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IL VIDEO. Il rarissimo cane procione immortalato dalla fototrappola. La presenza della specie alloctona rilevata anche in Trentino
Le immagini dell’esemplare di cane procione sono fra le migliori mai girate in Italia. L’esperto: “È plausibile che gli esemplari segnalati prima in Trentino-Alto Adige e poi in Friuli-Venezia Giulia siano il fronte più avanzato di un fenomeno di espansione natura naturale degli animali introdotti nella Russia Bianca e nei Paesi Baltici all’inizio del XX secolo”

UDINE. La fototrappola era stata posizionata nella speranza di riprendere alcuni esemplari di sciacallo dorato, una specie di canide che ha fatto il suo ingresso in Italia dalla Slovenia per poi espandersi nel resto delle penisola, Trentino compreso (QUI articolo). Eppure nell’obiettivo di Stefano Pecorella, che collabora con il Museo Friulano di Storia Naturale nel monitoraggio di diverse specie animali, è finito un animale davvero insolito di cui esistono pochissime tracce in Italia: il cane procione (detto anche viverrino o marderhund).
Il video risale all’agosto del 2020 ma si tratta di immagini inedite, solo di recente pubblicate dall’autore. Il fortunato incontro è avvenuto lungo il torrente Torre, in Provincia di Udine, e rappresenta un caso più unico che raro, infatti il cane procione non è una specie autoctona, anche per questo le informazioni sulla sua presenza in Italia sono scarse. Nonostante ciò può capitare di incrociarne uno. Il suo habitat naturale copre un’area che va dalla Siberia orientale fino al Giappone, passando per Cina, Vietnam settentrionale e Corea.
Non è chiaro come questa specie sia arrivata in Italia, se in seguito a rilasci illegali o se si tratti della “naturale” espansione collegata a un progetto di introduzione (per alimentare l’industria delle pellicce) avvenuto in Russia e nella zona del Baltico nella prima metà del ‘900. Fatto sta che, come spiega l’esperto del Museo Friulano di Storia Naturale Luca Lapini, le prime incerte segnalazioni sul suolo italiano (che risalgono a metà degli anni ’80) sono avvenute in Trentino, più precisamente in Val di Non tra Cavedago e Castelfondo.
Nel 2016 invece, un esemplare di cane procione fu investito sulla MeBo, all’altezza dell’abitato di Gargazzone. Si trattava di una giovane femmina, dell’età di un anno e del peso di 5 chilogrammi. La particolarità di questa specie è che con l’arrivo dell’inverno tende ad andare in letargo, un unicum fra i canidi. “Vista la situazione della specie nel Tirolo meridionale in Carinzia, nel resto dell’Austria e nella vicina Penisola Balcanica – spiega Laipini – è plausibile che gli esemplari segnalati prima in Trentino-Alto Adige e poi in Friuli-Venezia Giulia siano il fronte più avanzato di un fenomeno di espansione naturale degli animali introdotti nella Russia Bianca e nei Paesi Baltici all’inizio del XX secolo”.
Questa specie è molto elusiva e proprio per questo è molto difficile da monitorare: “In Europa – sottolinea Lapini – sembra occupare una nicchia ecologica vacante e mostra una blanda competizione trofica soltanto con il tasso. Il cane viverrino non può essere indicato fra gli alloctoni più pericolosi per la biodiversità, ma la sua presenza può provocare vari problemi biologici e dovrebbe essere rapidamente messa sotto controllo”. Va ricordato comunque che pur non essendo protetta da una specifica norma (non essendo autoctona) il cane procione non rientra comunque fra le specie che possono essere prelevate, pertanto non può essere abbattuta.