
Abbattimento di Mj5, il Consiglio provinciale [...]

Emergenza siccità, il deflusso dell'Adige passa da 80 a [...]

“L’inquinamento da Pfas in Trentino? Legato a vecchie [...]

Siccità in Trentino, una rete di laghi artificiali per [...]

Case turistiche sugli alberi, il sindaco di San Tomaso [...]

In Piemonte il Consiglio di Stato sospende l’immissione [...]

Hanno inquinato, distrutto e ucciso, dal Garda via le [...]

"Nel lago di Bissina ci sono 9,5 milioni di metri cubi [...]

Siccità, il timore dei contadini di rimanere senza [...]

Dalle foreste all'acqua, ''le risorse fondamentali per il [...]
''Negli ultimi 3 mesi registrate 13 predazioni di lupi su cani. Ma no alle 'tifoserie'. Serve approccio razionale e scientifico e forse cambiare alcune abitudini''
Il punto lo ha fatto il Parco nazionale Abruzzo, Lazio e Molise per spiegare quel che sta succedendo soprattutto nella zona del Comune di Pescasseroli e di Opi: ''Con molta probabilità, grazie ad alcuni accorgimenti sarà possibile “costringere” i lupi a rivolgersi nuovamente alla predazione degli animali selvatici. Insieme ai tecnici del Parco e ad altri esperti esterni si condurrà anche un’analisi delle possibili cause che hanno determinato l’insorgenza del fenomeno''

PESCASSEROLI. ''Negli ultimi 3 mesi sono state registrate 13 predazione di lupo su cane. Come riportato dai dati ufficiali, dei 13 cani predati, 12 erano in recinto e 1 libero in area aperta, tutti cani di proprietà e non randagi. Sette erano animali da compagnia e sei cani da guardia/lavoro''. Il quadro su quanto sta accadendo da qualche settimana, soprattutto nel territorio del Comune di Pescasseroli e in alcuni casi in quello del Comune di Opi, in provincia dell'Aquila, è il Pnalm (Parco nazionale Abruzzo, Lazio e Molise). Il Parco, infatti, riporta, dati alla mano, come negli ultimi tempi (quelli, va detto, caratterizzati da temperature più rigide, neve e situazioni che spingono prede e predatori ad avvicinarsi ai centri abitati per ragioni legate alla sopravvivenza) si sia registrato un aumento di predazioni di lupo a danno di cani.
Situazioni che si sono verificate anche altrove e che non devono destare più di tanto allarme perché rientra nei comportamenti naturali di questi predatori. Il sito ''protezionebestiame'', iniziativa di comunicazione e informazione promossa dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare (MATTM) e condivisa con Organizzazioni Professionali Agricole (OOPPAA), ha una pagina dedicata alla possibilità che i lupi attacchino dei cani (QUI IL FOCUS) e tra le motivazioni principali ci sono quelle legate a ''meccanismi di difesa territoriale e/o competizione naturale tra canidi (i lupi avvertono i cani come una minaccia)''.
D'altronde i cani in Italia si stima siano circa 25 milioni con almeno 500mila cani randagi liberi (tutto ciò a fronte di circa 3.500 lupi sparsi su tutto il Paese). E sono, quindi, interessanti alcuni esperimenti messi in campo, per esempio, nel Piacentino da Duccio Berzi, esperto di conservazione della fauna, e dai ricercatori dell’Università di Vienna e di Sassari che hanno collegato un cane-peluche a una scarica elettriche (come quelle dei recinti elettrificati) così da trasmettere una scossa al lupo quando lo ha agguantato. L’obiettivo dell’esperimento era quello di verificare se ci fossero i presupposti per creare una nuova forma di condizionamento avversivo per evitare, in futuro, le predazioni su cani domestici. E al Dolomiti l’esperto spiegava: “Se me lo avessero chiesto due anni fa avrei risposto con una grassa risata, invece l’interazione tra lupo e peluche c’è stata ed è andata ben oltre alle aspettative” (QUI APPROFONDIMENTO).
In ogni caso il Pnalm spiega che ''con il ripetersi nel tempo degli episodi, che sono stati tutti segnalati al Servizio di Sorveglianza per la richiesta di indennizzo dei danni, il Parco ha avviato una serie di servizi mirati, con biologi e Guardiaparco, per comprendere meglio l’entità del fenomeno e per rassicurare i cittadini, nei quali è via via aumentata la preoccupazione. Per fortuna, siamo nel Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise un territorio che da sempre convive con i lupi; storicamente un luogo strategico proprio per la conservazione e la salvezza della specie. Negli anni 70, infatti, grazie all’operazione S. Francesco, il Pnalm, con la collaborazione del Wwf, iniziò un grande lavoro di ricerca scientifica, conservazione e comunicazione, per aumentare le conoscenze sulla specie, per evitarne l’estinzione e per riabilitare la figura di questo animale da sempre considerato cattivo e aggressivo, vittima di pregiudizi originati da favole e da credenze popolari nonché dalle aggressioni al bestiame domestico. La figura del lupo come elemento nocivo della natura e pericoloso per l’uomo era quindi profondamente radicata nella nostra cultura''.
Il Parco spiega che, come per molte altre cose, a fare la differenza l'ha fatta la formazione e l'informazione delle persone. Nelle zone del Pnalm, che si è estende attraverso ben tre regioni, oggi la convivenza con il lupo è a dei livelli avanzatissimi e ''gli sforzi del Parco e delle associazioni ambientaliste vennero ripagati - spiegano ancora dal Parco -. Il lupo ha progressivamente ricolonizzato nuove aree e la popolazione è tornata a crescere costantemente in Italia. Purtroppo però, dopo quasi 50 anni, il lupo fa ancora fatica a scrollarsi di dosso i pregiudizi. Continua ad essere dipinto come bestia famelica che aggredisce, un animale di cui avere paura della semplice presenza, altrimenti non si spiegherebbe perché ogni qualvolta ci sono danni da parte del lupo i titoli dei giornali sono sempre gli stessi: esagerati ed allarmistici e sembra improvvisamente di tornare indietro nel tempo, in una triste caccia alle streghe''.
Oggi, prosegue il Pnalm, le conoscenze scientifiche sul lupo sono molto più vaste rispetto al passato. ''Si è compreso quanto sia importante il suo ruolo ecologico all’interno degli ecosistemi e questo dovrebbe, veramente, contribuire a mettere da parte l’irrazionalità e la rabbia, per lasciare spazio a consapevolezza ed equilibrio nei giudizi. È ben noto, ad esempio, che il lupo essendo un predatore carnivoro non disdegna mai ogni fonte di cibo facile che può nutrirlo e sostentarlo, questa fonte a volte può essere rappresentata anche da cani, che siano essi da lavoro o da compagnia. Tali eventi si sono verificati più volte negli anni passati ma negli ultimi mesi questo fenomeno si è amplificato e ha messo, comprensibilmente, in allarme la popolazione''.
''Per affrontare al meglio la situazione è importante però attenersi ai fatti e alle conoscenze scientifiche, - conclude il Parco - lasciando le “tifoserie”, spesso strumentali, che raramente portano a soluzioni concrete. Per parlare del fenomeno di questi ultimi 3 mesi il Parco, in accordo con il Comune di Pescasseroli, sta organizzando un incontro con la comunità locale, di cui a breve saranno forniti tutti i dettagli. Alla riunione parteciperà anche un esperto che conosce molto bene la situazione del lupo in Italia, per raccontare cosa succede in altri territori e le soluzioni che si stanno adottando. Con molta probabilità, grazie ad alcuni accorgimenti sarà possibile “costringere” i lupi a rivolgersi nuovamente alla predazione degli animali selvatici. Insieme ai tecnici del Parco e ad altri esperti esterni si condurrà anche un’analisi delle possibili cause che hanno determinato l’insorgenza del fenomeno. Certo, questo rende necessario uno sforzo, talvolta non banale, da parte di tutti nel cambiare qualche abitudine. 𝗤𝘂𝗲𝘀𝘁𝗼 𝗽𝗲𝗿𝗼̀ 𝗻𝗼𝗻 𝘀𝗮𝗿𝗮̀ 𝗱𝗶 𝗰𝗲𝗿𝘁𝗼 𝗱𝗶𝗳𝗳𝗶𝗰𝗶𝗹𝗲 𝗶𝗻 𝘂𝗻 𝘁𝗲𝗿𝗿𝗶𝘁𝗼𝗿𝗶𝗼 𝗰𝗵𝗲 𝗱𝗮 𝗽𝗶𝘂̀ 𝗱𝗶 𝟱𝟬 𝗮𝗻𝗻𝗶 𝗲̀ 𝗳𝗮𝗺𝗼𝘀𝗼 𝗶𝗻 𝘁𝘂𝘁𝘁𝗼 𝗶𝗹 𝗺𝗼𝗻𝗱𝗼 𝗽𝗲𝗿 𝘀𝗮𝗽𝗲𝗿 𝗰𝗼𝗲𝘀𝗶𝘀𝘁𝗲𝗿𝗲 𝗰𝗼𝗻 𝗶 𝗴𝗿𝗮𝗻𝗱𝗶 𝗽𝗿𝗲𝗱𝗮𝘁𝗼𝗿𝗶. Una Natura selvaggia che purtroppo, nel mondo di oggi, va sempre più scomparendo, compromettendo la sopravvivenza stessa degli stessi esseri umani''.