorate a ritmo serrato?
Ah assolutamente sì. Ho qui davanti a me il programma della prossima settimana: avrò 4 giornate piene e due a metà. Insomma, pochi momenti liberi e tanto da fare ma, d'altronde, bisogna fare in fretta.
Ai no vax cosa si sente di dire?
Vaccinarsi è un atto di responsabilità nei confronti della comunità. Chi non si vaccina lo fa perché assume una posizione di principio, una posizione egoistica, una posizione incoerente. Dico incoerente perché, nel momento in cui un no vax si trovasse alla prese con un Covid-19 in forma grave o incappasse in un'altra patologia grave, cosa farebbe? Si curerebbe con le gocce di pino o ricorrerebbe alle cure dei sanitari? In una situazione di vita o di morte direbbe no ad una flebo o alla somministrazione di farmaci indispensabili? Stiamo combattendo una guerra, ognuno deve fare la propria parte e vaccinarsi significa compiere un gesto altruista nei confronti di tutti gli altri. Ci lamentiamo del comportamento dei politici che non fanno nulla per la comunità e poi, quando siamo noi a poter e dover fare qualcosa, ci tiriamo indietro? Non esiste.
Non possiamo non parlare di calcio. Lo segue ancora?
Certo che sì e non potrebbe essere altrimenti, perché io ho e devo avere grande rispetto per quella che è stata la mia passione e, soprattutto, il lavoro che mi ha dato da mangiare per tanti anni. Sono tifoso della Nazionale Italiana, del "mio" Hellas Verona e, ovviamente, di tutte le squadre in cui ho giocato. E poi aggiungo anche il Novara: non ho mai militato nella formazione piemontese, ma Novara è la mia città natale e, dunque, sono legatissimo anche ai colori azzurri".
C'è un Volpati nel calcio di oggi?
No, ma non perché io fossi un fuoriclasse, ma semplicemente perché sono cambiati i tempi. Ai miei tempi le rose erano composte da 15-16 giocatori più un paio aggregati dalla "Primavera". Oggi, invece, gli allenatori hanno a disposizione organici di 28-30 giocatori: se manca un terzino destro ne hanno altri due a disposizione e c'è una specializzazione clamorosa all'interno di ogni singolo reparto. Una volta, invece, bisognava saper fare tutto: a parte il portiere, nella mia carriera ho ricoperto tutti i ruoli. Nell'anno dello Scudetto si fece male Ferroni e io giocai terzino destro, Fontolan era squalificato e diventavo difensore centrale, poi andò via Marangon e mi ritrovai a fare il terzino sinistro. E se non c'era Tricella, chi giocava libero? Io. Altri tempi, sicuramente.
A proposito di calcio: la pandemia ha bloccato tutta l'attività giovanile. Giusto così o lo sport fortifica e, dunque, bisognava permettere ai ragazzi di giocare?
Questo è un dramma nel dramma. Per me proseguire avrebbe rappresentato un rischio troppo grande perché, in una situazione generale così difficile, non si poteva assolutamente rischiare la nascita di ulteriori cluster anche negli spogliatoi e nei gruppi squadra giovanili. Sono state chiuse le scuole per lo stesso motivo. È una situazione difficile, che avrà certamente ripercussioni, ma non si poteva fare altrimenti.
È ottimista riguardo il futuro? Dottor Volpati, dovremo abituarci ad un diverso concetto di "normalità"?
Io guardo con positività al futuro. Con una campagna vaccinale considerevole e l'innalzarsi delle temperature sono convinto che la situazione migliorerà. Già la scorsa estate era stata, tutto sommato, decente. L'anno prossimo dovremo fare un richiamo al vaccino? Bene, nessun problema, già lo si fa per l'antinfluenzale. Sono ottimista, ma il messaggio è sempre quello: vacciniamoci!