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Dimaro, dopo 394 giorni da Vaia possono tornare a casa gli sfollati. Il sindaco: ''Sappiamo che una persona manca. Il dolore è una cosa che non cura nemmeno il tempo''
Il sindaco di Dimaro, Andrea Lazzaroni, ha firmato l'ordinanza che libera la zona colpita dalle restrizioni applicate a residenze e attività: “Oggi è una giornata molto importante per la nostra comunità”

DIMARO FOLGARIDA. Nessuno può dimenticare il 29 ottobre dello scorso anno, quelle ore terribili, l'alluvione e poi l'esondazione del rio Rotian per una colata di fango e detriti di oltre 50 mila metri cubi che si è abbattuta sulla zona del campeggio di Dimaro a spazzare via tutto. Un bilancio pesantissimo e la vita spezzata di Michela Ramponi.
Da quel giorno sono passati 394 giorni nei quali tante persone residenti nella zona colpita dall'alluvione sono state costrette a vivere fuori dalle loro case. Un periodo triste e molto duro per l'intera comunità che però non si è data per vinta e giorno dopo giorno è riuscito a ricostruire e a tornare alla normalità.
Ora è terminato. Proprio quest'oggi, infatti, il sindaco di Dimaro, Andrea Lazzaroni, ha firmato l'ordinanza che libera la zona colpita dalle restrizioni della residente delle attività. Dopo il riconoscimento degli indennizzi da parte della Provincia che aiuteranno molti a ripartire.

“Oggi è una giornata molto importante per la nostra comunità” ha spiegato il sindaco Lazzaroni in una lettera che è stata pubblicata anche sulla pagina Facebook ufficiale del comune. “Grazie al lavoro di tanti quello che sembrava impossibile è diventato realtà”.
Il sindaco ha voluto ringraziare la Provincia attraverso tutti i suoi apparati soprattutto al Servizio Bacini Montani, al Servizio Prevenzione Rischi, la Servizio Grandi Opere, ai loro dirigenti e a tutti coloro “che si sono impegnati spinti dal non solo senso del dovere ma anche dalla volontà i aiutare chi stava soffrendo di quel terribile evento” viene spiegato nella lettera.
Una ringraziamento dal sindaco Andrea Lazzaroni anche “alla Comunità che non ha mai perso la speranza e ha creduto in quello che si voleva fare, ovvero con i fatti ritornare a vivere. Grazie a colore che hanno vissuto questo anno soffreddo , trepidando e aspettando quel traguardo che sembrava irraggiungibile ma che oggi abbiamo raggiunto tutti assieme”.
Le ferite che ci sono state certamente, però, difficilmente rimargineranno. “Sappiamo – ha concluso il sindaco – che una persona manca, sappiamo che il dolore è una cosa che non cura nemmeno il tempo, ma il dovere di guardare avanti diventa una nuova prospettiva di vita, un'alba per un futuro migliore”