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Aveva messo a segno trenta furti in appartamenti tra Trento e Bolzano, la latitanza finisce a Roma
Un'indagine che parte dall'operazione "Black point", scattata all'alba di giovedì 17 gennaio, quando la squadra mobile trentina aveva arrestato tre albanesi e un rumeno autori di una trentina di furti in appartamento tra Trento e Bolzano. La polizia era così riuscita a sgominare un'associazione criminosa dopo una lunga e delicata indagine tra intercettazioni e pedinamenti

TRENTO. Aveva messo a segno numerosi furti in appartamento e la sua attività criminale si è conclusa nella notte di mercoledì 29 maggio a Roma. Nella capitale cercava un rifugio sicuro, ma invece ha trovato le manette. Un kosovaro, domiciliato a Milano, e latitante a gennaio è stato rintracciato dalla polizia romana in supporto a quella di Trento.
Un'indagine che parte dall'operazione "Black point", scattata all'alba di giovedì 17 gennaio, quando la squadra mobile trentina guidata dal vice questore Salvatore Ascione aveva arrestato tre albanesi e un rumeno autori di una trentina di furti in appartamento tra Trento e Bolzano. La polizia era così riuscita a sgominare un'associazione criminosa dopo una lunga e delicata indagine tra intercettazioni e pedinamenti.
La prima parte dell'operazione si era conclusa a inizio anno, quando le forze dell'ordine sono entrate in azione per fermare e arrestare i ladri, autori di circa trenta colpi tra luglio e agosto, ma anche fine ottobre e inizio novembre suddivisi tra 26 colpi a Trento e 4 a Bolzano (Qui articolo).
Quattro i malviventi latitanti, diventati ora tre dopo l'arresto del kossovaro classe 1997 a Roma. Un gruppo altamente specializzato in grado di colpire quasi senza lasciare tracce e un modus operandi ormai consolidato. La base logistica era a Spini di Gardolo, un appartamento affittato da una ragazza, complice della banda, e messo a disposizione delle persone che poi hanno compiuto i furti.
Dopo aver raggiunto Trento, gli autori pianificavano nei minimi dettagli l'azione criminale e da lì partivano le spedizioni per colpire i bersagli. Raid rapidi e duranti i quali i protagonisti si avvicendavano nel portare a termine il compito. Si arrampicavano anche ai piani alti per raggiungere appartamenti sicuramente vuoti in quel momento, forzavano la finestra, ripulivano tutto e scappavano per rivendere quasi immediatamente la refurtiva. Tutti luoghi selezionati perché di difficile controllo e di intervento non semplice per le forze dell'ordine.
La banda aveva però commesso un errore e quindi era arrivata la svolta. In autunno era avvenuto l'arresto in flagranza di un componente dell'associazione: a bordo dell'auto diretta in Albania gli agenti trovavano macchine fotografiche, abbigliamento, argenteria e monete antiche, profumi e penne di pregio per un valore di circa 40 mila euro. Un tesoretto racimolato in due case in via della Cervara, ma anche in un'abitazione in collina (Qui articolo).
Da lì le indagini si sono intensificate per arrivare al blitz di inizio anno, mentre a fine maggio è arrivato questo ulteriore arresto. "Questa azione - commenta Ascione - dimostra come l'attività investigativa della polizia non si fermi all'esecuzione degli arresti ma prosegue in modo deciso alla ricerca di tutti i latitanti".