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Rio Coste inquinato da anni dagli scarichi dalle fabbriche. Degasperi: “Una bomba ecologica”

Tonina risponde all’interrogazione di Degasperi: “Negli anni nonostante l’analisi dei dati raccolti dalla centralina è risultato molto difficile identificare l’origine degli inquinamenti, sia per la dislocazione di più ditte che scaricano acque bianche nel rio Coste, sia per le tecniche più o meno lecite utilizzate per non far ricondurre gli episodi ai diretti interessati”

Di Tiziano Grottolo - 12 aprile 2021 - 13:14

ROVERETO. A inizio febbraio i carabinieri del Noe, i tecnici dell’agenzia Provinciale per la protezione dell'ambiente (Appa) e la polizia giudiziaria si sono presentati nello stabilimento Suanfarma di Rovereto per mettere sotto sequestro l’autocampionatore e i pozzi dai quali, questa l’accusa, la multinazionale farmaceutica attingeva l’acqua per diluire abusivamente gli scarichi industriali rilasciati nel Rio Coste in modo da eludere l’attività di vigilanza da parte degli organi di controllo. Secondo i carabinieri questa pratica avrebbe distrutto l’intero ecosistema del corso d’acqua.

 

Un fatto giudiziario che, se confermato, sarebbe molto grave ma che è diventato anche “politico” dopo che il consigliere di Onda Civica Filippo Degasperi ha presentato un’interrogazione chiamando in causa l’assessore all’ambiente Mario Tonina. “Nonostante i campanelli d’allarme fossero risuonati chiari già negli anni scorsi – afferma il consigliere di Onda Civica – gli obiettivi anche a Rovereto non cambiano: vendere l’immagine pulita lasciando sotto il tappeto verde ben altro oltre che la polvere. Il Rio sarebbe una vera discarica subacquea, una “bomba ecologica” e una “cloaca” di cui il Comune dovrebbe essere a conoscenza da tempo, viste le bonifiche e i progetti che interessano tutta l’area del biotopo dei Lavini, fra cui una campagna di pulizia da 1 milione e mezzo di euro”.

 

Da quanto si apprende nella risposta fornita da Tonina già nel 2006 Appa aveva installato una stazione per il controllo della qualità dell’acqua superficiale del rio Coste (riposizionata nel 2013): “Negli anni – spiega l’assessore – nonostante l’analisi dei dati raccolti dalla centralina è risultato molto difficile identificare l’origine degli inquinamenti, sia per la dislocazione di più ditte che scaricano acque bianche in un tratto di rete comunale tombinato che confluisce nel rio, sia per le tecniche più o meno lecite utilizzate per non far ricondurre gli episodi ai diretti interessati”. È stato solo negli ultimi due anni che le indagini hanno consentito di individuare “con ragionevole certezza” le responsabilità circa la scorretta gestione degli scarichi idrici nel rio Coste.

 

 

Da quando la centralina di Appa è stata riposizionata, già nel 2014 sono arrivate le prime segnalazioni di “episodi anomali” fra cui “la presenza di colorazione scura alla foce del Rio Coste”. Negli anni a seguire si sono susseguite le segnalazioni che chiamano in causa diverse fabbriche della zona, si tratta di dispersione di reflui per perdite all’interno della rete ma anche la presenza di schiume. Nel 2019 invece, l’anno in cui partirono anche le indagini dei carabinieri del Noe l’Associazione pescatori dilettanti Vallagarina riscontra nel Rio Coste quotidiane “problematiche di acqua sporca e con colorazione giallastra”.

 

Infine, rispondendo all’ultimo quesito posto da Degasperi, circa gli interventi effettuati dalla Provincia l’attuale assessore all’ambiente (in carica dal 2018) sottolinea: “Non si hanno notizie di interventi messi in atto dalla Provincia se non quelli volti alle indagini che hanno portato all’evidenza e alle potenziali responsabilità degli eventi inquinanti”.

 

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