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"Cemento che incombe sulle coste e hotel di lusso che schiacciano le abitazioni locali", Sara, Alice e Odi raccontano la costa Maya "tra orrore e bellezza"

Le tre attiviste del progetto "Diritto a REsistere" hanno incontrato anche persone e associazioni che difendono l'ambiente e le popolazioni native. Tra questi gli Amigos de Sian Ka'an, l'organizzazione che tutela la "Porta del cielo", un'area di foresta tropicale e mare caraibico con la seconda barriera corallina più grande del mondo

Di Sara Marcolla - 21 novembre 2023 - 09:09

MESSICO. Il cemento incombe sulle coste, i grandi hotel di lusso schiacciano le abitazioni locali, i rifiuti contaminano le spiagge. Ma c'è chi si batte per preservare l'ambiente, per proteggere la barriera corallina e l'ecosistema marino, per tutelare gli abitanti e le risorse naturali.

 

Lo hanno visto con i loro occhi Sara Segantin, Alice Franchi e Magdalene Pellegrin, le tre attiviste che in queste settimane sono in Centro America per documentare gli effetti dei cambiamenti climatici e dell'azione dell'essere umano. Dopo dieci giorni trascorsi in Messico, le tre ragazze hanno attraversato il Belize e oggi sono in Guatemala.

 

Abbiamo visto tanta bellezza e tanto orrore – raccontano a Il Dolomiti, che le segue virtualmente in questo loro viaggio. - Acque cristalline, meravigliose barriere coralline, pesci e coralli di ogni colore e forma, maestose e fitte mangrovie, ma anche spiagge cementificate e invase da rifiuti, grandi hotel che incombono sulla costa e schiacciano le abitazioni della popolazione locale, code di turisti”.

 

Nel loro viaggio lungo la costa Maya, Sara, Alice e Odi hanno fatto tappa alla Biosfera di Sian Ka'an. In lingua Maya significa “Porta del cielo” ed è un'area di 5200 chilometri quadrati di mangrovie, foresta tropicale e mare caraibico dove si trova la seconda barriera corallina più grande al mondo. Si trova nello stato messicano di Quintana Roo, nella penisola dello Yucatan ed è diventato parco nazionale nel 1986 e patrimonio dell'umanità Unesco l'anno successivo.

 

Ad accompagnarle gli Amigos de Sian Ka'an. “E' un'associazione nata nel 1986 proprio con l'obiettivo di tutela e conservazione degli ecosistemi e, allo stesso tempo, di promozione dello sviluppo socio economico delle comunità locali – ci spiegano Sara, Alice e Odi. - L'associazione è organizzata in macro tematiche: c'è chi si focalizza su biodiversità e sulla protezione delle mangrovie e delle zone umide, chi su acqua e barriera corallina, chi su turismo sostenibile. Negli anni ha puntato molto anche sulle campagne di sensibilizzazione e su progetti educativi legati alla tutela dell'ambiente e dei popoli nativi. Tema centrale che abbiamo affrontato è stato quello dell'acqua, tra acidificazione degli oceani, innalzamento del livello dell'acqua, contaminazione delle falde acquifere, gestione sostenibile delle risorse”.


 

In questa selva tropicale sono, tuttavia, visibili anche le ferite inferte dalla mano umana. Una su tutte, il treno Maya, il progetto di una grande arteria ferroviaria che attraversa tutta la penisola della Yucatan, tagliando la Selva Maya, la seconda foresta tropicale più grande d'America, dopo quella amazzonica.

 

Deforestazione e turismo di massa stanno impattando sull'ambiente e sulle popolazioni locali – raccontano Sara, Alice e Odi. - Ma la buona notizia è che abbiamo trovato tante persone e organizzazioni che si battono per tutelare l'ambiente e la natura, che è la loro casa. Tra le Riserve e le comunità Maya che gli Amigos de Sian Ka’an ci hanno fatto conoscere c’è X-cabil, il villaggio del miele, o la famiglia di Yahaira e Felipe, del popolo Tihosuco; le api di Rosalia e il Manantial di Kristian, la vaniglia al Rancho di Joana e le donne “biofauntastiche” al santuario del Manatí”.

 

In Belize l'impatto con il turismo di massa è stato “sconvolgente – ci raccontano le tre ragazze. - Il cemento incombe sulle coste, i grandi hotel di lusso schiacciano le abitazioni locali, i rifiuti contaminano le spiagge”.

 

Ora siamo approdate in Guatemala, dove avremo altre persone e storie da raccontare – concludono Sara, Alice e Odi. - I viaggi servono proprio a questo: a liberarci degli stereotipi, a cambiare, ad essere libere”.


 

 

 

 

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