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Paolini parla della “guerra dell’acqua” tra Veneto e Trentino: “Le Alpi sono bruciate a marzo come la Sardegna in agosto”
Durante il Concerto del Primo maggio l’attore Marco Paolini ha affrontato in un monologo il tema della “guerra dell’acqua”, sintetizzando la discussione in corso fra “la mia regione, il Veneto, e una confinante, il Trentino”, tra chi dice “dateci più acqua e chi risponde ma voi la sprecate”

ROMA. Nelle scorse settimane, come riportato da Il Dolomiti, tra Veneto e Trentino-Alto Adige è riscoppiata la “guerra dell’acqua”. Da un lato Venezia chiede di aprire gli invasi idrici per alleviare la situazione delle campagne colpite dalla siccità, dall’altro Trento si oppone che deve fare i conti con il settore dell’idroelettrico.
Questo tema è stato al centro del monologo di Marco Paolini, regista, attore e scrittore molto legato sia al Trentino che al Veneto, durante il Concerto del Primo maggio. Paolini ha parlato proprio della “guerra dell’acqua” sottolineando la gravità e le terribili conseguenze della crisi idrica che l’Italia e il mondo stanno attraversando in questi anni.
Il ragionamento è partito dalla parola “rivale” che indica “qualcuno che usa lo stesso ruscello di un altro”, qualcuno che può facilmente diventare un nemico se di acqua ce ne è poca, osserva l’attore. “Dall’autunno scorso di acqua ne è piovuta poca, pochissima. In certe regioni meno della metà di quella che cade normalmente. L’ultima grande secca fu del 2017, meno grave di questa ma simile a questa”.
Dopodiché Paolini ha sintetizzato la discussione in corso fra “la mia regione (il Veneto ndr) e una confinante (il Trentino ndr)”, tra chi dice ‘dateci più acqua’ e chi risponde ‘ma voi la sprecate’. E ancora: “Prima gli acquedotti, prima l’agricoltura, prima le fabbriche, prima l’idroelettrico”. Poi di solito arriva la pioggia, la siccità finisce e la questione va nel dimenticatoio. Questo almeno fino alla prossima secca.
“Sono passati 5 anni e la siccità è tornata, in mezzo ci sono state due o tre alluvioni e una tempesta, Vaia, con le tempeste si diventa alleati con la siccità si diventa rivali poi tanto l’acqua passa, afferma Paolini. “Adesso al Centro e al Nord stiamo di nuovo in secca, le Alpi sono bruciate a marzo come la Sardegna in agosto. Nel 2022 si annuncia crisi idrica e si torna rivali, parleranno di nuovo di guerra dell’acqua. Ognuno tirerà l’acqua al suo mulino. Come faremo a togliere energia alle fabbriche se c’è già la crisi del gas? A proposito finirà prima l’acqua o l’energia? Dovremmo razionarla”.
Il problema è che di acqua ce ne è sempre meno e anche per questo si muovo interessi enormi. “Nel 2011 abbiamo fatto un referendum in Italia per decidere sulla proprietà dell’acqua. Siamo gli unici al mondo ad averlo fatto. Il 94% dei votanti ha detto che l’acqua deve essere pubblica. I beni comuni sono uno spazio da immaginare e poi da difendere, da conquistare a spinte dal basso”.
D’altra parte ha osservato l’attore “lo scopo di una società privata che gestisce l’acqua è venderne il più possibile. Tanto bisogna far profitto. Lo scopo di una comunità che governa l’acqua bene comune è usarla al meglio possibile. Quale delle due soluzioni servirà di più a gestire la prossima crisi idrica?”. Il punto è che l’acqua potabile scarseggia e rappresenta solo una piccolissima percentuale di quella disponibile nel mondo. “La maggior parte dell’acqua potabile viene usata in agricoltura, nell’industria o finisce nei buchi degli acquedotti. L’acqua è un bene comune – ha concluso Paolini – i beni comuni sono un’impresa da costruire, forse sono l’arma migliore che abbiamo per combattere il cambiamento climatico. I tempi stanno cambiando”.