Il sondaggio di Agire 'promuove' la sanità trentina. ''Ma le liste di attesa sono lunghe'', presentato un disegno di legge per abbatterle
Un rilevamento su tutto il Trentino attribuisce alle politiche sanitarie un 7. Negativa la valutazione sulla chiusura di punti nascita e taglio alle guardie mediche. Zeni: "Domande tendenziose". Per gli intervistati le attese per le prestazioni sono "normali"

TRENTO. Tutto sommato, la sanità trentina viene promossa con un bel sette in pagella. A dirlo non è un sondaggio promosso dall'Azienda sanitaria ma da uno dei gruppi che in Consiglio provinciale più di tutti ha criticato le politiche dell'assessore Zeni: Agire per il Trentino.
Claudio Cia, nel presentare i risultati, sottolinea il dato spiegando che il riconoscimento è "agli operatori sanitari che nella nostra provincia garantiscono qualità". Alla domanda "Che voto dà oggi alla sanità trentina?", la media degli intervistati assegna un 7,63. In tutte le valli il dato supera la sufficienza (il minimo in Valsugana e Tesino, 6,98) e Cembra, Alto Garda e Ledro, Val di Non e Sole e Paganella superano l'8.
Sono promosse anche le politiche sanitarie, cioè l'operato della Giunta provinciale dell'assessore Zeni. La media sfiora il 7 (6,98) e nessuna valle ha dato un voto insufficiente. Il voto più alto in Paganella (7,51) e quello più basso in Rotaliana (6,44).
Il consigliere di Agire porta però l'attenzione sul rilevamento dei temi caldi, i punti nascita, le guardie mediche, il Not e l'assistenza sanitaria territoriale. Qui i risultati si flettono di molto. "Riaprirebbe i punti nascita?", chiede il sondaggio. E la risposta media è sì al 60,5%.
L''85% in Val di Fiemme, l'82% nel Comune General de Fascia e sorprendentemente l'81% in Valle dei Laghi, a un passo da Trento. Alte le percentuali dei favorevoli in tutte le valli periferiche, più bassi quelli del bacino dell'Adige, Vallagarina, e Rotaliana.
"Una domanda un po' tendenziosa", sottolinea però l'assessore Luca Zeni, a cui abbiamo girato il sondaggio. Se la domanda fosse stata "E' giusto far nascere bambini in ospedali che garantiscono la sicurezza di nascituro e partoriente tutti avrebbero risposto sì, e la chiusura dei punti nascita con poca casistica risponde a questa esigenza".
Ma anche sulla decisione di chiudere le guardie mediche la maggioranza degli intervistati si è detta contraria. "Approva il taglio delle guardie mediche operato dalla Giunta provinciale?": il 77,4% dice no. "E' comprensibile - osserva Zeni - tutti vorrebbero maggiori servizi, ma la questione è molto più complessa di come viene posta".
Cia sottolinea però la mancanza di attenzione sul territorio e a sostegno di questa tesi sono intervenuti anche i suoi colleghi consiglieri di Lega e Forza Italia Alessandro Savoi e Giacomo Bezzi.
"Le periferie sono sempre più lasciate sole", dice il primo, mentre il secondo spiega che questa carenza di attenzione porta a rivolgersi al pronto soccorso del capoluogo, "con la necessità di fare molti chilometri, aspettando poi dalle sei alle sette ore, con la conseguenza di intasarlo di richieste".
Però alla domanda esplicita sull'assistenza sanitaria sul territorio il 38% dice che va bene così e il 57% che andrebbe potenziata. "E mi sembra ragionevole - commenta l'assessore - perché tutti vorrebbero potenziare questo aspetto e anche la Provincia è impegnata su questo fronte".
Una domanda è stata posata anche sul Not. "E' una priorità per il Trentino?": Sì per il 50,3%, No per il 30% , non sa il 19.7%. "Non serve a nulla - ha spiegato Savoi - perché quando sarà fatto e tra vent'anni darà operativo sarà già vecchio".
Tema di difficile interpretazione quello delle liste d'attesa. Per il 78,6% degli intervistati i tempi per le prestazioni ambulatoriali sono definiti "normali", mentre sono "ottimi" per il 10% del campione. Sono "ingiustificati" soltanto per il 6,2% e "scandalosi" per il 4,8%.
Dati, anche questi, che tutto sommato sono da considerare positivi. "Ma vanno letti attentamente - afferma Cia - perché poi si scopre che l'80% si rivolge al pubblico mentre quasi il 20% si rivolge al privato", dove - pagando - i tempi si accorciano. " E poi - sottolinea l'esponente di Agire - risulta che nell'ultimo anno il 77% degli intervistati ha dovuto sborsare di tasca propria dei soldi per sottoporsi a visite ambulatoriali".
Non è chiaro se questo dato comprenda anche le visite dentistiche, al di fuori delle spese riconosciuta dalla spesa pubblica. "In Trentino ogni anno sono eseguite un milione e 200 mila visite specialistiche e solo il 10% in regime privato intra-moenia", spiega Zeni.
"Sui RaoA B e C il tempo di attesa garantito è che sia inferiore a 3, 10 e 30 giorni, con uno sforamento nel 10% dei casi solo su valutazione dello specialista. Questa è la nostra priorità, garantire le prestazioni urgenti, ma anche qui - sottolinea Zeni - non è così semplice come si vorrebbe far credere e non bastano le ricette proposte (nella proposta di legge a firma di Cia, Bezzi e Savoi di cui parliamo sotto).
Ma Zeni ci tiene a una considerazione: "Non possiamo di certo dire che tutto va bene e di problemi non ce ne sono. Ma se consideriamo gli obiettivi che si pone l'Azienda Trentina e li confrontiamo con quelli delle Regioni a noi vicine si capisce che non si può certo dire che siamo il fanalino di coda. In Tentino sono di 45-60 giorni, in Veneto e Friuli sono a 180 giorni".
(Continua dopo il documento allegato)
Dicevamo della proposta di legge. Per i firmatari la situazione delle liste di attesa è preoccupante: "Tale situazione non è tollerabile, posto che chi paga le tasse ha diritto ad avere prestazioni adeguate e tempestive, e risulta pertanto opportuno intervenire cercando una possibile soluzione a questa vera e propria discriminazione di trattamento, tra chi può spendere danari nella libera professione sanitaria e chi invece è costretto ad attendere i tempi biblici della sanità pubblica".
Il disegno di legge presentato, spiegano gli estensori, "è nato da un'analisi dei tempi di risposta della sanità trentina, dove emerge che negli ultimi 3 anni i giorni di attesa per una prestazione si sono allungati".
"In alcuni casi - si evidenzia - sai arriva a superare i 2 mesi di attesa (visita gastroenterologica 62 giorni, visita urologica 63 giorni, colonscopia 79 giorni). Il dato riportato è però parziale, considerato che i tempi di attesa pubblicati dall'Azienda sanitaria si riferiscono alle sole 42 prestazioni sottoposte a monitoraggio, ma è noto che per molte altre prestazioni sanitarie non sottoposte a controllo, i tempi di attesa sono ancor più lunghi e, in taluni casi, il CUP non dispone neppure delle date disponibili, e non di rado chiede al paziente di richiamare quando l'Agenda delle prenotazioni sarà operativa".
"Di fronte ad una sanità pubblica in evidente difficoltà il cittadino che non può attendere i tempi sopra descritti è cosi costretto (se il reddito glielo consente) a rivolgersi alla 'sanità privata' a partire dall'attività libero-professionale intramuraria". E queste che seguono sono le misure proposte per ovviare a questa situazione:
- apertura, oltre il normale orario, di almeno un presidio sanitario per almeno una sera la settimana e almeno due domeniche al mese, allo scopo di aumentare il tempo dedicato all'erogazione di prestazioni sanitarie in regime convenzionato (con la ricetta/impegnativa del medico);
- monitoraggio e pubblicazione dei tempi di attesa delle prestazioni sanitarie, distinti per ad ogni struttura, pubblica e privata convenzionata, ospedaliera e distrettuale;
- istituzione del responsabile unico aziendale delle liste d’attesa (RULA), che risponde dell’attuazione e del raggiungimento degli obiettivi contenuti nel Piano per il contenimento dei tempi di attesa e delle attività di monitoraggio e pubblicazione dei dati;
- sospensione dell’attività libero professionale intramuraria laddove vi sia un divario eccessivo tra i tempi di attesa in libera professione intramoenia e i tempi di attesa in regime convenzionato. La sospensione viene revocata allorquando i tempi di attesa della prestazione in regime convenzionato tornino ad essere compatibili con quelli necessari in regime libero-professionale;
- attribuzione al difensore civico la funzione di "Garante per il diritto alla salute".