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Carcere di Spini, ''carenza di personale e mancata manutenzione''. Una delegazione di consiglieri provinciali visita la struttura
Manuela Bottamedi e Lorenzo Baratter, accompagnati dall'avvocato Fabio Valcanover: "Nella sezione femminile nessuna iniziativa di lavoro". E sulla proposta del Provveditorato regionale: "Siamo qui per chiedere sinergia tra Stato e Regione"

TRENTO. "Questa mattina abbiamo visitato la Casa Circondariale di Trento", scrivono in una nota l'avvocato Fabio Valcanover e i consiglieri provinciali Manuela Bottamedi e Lorenzo Baratter. Un'iniziativa messa in atto attraverso il 'potere ispettivo' che è attribuito al loro ruolo e che hanno esercitato per conoscere da vicino una realtà spesso dimenticata, quella carceraria.
All'interno della struttura di Spini di Gardolo ci sono rimasti quasi quattro ore: "Con occhi diversi, ma con comune sensibilità - scrivono - abbiamo visitato tutta la sezione femminile". E sinteticamente comunicano il loro resoconto.
Si ripresenta il problema della carenza di personale, non risolto dall’aggiunta di trenta unità lo scorso inverno: "Pare che le funzioni del direttore saranno assunte da un’altra persona entro qualche mese - spiegano - facendo così venir meno il requisito fondamentale di una certa stabilità del personale amministrativo".
La delegazione riferisca anche che il personale lamenta la decisione del ministero che ha modificato il limite della capienza, portandolo da 240 unità a 418. Un potenziale aumento di presenze che si scontra con una carenza di personale addetto alla custodia e alle attività di educative.
"Si è potuto notare che la struttura, per quanto eccellente, soffra l’assoluta (o quasi) carenza di manutenzione. In particolare - si legge nel comunicato - occorrono manutenzioni degli impianti di riscaldamento (d’inverno) e ora di manutenzione degli impianti di climatizzazione in alcuni luoghi di lavoro della polizia penitenziaria".
"Permane il problema della chiusura del secondo piano (inutilizzato dall'apertura del carcere) con conseguente sovraffollamento della sezione femminile". Il motivo del mancato utilizzo è da ricercare ancora una volta nella carenza di personale capace di assicurare la sorveglianza su tutta la struttura.
"Permangono dubbi quindi sul sovraffollamento della sezione femminile - avvertono - con dubbi nostri della compatibilità con le metrature conseguenti alla sentenza Torreggiani", quelli che calcolano l’area calpestabile al netto di arredi fissi e mobili.
La delegazione descrive anche la situazione delle detenute, costrette a trascorrere 'l'ora d'aria' in zone disagiate: "L’area di passeggio esterno, per quanto abbia delle dimensioni 'decenti', si caratterizza per essere nel periodo di caldo estivo un irradiatore e moltiplicatore del calore naturale".
Dolente nota sull'attività lavorativa in carcere, quella che dovrebbe servire anche e soprattutto per le finalità di reinserimento e per abbattere le percentuali di recidiva. "E' totalmente assente nella sezione femminile, qualsiasi ipotesi che abbia a che fare con cooperative. Sicché le detenute si devono 'accontentarsi” di lavori in cucina saltuari e a rotazione".
Nella sezione femminile c'è poi soltanto un'infermiera, quando invece "occorrerebbe personale medico stabile anche nella sezione femminile. In generale -spiegano Valcanover, Bottamedi e Baratter -gli educatori sono ridotti soltanto a tre, rispetto ai sei previsti".
"Emerge urgentemente la manutenzione come prima necessità per evitare che l’importante investimento deperisca a causa del tempo e per omissione di intervento. C’è da sperare che l’Ente pubblico si faccia carico di conservare l’utilità dell’investimento iniziale".
Tutti e tre i componenti della delegazione sono stati protagonisti attivi dell'iniziativa politica, votata e approvata dal Consiglio Regionale, sulla richiesta di valutare la possibilità di istituire in Trentino Alto Adige una sezione distaccata del Provveditorato regionale dell’Amministrazione penitenziaria.
Su questo interviene anche Baratter: "Il dato politico di questa mia visita è proprio quello promuovere una maggiore attivazione della sinergia tra Regione e Stato rispetto a questa struttura. Rappresenta potenzialmente un punto di eccellenza che però deve essere messo nelle condizioni di operare al meglio".
Questo per rispondere al meglio ai detenuti, "per mirare alla funzione rieducativa che spetta alla detenzione". Ma anche per rispondere alle esigenze del personale "che deve poter lavorare in un ambiente sereno".
Il consigliere assicura che tornerà a breve nella struttura: "Lo abbiamo già anticipato al personale, che devo dire ci ha accolti con molta disponibilità, perché voglio poter visitare anche la sezione maschile che a Trento è la più numerosa".