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Il dj Gazzoli racconta la passione per la palla a spicchi: ''Mio papà mi ha portato a vedere il Vigevano: ho visto la bolgia, il tifo incredibile e ho capito cosa fosse il basket''

Il protagonista tra le pagine del magazine di Aquila Basket è Gianluca Gazzoli: il conduttore radiofonico, televisivo e videomaker racconta la sua passione a palla spicchi e l'incontro con Metta World Peace

Pubblicato il - 26 settembre 2021 - 19:58

TRENTO. Il quotidiano Il Dolomiti è partner di Aquila Basket, un viaggio per raccontare persone, storie e volti del club bianconero.

 

La società è presente sulle pagine de Il Dolomiti con il magazine mensile Bskt (Qui il numero di settembre). Dopo l'avventura di Salvatore Trainotti e Lele Molin alle Olimpiadi di Tokyo con la nazionale italiana (Qui articolo) e la "nuova vita" di Luca Lechthaler, nuovo responsabile organizzativo della Dolomiti Energia Basketball Academy (Qui articolo).

 

Un altro argomento toccato nella rivista bianconera è stata l'attività di Rotaliana Basket, società affiliata all'Aquila Basket (Qui articolo). Questa volta il protagonista è Gianluca Gazzoli: il conduttore radiofonico, televisivo e videomaker racconta la sua passione a palla spicchi e l'incontro con Metta World Peace o Metta Sandiford-Artest.

 

Atleta che in carriera si è distinto per foga e gioco aggressivo, oltre ad aver preso parte alla rissa sul parquet nel 2004 in Detroit-Indiana, Metta in un altro episodio aveva rotto le costole a Michael Jordan.

 

Gianluca Gazzoli racconta la sua passione per il basket e il suo amore per la vita Il Pala Basletta è un’esperienza mistica, un girone infernale da cui è difficile riveder le stelle.

 

Il Pala Basletta è a Vigevano, Italia, ma potrebbe essere in Grecia, a Salonicco. Trattasi di provincia pavese ma chi vive il battesimo del fuoco nell’Università del Basket può tranquillamente accedere alla spicchia di ogni loco terracqueo.

 

"Una volta mio papà mi ha portato a vedere il Vigevano. Ho visto la bolgia, il tifo incredibile e ho capito cosa fosse il basket. Mi sono appassionato subito". Gianluca Gazzoli è uno splendido trentatreenne con la passione per la radio (DeeJay) e una malattia per la pallacanestro.

 

"Ho cominciato a giocare da piccolo, nella squadra prima delle scuole elementari e poi in quella delle medie ma, più di tutto, giocavo al campetto dietro casa mia a Cologno Monzese. Quando ho potuto muovermi – continua il conduttore radiofonico - maggiormente con i mezzi pubblici ho cominciato a frequentare il playground di Cimiano fino a spingermi verso quelli più conosciuti a Milano, come quello di Sempione o di Dezza".

 

Ma non solo attività di strada, il piccolo Gianluca veste anche la maglia di una squadra. "La mia volta è stata al Centro Shuster a Milano, in seconda media. Poi sono andato in Socialosa dove purtroppo ho dovuto mollare al secondo anno di attività". E qui la storia diventa nota grazie al toccante libro scritto da Gianluca (Scosse, edizioni Mondadori) in cui descrive i problemi cardiaci che lo hanno costretto a un periodo di forzata inattività durato cinque anni.

 

"Ho avuto un lungo momento di rifiuto – riflette Gazzoli - ma la voglia di basket era troppo forte tanto da rifinire un pomeriggio su un campetto da basket dove ho giocato tutto il giorno. Lì si è riaccesa la scintilla". Una scintilla che dà fuoco alle polveri tanto da cercare subito una squadra e un campionato. "Fino a due anni fa giocavo in Uisp, prima alla Snj e poi alla Pioltellese, squadre formate da amici storici con cui sono cresciuto. Alcune volte rinunciavo a proposte di lavoro, anche importanti, per giocare in trasferta, in posti disastrati senza acqua calda nelle docce. Adesso ho smesso, questa volta ha vinto il lavoro".

 

Ed è una dolce sconfitta, visto il successo sempre crescente che Gazzoli sta avendo in ambito radiofonico e televisivo. Ma che tipo di giocatore rimane il nostro? "Sono uno di quelli che ce la mettono tutta. Sono sotto canestro, uno da punti e rimbalzi. Sono 190 centimetri, non altissimo per il mio gioco ma per il campetto va più che bene". Misure diverse dal suo idolo ma una visione della vita molto vicina. "Io sono un fan devoto di Lebron James. Nel 2003 io non stavo bene in ospedale e lui stava entrando in Nba. Da allora lo seguo come un mito. Mi sono anche tatuato anche la sua frase 'guadagnato e non dato', cosa che lui ha detto dopo il suo primo titolo. Ogni volta che raggiungo un risultato sottolineo questo concetto. Alcuni mi considerano un giocatore vero, questa cosa mi fa un piacere immenso e questo mi ha ritagliato un posto nel cuore degli appassionati".

 

Il suo amore per la spicchia, però, non è solo targato Nba. "Con molti giocatori si sono instaurati bei rapporti, come con Pietro Aradori, Bruno Cerella o Gigi Datome. Avere il loro rispetto mi fa molto piacere. Ho fatto lo speaker a Cantù quando lavoravo nella mia prima radio, il Pianella è una religione. A questo proposito, un anno sono andato da Ron Artest vestito da Panda (il giocatore, visto anche a Cantù nel 2015, è diventato famoso per una mega rissa ai tempi di Indiana e per aver cambiato più volte nome, da Metta Worldpeace a Panda’s Friend – nda) chiedendogli di darmi un pugno. Per fortuna non mi ha ascoltato". Gazzoli ride di gusto, il basket per lui è una fonte inesauribile di emozioni. Lui che rimane un tifoso Olimpia. "Ho tanti bei ricordi, andare a vedere una partita di Serie A è un’esperienza che bisogna fare – conclude il deejay -. L’ultima Eurolega è stata stupenda, non vedo l’ora di rivedere la gente al palazzetto". Un augurio che si fa ogni tifoso italiano, da Trento a Milano passando per Vigevano.

 

CONTENUTO TRATTO DAL NUMERO DI SETTEMBRE DI BSKT, IL MAGAZINE DI AQUILA BASKET (QUI LA RIVISTA COMPLETA)

 

 

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